Ludwig Mies van der Rohe


"less is more"

«Chiarezza costruttiva portata alla sua espressione esatta. Questo è ciò che io chiamo architettura» (Mies van der Rohe, 1925)


Ludwig Mies van der Rohe, nasce a Aachen nel 1886, con il nome di Maria Ludwig Michael Mies, figlio di uno scalpellino presso la cui bottega il giovane lavora per diversi anni. Tra il 1903 e il 1904, ha occasione di divenire collaboratore di Max Fisher, per il quale si occupa di decorazioni a stucco e, tra il 1905 e il 1907 – trasferitosi a Berlino – disegnatore di mobili presso Bruno Paul. Dal 1906 al 1908 frequenta sia la Kunstgewerbeschule, sia la Hochschule für Bildende Künste (entrambe accademie di belle arti) e l’anno seguente ottiene un incarico nello studio di uno dei più importanti architetti dell’epoca, Peter Beherens (presso cui già lavorava Walter Gropius) con cui rimane fino all’apertura del proprio ufficio avvenuta nel 1912.

Nel 1922, Mies aderisce al Novembergruppe, associazione di artisti costituitasi in Germania nel 1918 nell’ambito del movimento espressionista, con lo scopo di dare vita a un’arte rispondente alle esigenze di vita e di lavoro del popolo. Il gruppo, che ha tra i propri principali animatori Bruno Taut, fonda l’Arbeitsrat für Kunst, cui aderiscono altri architetti (Poelzig, Behrens, Mendelsohn e Scharoun), scultori, pittori, poeti e musicisti che espongono le proprie opere in numerose mostre, svoltesi fino al 1928, ospitate spesso alla Grosse Kunstausstellung di Berlino e organizzate da Ludwig Mies van der Rohe tra il 1922 e il 1925. Nel 1924 è tra i fondatori di Zehener Ring, raggruppamento di dieci architetti (oltre a Mies, Otto Bartining, Walter Curt Behrendt, Gropius, Hugo Häring, Ludwig Hilberseimer, Mendelsohn, Poelzig, Bruno e Max Taut) che si schiera contro la tendenza dominante nell’architettura pubblica tedesca dell’epoca di proporre edifici il cui linguaggio era ispirato a stili storici. La battaglia per la modernità del gruppo passa attraverso un’intensa attività di propaganda culturale e la pubblicazione di saggi e articoli dei diversi membri. Dal 1923 Mies collabora anche con la rivista “G. Material fur elementare Gestaltung”, nella cui redazione ha modo d’intessere rapporti con dadaisti, neoplasticisti, costruttivisti e surrealisti. A questo periodo, risalgono le prime riflessioni sull’uso del vetro per la costruzione di volumi rarefatti e all’apparenza leggeri, che poi diventerà soluzione prediletta di Mies van der Rohe: il progetto non realizzato per un grattacielo in Friedrichstrasse, a Berlino (1921), e, l’anno seguente, quello per una torre completamente trasparente.

Nel 1929, l’architetto di Aquisgrana compie la costruzione di quello che diventerà uno dei più iconici edifici del XX secolo e della modernità in genere: il celeberrimo padiglione tedesco all’Esposizione Universale di Barcellona, la cui perizia costruttiva e fluidità spaziale – frutto di un’attenta applicazione della tecnologia costruttiva dello scheletro in metallo – sono capisaldi da cui muovono le ricerche successive che approderanno, per esempio, alla realizzazione della splendida villa Tugendhat di Brno (1928-1930), nell’ex Cecoslovacchia. Per questa casa, Mies van der Rohe disegna anche una serie di mobili built-in, tra cui un raffinato tavolo con piano in legno retto da un basamento cromato, incassato a pavimento, che ha la stessa sezione dei pilastri che reggono l’abitazione; per il padiglione, la famosissima sedia “Barcellona”, la cui ispirazione arriva dalla forma di un paio di forbici.

Tra il 1930 e il 1933 Ludwig Mies van der Rohe è chiamato, in sostituzione di Walter Gropius, a dirigere la scuola del Bauhaus fino alla sua definitiva chiusura. Costretto a lasciare la Germania in favore degli Stati Uniti, si trasferisce definitivamente nel 1938, quando diviene direttore della scuola di architettura dell’Illinois Institute of Technology, di cui riprogetta il campus. A questa nuova fase della sua carriera risalgono opere come la villa
Farnsworth a Plano, Illinois (1945-1950), gli edifici conosciuti come Lake Shore Drive Apartaments a Chicago (1948-1951) e il Seagram Building a Park Avenue, New York (1954-1958). 

L’ultima grande opera architettonica segna però il suo ritorno in patria: nel 1962, Mies avvia il progetto della Neue Nationalgalerie di Berlino, che lo vedrà impegnato fino a pochi mesi prima della sua scomparsa e che ne consacra definitivamente l’immagine di architetto del noto motto “less is more”: un’enorme aula  immaginata per raccogliere opere d’arte del XX secolo – è retta da soli otto pilastri, su cui poggia la piastra che ne definisce la copertura.