di Claudio Contorni
Siamo stati ripetutamente “invitati” da Bisconti Niccoló a replicare a certe sue osservazioni. Lo facciamo volentieri, soffermandoci solo su alcune pur ritenendo che non ce ne sarebbe stato bisogno in quanto per un normale cultore di simbologia quanto diremo risulterà superfluo. Ce ne scusiamo, cercando di essere più sintetici possibile per non annoiarvi. Ci soffermiamo solo sulle cose che riteniamo più importanti anche perché alcune delle nostre risposte valgono, per analogia, anche per altre osservazioni fatteci. E inutile infatti che ci soffermiamo sul significato di questo o quel simbolo. Abbiamo comunque cercato di soddisfare al meglio le necessità di chi, in base al proprio rispettabile punto di vista, ha ritenuto di portare un contributo. Se non ci siamo riusciti non ne siamo dispiaciuti, ben sapendo che ognuno è libero di rimanere fermo sulle proprie posizioni in base alle proprie conoscenze e, non di rado, al proprio modo di rapportarsi agli altri e alla realtà.
Bisconti:
Gli studi condotti sull’alfabeto etiope (lingua Ge’ez) sembrerebbero far crollare la tesi sostenuta da Mons. Volpini e da altri ricercatori che a lui si sono rifatti, dal momento che essi sostengono la tesi secondo la quale il presunto simbolo scolpito sul suddetto capitello significherebbe Re, Comandante di Tribù o Sacerdote. Tuttavia, come sarà mostrato anche in seguito, il suddetto simbolo NON può essere considerato come appartenente alla lingua presa in esame, poiché studi archeologici e artistici lo hanno identificato come una “probabile staffa”1.
1
Secondo quanto riportato da Alessandra Gianni Socci in “L’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata” a cura di
Wilhelm Kurze e Carlo Prezzolini, Firenze, 1988 p. 84.
Nostre considerazioni:
La lettera evidenziata da mons. Volpini fa invece parte del Ge'ez ed il Bisconti ha probabilmente, nella fretta (non glie ne vogliamo), omesso di fare un esame più approfondito che gli avrebbe permesso di scoprire che alcune lettere del Ge'ez hanno anche una proprietà ideografica come potrete evincere dal testo sotto riportato del quale, per comodità, vi riportiamo la traduzione dell'ultima parte
(Per esempio, la sesta classe ha la nomenclatura dei Re'es, leader testa o capo. Le parole generalmente associate alla sesta classe in genere si riferiscono a qualche tipo di leadership laica, come nel caso di Re'esa Mange'st o Capo dello Stato)
da: The Comparative Origin and Usage of the Ge’ez writing system of Ethiopia by Gabriella F. Scelta
A paper submitted to Professor Pilar Quezzaire-Belle in partial fulfillment of the requirements for Arts of Africa, AH 215
December 14, 2001
per comodità del lettore riportiamo anche il significato di Ideografia
ideografia
[i-de-o-gra-fì-a] s.f.
Bisconti: Sono stati scritti un libro e anche diversi articoli pubblicati in molteplici siti che vedono una possibile correlazione tra la cripta e la presenza templare. Prima di elencare le possibili prove occorre dire che:
CRIPTA E CAPITELLI= XI sec.
ORDINE DEL TEMPIO= XII sec.
Nostre considerazioni:
La possibile correlazione invece può essere data dal fatto che nel 1287 ci fu un terremoto che costrinse probabilmente ad una quasi completa ricostruzione. A quella data l’Ordine del Tempio poteva essere quindi presente.
Oltre all’ estratto dal Dizionario storico della Toscana di Repetti (riportato di seguito) la dott.ssa Marisa Santioli in un articolo apparso su Amiata Storia e Territorio, riconosce tre fasi nella lettura archeologica della facciata del San Salvatore, la prima “... quella più antica, risale alla prima fase dell’ XI secolo quando, come abbiamo più volte ricordato, l’abbazia venne ampliata e consacrata (1035); la seconda fase fu invece il momento in cui avvenne il passaggio dall’ordine benedettino a quello cistercense ( 1228 ) e poiché nello stesso secolo l’edificio subì gravi lesioni a seguito di un violento terremoto ( 1287 ) sono stati catalogati.....). Per non citare poi Luca Giubbolini che nel testo “Romanico nell’Amiata”1 afferma che le due fasi di costruzione potrebbero benissimo essere diverse; “[…] pensare cioè che mentre le murature perimetrali fino a m 3 di altezza appartengano alla chiesa consacrata nel 1035, la cripta, per la morfologia matura, romanica dei capitelli e per la coerenza e complessità strutturale, appartenga ad un periodo posteriore”; ed in seguito, pur scartando l’ipotesi di una datazione attorno al 1200, non esclude l’avvenuto inserimento, in una data non precisata, di una nuova tipologia architettonica che porta ad un cambiamento del
progetto iniziale. 1
A.A.V.V., Romanico nell’Amiata - Architettura religiosa dall’XI al XIII
secolo, Salimbeni Firenze, 1990, pag. 67
Altre testimonianze del terremoto le ricaviamo da: Dizionario storico della Toscana di Repetti, pag 34
Bisconti:
Le colonne della cripta non sono 32 ma 35, di cui 8 sono nuove, 32 sono le colonne libere ossia non incluse nella muratura.
Nostre considerazioni:
In effetti basta contarle, ma gran parte degli gli autori quando parlano della cripta si riferiscono a 32 colonne a cominciare dai riferimenti on line:
Ma la carattesistica principale dell'Abbazia di San Salvatore è la sua bellissima cripta longobarda con trentadue colonne ed altrettanti capitelli di cui venticinque originali.
da http://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia_di_San_Salvatore_(Abbadia_San_Salvatore)
La cripta è caratterizzata dalla presenza di trentadue colonnine con capitelli, ognuno decorato con un motivo diverso come sono diverse tra loro anche le colonne.
per finire con quanto scritto nel già citato testo “Romanico nell’Amiata" ( Architettura religiosa dall’XI al XIII secolo, a cura di Italo Moretti. Testi di F. Gabbrielli, L. Giubbolini, W. Kurze, I. Moretti, C. Prezzolini, M. Ronzani ).
Si legge infatti a pag 113 “La Cripta è coperta da un sistema di volte a crociera su sottarchi che scaricano su 32 sostegni liberi, ..."
Bisconti:
Il ricercatore sostiene che nella “mezza colonna” sia scolpita una croce templare, tuttavia non ha nessuna caratteristica riconducibile a tale tipologia, anzi come scritto nella guida dell’Abbazia redatta dal monaco cistercense Don Roberto Corvini risulta essere una croce bizantina (crux gemmata).
Nostre considerazioni:
ci inchiniamo all’autorità di don Roberto.
Il Bisconti espone poi tutta una serie di contestazioni ad interpretazioni di possibili simbologie presenti in alcuni capitelli. Va naturalmente premesso che siamo in un campo nel quale si può parlare per anni senza venirne a capo, tanto meno con un archeologo giustamente (dal suo punto di vista) attento all’ufficialità. Non intendiamo pertanto annoiare con lunghi ed inutili discorsi perché “ chi ha orecchie per intendere intenda”. Riportiamo semplicemente un breve passo di Julien Ries, Direttore del Centro di Storia delle Religioni dell’Università di Lovanio tratto da “I simboli, sorgenti di conoscenza e di creatività” :
Il simbolo non è soltanto rivelatore del mistero e dell'invisibile, ma è anche sorgente di creatività e a questo titolo è all'origine di un vasto campo nelle attività umane. In effetti tutte le culture affondano le loro radici nell'immaginario dell'uomo. Mettendo in opera una dinamica di unità e di totalità e mobilitando le pulsioni della vita psichica profonda che Jung chiama "archetipi", il simbolo sviluppa delle nuove sorgenti di energia. Così l'esperienza simbolica diviene un'esperienza biologica, essa diviene luce e forza di creazione. A partire da questa esperienza l'uomo passa allo stadio delle realizzazioni e delle creazioni culturali e religiose. Le immagini e i simboli esercitano una profonda influenza sulla vita, sull'orientamento, sulle attività dell'uomo e della società. Bisogna prenderle sul serio e servirsene a ragion veduta. Eliade ha scritto (1981) che "l'uomo moderno brulica di miti, mezzi dimenticati, di ierofanie decadute, di simboli profanati e... che la desacralizzazione ininterrotta ha alterato il contenuto della vita spirituale". Ciò si verifica ogni anno sempre più nelle nostre società occidentali. Il nostro studio del simbolo e del simbolismo è pienamente di attualità. Esso ci preme per passare all'azione al fine di usare le nostre forze al servizio dei nostri contemporanei e specialmente dei giovani. Assistiamo ad un impoverimento drammatico dovuto ai positivismi ed ai materialismi, agli pseudo-miti del sesso e della droga, ai nuovi simboli di una società alla deriva del godimento e dell'edonismo. Stiamo per passare dal cosmo al caos. L'uomo d'oggi deve ritrovare le strutture del reale, le dimensioni e il senso della sua esistenza nel mondo. Deve ritrovare i suoi simboli, iniziatori all'invisibile, rivelatori del senso e sorgenti di una nuova creatività. È un passo indispensabile per la creazione di una vera cultura.
Concludiamo dimostrando come, senza nulla togliere alla sacralità di un luogo, ma anzi facendone veramente un luogo di ricerca interiore ed unione con il Divino, si possa dare una diversa lettura di un medesima rappresentazione, in questo caso scultorea, presente nella cripta dell’Abbazia del San Salvatore.
Bisconti:
Riguardo questo capitello viene scritto:
“Il gallo è la parte attiva, volatile; ma per la Grande Opera deve assumere la fissità provvisoria indicata appunto dalla volpe. Il gallo è l’acqua secca degli alchimisti che fissata sul fuoco può diventare terra, il mercurio diventare zolfo; e lo zolfo deve ridiventare mercurio, la volpe gallo. Dalla nuova fusione nascerà la prima pietra. La volpe, nella nostra colonna, tiene in bocca il gallo: il solve et coagula ha raggiunto la fusione.”
In realtà nel capitello non si comprende se sia scolpita una volpe o un cane, analizzando però le figure riportate accanto, ossia un uomo che tiene in mano una lancia, si presume che sia scolpita una scena di caccia, tema peraltro molto diffuso nella scultura romanica e quindi in linea con l’interpretazione ufficiale.
Nostre considerazioni:
Non diciamo che questa interpretazione non possa essere corretta ma riteniamo che possa appartenere ad un primo livello di lettura. A noi però piace spingerci oltre con la seguente lettura che, ripetiamo, nulla toglie al sacro, ma si posiziona in un gradino di consapevolezza superiore. Riportiamo non nostre considerazioni ma considerazioni tratte da maestri dell’arte alchemica sottolineando, per aiutarvi nella lettura, le parti maggiormente interessanti per la comprensione della simbologia.
da http://www.esonet.it/News-file-print-sid-527.html
Tutte le sostanze terrestri e tutti i misti sono formati da Zolfo, Mercurio e Sale ed i 4 Elementi non sono altro che la manifestazione esteriore delle proprietà di questi misti. Sinteticamente si può dire che lo Zolfo corrisponde al Fisso e cioè alla Terra con il suo Fuoco nascosto, mentre il Mercurio corrisponde al Volatile, cioè all’Acqua con la sua Aria nascosta. Il Sale rappresenta il Legame tra questi due principi ed è costituito da un Fuoco di Zolfo particolare, Fulcanelli nelle Dimore Filosofali lo chiama Zolfo Immaturo. Da quanto spiegato si comprende cosa intendano i Filosofi quando dicono che l’1 diventa 2, il 2 diventa 3 ed il 3 diventa 4 oppure che il quadrato corrisponde al triangolo e al cerchio. In conclusione l’Archè, Principio unitario e primordiale del tutto, si divide in Maschio e Femmina per formare l’Ermafrodita Spirituale, il quale passando nell’universo visibile si materializza nel Maschio o Zolfo caldo e secco e nella Femmina o Mercurio freddo e umido. Ma ogni Maschio è formato da due Elementi, quello elementato, come dice San Tommaso, è la Terra e quello spirituale che è il Fuoco, così come la Femmina a sua volta è formata da un Elemento elementato che è l’Acqua e da un Elemento spirituale che è l’Aria.
Quando questi due gameti si uniscono nella realtà terrena non possono formare un Ermafrodita, bensì un misto di natura che può essere più o meno duraturo a seconda della purezza del loro legame cristallino detto anche Nodo matrimoniale o Sale di Armonicità, il cui mediatore abbiamo già visto essere lo Zolfo Immaturo. Sale, Zolfo e Mercurio uniti insieme nella loro forma più pura costituiscono la Quintessenza o Quinto Elemento. Per la verità la sostanza base da cui prendono origine tutte le cose è costituita da 2 Quinte Essenze, una volatile ed una fissa, unite insieme sempre attraverso il Sale di Armonia. Queste due quinte essenze costituiscono il Mercurio Filosofale Animato o Doppio che rappresenta la sostanza base della Pietra Filosofale ed è perciò l’oggetto della ricerca alchemica. Inoltrarsi oltre nella spiegazione di questi 2 quinti elementi, richiederebbe troppo tempo e spazio.
Quando il Nodo si spezza, il misto muore attraverso un processo ripetitivo della natura e che l’Alchimia chiama Putrefazione; ciò permette la liberazione dei 4 Elementi e dei 3 Principi, i quali si ricombinano di nuovo per formare un’altra sostanza. Da ciò l’aforisma: corruptio unius est generatio alterius (la morte di uno è la generazione di un altro).
Attraverso questo meccanismo di morte e rigenerazione avviene una progressiva purificazione non solo di tutte le sostanze materiali, ma anche delle essenze spirituali, fino ad ottenere la Triade Trismegistica perfetta di Corpo, Anima e Spirito, le tre guglie che sovrastano tutte le chiese gotiche. I due campanili della facciata centrale rappresentano, quello più basso il Corpo e quello più elevato l’Anima, mentre la guglia sopra l’abside, sottile e slanciata verso il cielo rappresenta lo Spirito.
oppure
da http://www.fuocosacro.com/pagine/1/alchimiafuocosaolventezolfo.htm
Basilio Valentino ne “Le 12 chiavi della Filosofia” ci dà ancora un consiglio sulla preparazione dello Zolfo: “Colui che vorrà preparare il nostro zolfo incombustibile di tutti i saggi consideri dapprima in sé se sta cercando il nostro zolfo in ciò in cui esso è incombustibile. Ciò non può essere senza che il mare salato non abbia inghiottito il corpo e di nuovo l’abbia rigettato dal suo seno […] e perché non gli succeda nulla di funesto concedigli la volatilità dell’uccello quel tanto che è sufficiente. Allora il Gallo divorerà la Volpe5, in seguito soffocherà nell’acqua e, risuscitato dal fuoco, sarà a sua volta divorato dalla Volpe così che il simile sarà riportato al simile”.
5 Gallo e volpe sono simboli del Mercurio e dello Zolfo.
oppure, infine
da http://maxjulienchampagne.over-blog.it/10-categorie-10782475.html
E Fulcanelli precisa: "Il gallo e la volpe non sono che uno stesso geroglifico che copre due stati fisici distinti di una stessa materia. Ciò che appare dapprima, è il gallo o la parte volatile, e di conseguenza viva, attiva, piena di movimento, estratta dal soggetto, il quale ha come emblema la quercia... Questo gallo, pur del tutto volatile, può diventare la Sfinge. Deve ancora assumere lo stato di fissità provvisoria che caratterizza il simbolo della volpe ermetica".
Sta ora al lettore scegliere.