I culti di San Michele Arcangelo e della Madonna delle Nevi

di Claudia Cinquemani

Vi sono luoghi dove ogni piccolo frammento di storia, ogni leggenda, ogni operosa attività sorprendentemente coincidono.

Capita sovente che soffiando sulla polvere depositata dagli anni, emergano chiare le stesse identiche origini.

Un grappolo di colline che paiono osservare ossequienti il Monte Amiata onorano da centinaia di anni i culti di San Michele Arcangelo e della Madonna delle Nevi. Su di esse dimorano i borghi antichi di Paganico, Sasso d’Ombrone, Cinigiano, Monticello Amiata, Santa Fiora e Abbadia San Salvatore.

In Paganico la Chiesa di San Michele si trova nella piazza principale del paese ed è stata fondata tra il 1296 e il 1305 dall’Ordine degli Umiliati denominati anche Poveri di Lione. Tale movimento religioso, fiorì in Lombardia verso la fine del XII sec. e come lo storico noto come “Anonimo di Laon” riferisce nel suo “Chronicon Universale”, l’ordine denominato anche “dei Poveri di Lione” scelse di adottare uno stile di vita improntato sulla spiritualità preferendo abiti semplici a quelli ornati e tinti : da ciò la denominazione di Umiliati.

Leggende narrano della confluenza dell’Ordine in quello Templare fondato da Bernardo di Chiaravalle. Patirono la scomunica nel Concilio di Verona del 1184 da parte di Lucio III ma dopo pochi anni Papa Innocenzo III approvò la Regola strutturando l’Ordine in tre categorie: chierici, laici operanti in comunità e laici operanti nella propria famiglia. Nel corso degli anni si dedicarono all’attività tessile accumulando ingenti guadagni con i quali finanziavano le attività bancarie. Parallelamente si dedicavano all’ accoglienza e all’assistenza di pellegrini prediligendo edificare, come nel caso di Paganico, in prossimità di vie antiche di pellegrinaggio e di commercio. In Sasso d’Ombrone, medioevale Castello anticamente denominato Sasso di Maremma , la chiesa di San Michele si trova sulla piazza principale del paese. Si ipotizza la sua originaria collocazione nei pressi dell’edificio antistante la Chiesa stessa. Non si riscontrano nella zona siti religiosi intitolati alla Madonna delle Nevi ma appena fuori dal paese nel XVI secolo per volere degli Agostiniani è stato eretto un Santuario in onore della Madonna del Soccorso nel luogo in cui sorgeva un tabernacolo dove si venerava l’immagine della Vergine. E’ interessante osservare come l’iconografia più antica al momento conosciuta, ritragga la Madonna del Soccorso nell’atto di schiacciare un Serpente-Demonio connotazione tipica dell’Arcangelo Michele.

Nel Paese di Cinigiano la Chiesa intitolata all’Arcangelo Michele si trova all’interno del borgo antico mentre la Chiesa della Madonna delle Nevi è posta a valle lungo la via grossetana. A Monticello Amiata la Chiesa intitolata a San Michele si trova sulla sommità del colle fortificato che un tempo ospitava il Castello di Montepinzutolo. A pochi chilometri dal paese, nella zona denominata “Val di Prata” esiste una Chiesa documentata fin dall’anno 1198 probabilmente risalente a due secoli prima. La leggenda narra di una pastorella testimone di due miracoli attribuiti alla Vergine: una sorgente di acqua perenne e una nevicata apparse entrambe in piena estate. La Chiesa venne eretta in onore della Madonna della Val di Prata protettrice delle sorgenti, il quale culto viene ancora oggi celebrato il 9 agosto.

Nell’affascinante abitato di Santa Fiora le figure di San Michele e della Madonna delle Nevi, si intrecciano fino quasi a fondersi ed equilibrare i principi maschile e femminile con le loro radici pagane. La Chiesa di San Michele il cui impianto originario risale al 1100 fu modificata ed arricchita di una struttura conventuale per opera dell’Ordine degli Agostiniani. Questa comunità di religiosi proveniva dal convento agostiniano di Santa Barbara in località Bagnolo. L’improvviso dissestamento del terreno spinse i religiosi a spostarsi all’interno dell’abitato di Santa Fiora presso il Terziere del Borgo ed edificare il Convento di Sant Agostino intorno alla preesistente Chiesa di San Michele tra gli anni 10 e gli anni 20 del XIV secolo. Dalla Porta del Borgo intitolata anch’essa a San Michele, si accede al Terziere Montecatino che ospita l’ Oratorio della Madonna delle Nevi edificato dagli agostiniani nel punto dove si trovava un’edicola votiva recante l’immagine della Vergine. Al di sotto del pavimento della Chiesa scorre una delle sorgenti del Fiora ed in direzione del coro oltre l’altare doveva trovarsi in origine una grotta naturale divenuta in seguito rifugio per eremiti.

Da Santa Fiora una strada antichissima congiungeva ad Abbadia San Salvatore che fino al 1313 era anch' essa Sacra all' Arcangelo Michele...era la via del Salvatore.

L’origine del culto di San Michele è antichissima. Fin nella religione dell’antico Iran che riconosceva come Dio supremo Ahura Mazda si credeva nell’esistenza di Yazata o “Venerabili”: Dei – Angeli che fungevano da tramite tra Dio e gli uomini. Nel Paganesimo (termine che in questo contesto indica tutte le religioni diverse dal cristianesimo) la parola “Angelo” assumeva principalmente il significato di “Messaggero”. Nel Vecchio Testamento, “Mal’ak” è l’angelo-messaggero che prende parte nell’esercito di Jahvè. Nelle Sacre Scritture Michele, in ebraico Mika’el che significa “chi come Dio”, è a difesa dei diritti dell’Eterno e uno dei capi della Schiera Celeste. E’ definito per la prima volta “Arcangelo” nell’epistola di Giuda dove viene descritto in lotta contro il Diavolo per difendere il corpo di Mosè. Nel Vangelo di Giovanni guarisce gli infermi per mezzo dell’acqua. Agli inizi della diffusione del culto in Oriente, Michele è identificato come patrono di acque curative, medico e psicopompo.

Il suo culto si impianta in aree devozionali pagane dedicate ad Asclepio, Calcante e Podalirio. Inizialmente il culto si diffonde in Frigia ed è interessante sottolineare come esso soppianti il culto di Attis, antica divinità della vegetazione dalle sembianze di giovane pastore legata al culto della Grande Madre. Le qualità e l’iconografia dell’Arcangelo Michele lo avvicinano a Thot, Hermes, Mercurio, Asclepio. In occidente il suo culto si diffonde tramite la cultura bizantina responsabile del primo grande sito devozionale italiano intitolato a San Michele: Monte Sant Angelo in Puglia, sorto nel V sec. d.C.

Nel VII sec. i Longobardi sconfiggendo i Bizantini si appropriano del Santuario e con esso del culto di San Michele che nel tempo prenderà il posto del loro Dio Wotan. Pian piano altri luoghi di culto pagano sorti su rilievi ove si aprono cavità naturali che stillano acque ritenute miracolose, vengono intitolati a San Michele con lo scopo di eliminare culti celtici, ariani, mitraici resistenti ancora in molte zone. La sua ricorrenza è celebrata il 29 settembre, poco dopo l’equinozio d’autunno.

Il titolo “Madonna della Neve” affonda le sue origini nei primi secoli del cristianesimo e si riferisce al miracolo della neve in estate che la tradizione vuole avvenuto a Roma nella notte tra il 4 e 5 agosto del 352. Il culto per la Madonna della Neve va sempre più affermandosi non di rado sostituendosi a sacri siti in onore di Dee pagane legate alle acque, alla fecondità e all’amore. Le acque sorgive contenute nella terra divengono metafora delle acque nascoste nel gravido grembo materno, nutrici di vita. Il pittore rinascimentale Masolino da Panicale celebra il miracolo in un suo dipinto. Nel 1568 la celebrazione liturgica del culto, entra definitivamente nel calendario romano. La festa in onore della Madonna della neve o “delle Nevi” è celebrata il 5 di agosto.

Risulta evidente come gran parte delle Chiese siano sorte su vestigia dedicate a divinità risalenti a culti precedenti; luoghi nei quali fatti prodigiosi hanno continuato a perpetuarsi intimamente connessi a quel luogo. Un esempio è la Cattedrale di Chartres in Francia, meraviglia gotica sorta in onore della Vergine e costruita su una zona in passato consacrata ad una divinità celtica cui era stato eretto un Dolmen dal popolo dei Carnuti, gli antichi abitanti del luogo. Il ricercatore Flavio Vettorel ha rilevato che la gran parte dei luoghi interessati dalle apparizioni mariane e quelli intimamente connessi ad altre divinità si concentrano in una fascia che avvolge la terra tra il 39° e 43° parallelo. Proprio sul limite superiore di tale fascia si collocano i luoghi della Maremma interessati dai culti della Madonna delle Nevi e dell’Arcangelo Michele che in effetti sono situati tra 42° 49’ di Santa Fiora ed il 42° 56’ di Paganico. Ma c’è di più. Le località di Paganico, Sasso d’Ombrone, Cinigiano, Monticello Amiata, Santa Fiora, si collocano tutte su una retta immaginaria (vagamente approssimata a causa della curvatura della superficie terrestre) che prolungata nei due estremi conduce in direzione nord verso la Sacra di San Michele e poi ancora in Normandia, nel sacro promontorio di Mont Saint Michel, mentre verso sud raggiunge Monte Sant Angelo sul Gargano per poi proseguire verso l’Isola di Symi in Grecia nel Dodecanneso (sacra a Taxiarchis- Michele) e raggiungere infine Gerusalemme.

Lo storico Franco Cardini spiega che “sulla linea dei tre grandi Santuari: Monte San Michele sul Gargano, Sacra di San Michele in Piemonte e Mont Saint Michel in Normandia, si costituì l’asse portante del pellegrinaggio Micaelico di età medioevale. Incrociato con i pellegrinaggi romano, gerosolimitano e compostelano, quest’asse costituì tra l’VIII e XIII secolo la colonna vertebrale dell’autocoscienza identitaria dell’Europa Cristiana”.

Parte di questa via assunse una così grande importanza da essere identificata con il nome di “Via Sacra dei Longobardi”.

La nostra Via Sacra proveniente dalla Rotonda di Montesiepi in San Galgano (esempio illustre di costruzione in onore di San Michele), corre verso la Maremma fino a Paganico per volgersi poi verso il Monte Amiata. In questo “Alto Luogo”, dove in origine regnava la Grande Dea Madre si sparsero i suoi attributi tra divinità sacre alle civiltà etrusca romana e longobarda. Con la progressiva cristianizzazione dei riti pagani sorse la venerazione per la Madre di Cristo e in Agosto nel pieno Governo della Vergine in cielo, il fedele portava ad essa onore affinché potesse ancora compiere il miracolo di risvegliare la natura per mezzo delle sorgenti rigeneratrici e vegliare affinché la loro purezza venisse mantenuta. Qui poco dopo l’equinozio d’autunno ci si preparava alla “castagnatura” ultimo dono della terra prima del freddo abbraccio con l’inverno invocando l’Arcangelo Michele. Incamminandosi tra le colline che da Paganico si susseguono verso il Monte Amiata tra le valli sacre a Giove e Latona si percepiscono le energie che governano i cicli della Terra delle Acque e del Cielo, in questi luoghi dove eternamente dimorano gli Dei.