Il Midi del Tempio: presenza templare nella regione dell’Aude
di Sabina Marineo
Sono sempre stata dell’opinione che la Francia meridionale abbia rivestito un ruolo di primo piano nelle vicende dell’Ordine del Tempio. Se l’Ordine nacque nella culla dello Champagne, ben presto sviluppò una rete internazionale che lo rese attivo e presente in tutta Europa. In questo senso posso capire l’affermazione del ricercatore spagnolo Juan Atienza che rimprovera scherzosamente i colleghi francesi: “Gli studiosi francesi, portati a francesizzare il mondo intero, quindi anche ciò che francese non è, si preoccuparono di mostrare un Tempio nato, cresciuto e addirittura estinto in Francia e grazie alla Francia.”(1)
Invece il Tempio divenne ben presto un affare internazionale. Alcuni territori della Francia meridionale non sono sempre stati francesi. Nel corso dei secoli XII e XIII appartennero a sovrani spagnoli. Nella storia dell’Ordine del Tempio la Spagna riveste un ruolo di primo piano. Il raggio d’azione dei monaci guerrieri aveva raggiunto questo paese molto presto. Nonostante il maggior numero di commende templari si trovasse senz’altro in Francia, il contingente militare dell’Ordine era situato - a prescindere dall’Oltremare – proprio nella Penisola Iberica.
Qui i monaci guerrieri sostenevano la causa della Cristianità combattendo al fianco dei re spagnoli durante le guerre della Reconquista. Non dobbiamo sottovalutare l’importanza di tale situazione, perché, proprio grazie al suo efficace intervento militare, l’Ordine conquistò e mantenne popolarità e grande influenza nella Penisola sino allo scioglimento. Ma anche dopo la caduta del Tempio si istituirono in Spagna l’Ordine di Montesa e l’Ordine di Calatrava allo scopo di accogliere nelle loro file i Templari sopravvissuti alla catastrofe e di salvare almeno una parte dei beni del Tempio che altrimenti sarebbero finiti completamente nelle mani degli Ospedalieri.
Dunque i monaci guerrieri che si muovevano su terreno spagnolo potevano svolgere una volta di più la loro azione politico-diplomatica indipendentemente dalla linea imposta dal re francese. Politica che troppo spesso nella storia dell’Ordine si dimostrò autonoma e talvolta addirittura contraria agli interessi del Papa.
Alla fine del XIII secolo le due case madri nella provincia del Rossiglione erano Mas Déu e Perpignan.
La commenda di Mas Déu, che all’epoca ospitava una ventina di fratelli ed il personale, si occupava di organizzazione e logistica, coordinava le attività delle magioni situate nella Francia meridionale. Inoltre qui si teneva la contabilità dei re di Maiorca e non di rado i fratelli templari svolgevano trattative diplomatiche in favore dei sovrani spagnoli.
Sono andata a farvi un sopralluogo. Oggi Mas Déu è proprietà privata e non si vedono che rovine, perché la commenda fu bombardata dalle truppe tedesche nell’agosto del 1944. E tuttavia i resti sono imponenti e testimoniano della pristina grandezza della magione.
Alcune parti delle mura che risalgono al XII o al XIII secolo sono ancora in piedi. L’edificio più ben conservato è la cappella. Attualmente viene usata dai proprietari a mo’ di magazzino (sic!). La pianta rettangolare di questo edificio corrisponde alla forma tipica delle cappelle templari delle Corbières e della Catalogna. L’edificio sacro era intitolato a Nôtre Dame.
Grazie allo storico Joan Fuguet Sans (2) possiamo farci un’idea dell’aspetto di quest’importante commenda all’epoca dei monaci guerrieri, aspetto che rappresenta un modello per le altre magioni templari del meridione. Il castello del Mas Déu era di forma quadrata, munito di torri e ponte levatoio e circondato da mura. Una delle torri, quella particolarmente alta annessa alla casa-abitazione, veniva detta “la torre dell’inferno” probabilmente perché munita di sotterranei (dal latino “inferi”). La cappella comunicava con la casa-abitazione per mezzo di un corridoio.
Sull’altare dell’edificio sacro dedicato a Santa Maria si trovava la statua dipinta di una Madonna. Naturalmente accanto alla chiesa, a lato della quale si ergeva un campanile, c’era un cimitero che non veniva usato soltanto per seppellirvi i monaci guerrieri, ma anche i personaggi importanti che si facevano inumare entro le mura del Tempio. La casa-abitazione era stata costruita tra la torre dell’inferno e la cappella di Santa Maria e comunicava con entrambi gli edifici. Doveva trattarsi di un palazzo ampio, con un grande portale che ospitava al piano terra cantine, granai e altre stanze di servizio.Un’altra torre aveva la funzione di carcere.
La commenda di Perpignan, secondo punto nevralgico del Midi templare, era situata nel centro della città, in rue de Mailly, nella parrocchia di San Giovanni. Anche la chiesa di questa magione fu consacrata a Santa Maria, Nôtre Dame. Una statua policroma della Vergine s’innalzava sull’altare e vigilava sulle immagini di San Giovanni Battista, San Michele e San Nicola.
L’Ordine si stabilì molto presto a Perpignan, probabilmente già tra il 1130 e il 1140. Alla fine del XII secolo questa magione custodiva il tesoro e l’archivio dei re di Maiorca e inoltre l’archivio del Tempio. Si può dire che essa svolgesse nel Midi la stessa funzione cui la cittadella templare di Parigi adempiva nella Francia settentrionale. Oggi purtroppo la commenda, che occupava all’epoca ben 7500 metri quadrati, è scomparsa senza lasciare traccia.
Se Mas Déu, come nota lo storico Robert Vinas (3), era la culla del Tempio nel Rossiglione, allora Perpignan corrispondeva al centro commerciale più grande e importante del Midi. Questi fatti sono essenziali, perché dimostrano che il distaccamento meridionale del Tempio rivestiva nei riguardi dei sovrani spagnoli lo stesso ruolo che il distaccamento settentrionale svolgeva nei riguardi del re di Francia. Dunque in seno all’Ordine si era costituito nel sud un polo socio-politico praticamente contrapposto a quello del nord. E se il nord rappresentava il dominio del re di Francia e della Cristianità, il meridione tendeva ad identificarsi con il focolaio dell’eresia ed era soggetto all’influenza spagnola.
Quando nel 1307 re Giacomo II di Maiorca ricevette la bolla papale Pastoralis praeeminentiae in seguito alla quale si vide costretto ad affrontare il problema templare ponendo fine al potere e all’indipendenza dell’Ordine sulle sue terre, non ebbe scelta. Il suo regno, che aveva perduto l’appoggio di Aragona e Navarra, era troppo debole per opporsi. Il sovrano francese Filippo il Bello, non avendo nessun potere giuridico sui Templari che si trovavano in territori spagnoli, s’era rivolto al Papa. E Clemente V pretese da Giacomo tramite la bolla pontificia l’arresto dei monaci guerrieri.
E tuttavia, al contrario dei Templari francesi arrestati in ottobre, gli ultimi fratelli di Mas Déu poterono muoversi liberamente sino al novembre 1307. Il comandante della commenda, Remond de Sa Guardia, si recò subito nella provincia d’Aragona e oppose resistenza con i confratelli trincerato nel castello templare di Miravet. Qui iniziò una corrispondenza tra il Maestro del Tempio ed il Re di Maiorca per trattare le condizioni di resa. Il 16 maggio 1308 Sa Guardia si disse finalmente disposto ad arrendersi a condizione che il Papa, pur sciogliendo l’Ordine, gli desse la possibilità di entrare in un altro. Mentre, se accusato d’eresia, sarebbe morto combattendo.
Giunto ad un accordo con il monarca, Sa Guardia depose le armi e si recò con i suoi Templari nuovamente alla commenda di Mas Déu. Il processo ebbe inizio nel 1310. Sa Guardia assunse la difesa dei confratelli, nessuno dei quali fu sottoposto a tortura durante gli interrogatori. Nel 1312 si rese pubblico il giudizio. Nessun templare di Mas Déu fu dichiarato colpevole. I beni dell’Ordine toccarono agli Ospedalieri, ma i Cavalieri del Tempio ricevettero una pensione annuale. Quella di Sa Guardia contava addirittura 5000 sous, una cifra molto ingente per l’epoca. Alcuni di questi monaci si unirono all’Ordine di Montesa.
Dunque, come vediamo, nel caso dei Templari di Mas Déu non furono adottate misure draconiche contrariamente a ciò che accadde ai Cavalieri del nord. Ma erano soltanto questi i privilegi dei Templari del Midi oppure ve ne furono anche altri? Lo storico Robert Vinas riferisce di un avvertimento giunto al re di Maiorca, secondo il quale i Templari di Mas Déu avrebbero trasportato i beni dell’Ordine alla commenda di Perpignan e da quel momento il tesoro sarebbe scomparso senza lasciare traccia. Erano questi i depositi che il Tempio aveva nascosto a Bézu come racconta il sacerdote René Mazières (4)?
Ma torniamo alla rete del Tempio nel meridione della Francia e tentiamo adesso di farci un’idea di qual era la sua espansione reale nell’Aude. Ecco una lista di località situate in questa regione e strettamente legate all’Ordine sia in qualità di magioni che in qualità di semplici possedimenti. Le commende sono riportate in neretto (5):
Douzens
Brucafel
Ste-Marie-de-Peyrens
Copadels
Périès
Camp-sur-Agly
La Nougarede
Campagne-sur-Aude
Notre-Dame-de-Marceille
Limoux
Esperaza
Pomas
Pieusse
Château-de-Gaure
Mas-de-Cours
Peyremale
Domneuve
Saint-Jean-de-la-Carrières
Ferrals-de-Corbierès
Pépieux
Salagriffe
Puicherich
Massac
La-Roque-de-Fa
Dernacuillette
Carcassonne
Berriac
Moliéres
Montredon
Mirepois
Beraigne
Mas-Ste-Puelles
Milhas
Cumiés
Cailhavel
Comégade
Brégines
Belfou
Roquefort-des-Corbières
Alle località sopra elencate se ne aggiungono molte altre che sono presenti in tutto il Midi e che tralascio di riportare in questa sede perché ciò esulerebbe dal tema principale. In ogni caso possiamo vedere che la presenza templare nell’Aude era tutt’altro che trascurabile.
Possiamo affermare che non lontano dal paesino di Rennes-le-Château si trovavano alcune magioni templari importanti: Douzens, Brucafels, Copadels, Ste-Marie-de-Peyrens, Périès, Camp-sur-Agly e Campagne-sur-Aude con i suoi tre mulini di Pontarrana, Pons e Airoule. E che inoltre sempre nei pressi di Rennes-le-Château vi erano numerosi possedimenti dell’Ordine, come: La Nougarede, Pieusse, Esperaza e via dicendo.
Anche nell’antica Rennes-le-Château, Redas, si è potuta individuare la presenza di monaci guerrieri, nonostante la città non ospitasse una commenda e nemmeno facesse parte di una donazione. E tuttavia nel XII secolo appaiono su documenti del cartolario di Douzens i nomi di Gilelmi e Ponci de Redas.
Il ricercatore George Kiess (6) ha individuato le loro tracce in documenti dell’anno 1140.
Kiess ci informa inoltre di aver individuato un’altra donazione dell’anno 1156 che interessa i territori di: Bernoz, Casalrevin, Eisocias ed Esperaza. Tra i firmatari di tale documento troviamo nuovamente un membro della famiglia Aniort, Otho de Aniorto. Ma anche tra i signori della vicina località Bézu scopriamo monaci guerrieri: Bernard Sismond di Bézu entra nell’Ordine nell’anno 1151 e si occupa dei possedimenti templari di Esperaza.
Un'altra informazione interessante ci giunge ancora da George Kiess. Sembra che i signori di Redas e di Bézu fossero parenti, discendenti da una stessa famiglia, quella degli Aniort: “Nel Medioevo Rennes-le-Château che veniva chiamata Redas e Bézu che veniva detto anche Albedunum erano strettamente collegati, poiché i signori di queste due localitá discendevano dalla stessa famiglia. Essi erano fratelli o cugini.
Alcuni di loro, che si denominavano “Redas” oppure “Reddis”, erano quelli che abitavano il castello di Rennes-le-Château. Poi esisteva il ramo degli Albedunum (Bézu) che però non portava il nome del proprio castello, ma si denominava “Sismundi”, “Sermon” oppure “Sesmun”: Il nome di persona di questi ultimi era normalmente Bernard, il primogenito dei principi: questi costituivano il ramo principale della famiglia che viveva appunto nella fortezza di Bézu.”(7)
E ancora: “Altro nome portato dai membri di questa importante famiglia, dal ramo dell’Alto Razés, era quello di “Simon- Sermon. Sismund”, com’è noto per quanto riguarda i signori di Albedunum. Questo nome è probabilmente di origine visigota, derivando da Sigismondo.”(8)
Gli Aniort erano addirittura più ricchi dei Trencavel di Carcassonne, loro cugini. Essi possedevano i paesi del territorio di Sault e parte di quelli del territorio Donezan. Ma da dove proveniva questa illustre casata?
Di origine visigota, il castello di Aniort si ergeva su di una roccia che dominava la riva destra del fiume Rebenti e il territorio su cui si estende oggi il villaggio di Niort. Questa fortezza fu costruita nel settimo secolo dai Visigoti. Lo storico Louis Fédié (9) ci informa che il castello fu infeudato da uno dei primi conti di Rhedae, Argila, nell’845. Questi aveva piazzato diversi feudi nella regione di Sault in favore di suo figlio Bera per assicurare il controllo del territorio. Il più importante di tali possedimenti fu appunto quello di Aniort che comprendeva i villaggi di Aniort, Mazubi, Mèrial, Lafajole e Galinagues.
Nel 1172 Othon d’Aniort giura fedeltà a Raymond Trencavel nella chiesa di Limoux. Questi signori, sudditi dei conti di Rhedae, operano controllo e potere nel paese di Sault.
Allorché le truppe del crociato Simon de Montfort che muove guerra contro gli eretici catari invadono il meridione della Francia, gli Aniort oppongono resistenza. I quattro fratelli Othon, Bertrand, Géraud e Raymond mantengono il controllo sul paese dai loro castelli di Aniort, Castelpor, Dourne, Belfort e Gesse. Soltanto in seguito ad una coraggiosa resistenza, abbandonati dagli alleati dopo essere stati scomunicati dal Papa, si arrendono e depongono le armi.
Géraud s’impegna anche a nome dei fratelli a lasciare i castelli di Aniort, Castelpor, Roquefeuil e Dournes ad Amaury Montfort – il figlio di Simon – fino a che la scomunica non sia stata revocata e non siano state stabilite le condizioni di pace. Ma i Crociati non si atterranno al patto e, anche dopo la revoca della scomunica da parte del Pontefice, i castelli degli Aniort sono perduti.
Le fortezze, le terre e tutti i loro beni cadono nelle mani di Montfort, dei suoi compagni di armi e del re di Francia. I castelli di Gesse e Montaillou vengono rasi al suolo, mentre Castelpor e Aniort diventano fortezze reali. Dunque vediamo che la famiglia Aniort, che nel XII secolo occupava il castello di Redas, era in quell’epoca ancora una casata potente, ricca, cui appartenevano sia Templari che signori faydits.
In questo senso non è possibile a mio avviso relativare troppo la presenza templare a Rennes-le-Château e a Bézu. Certo in queste due località non c’erano commende del Tempio, questo è sicuro. Sappiamo anche che a Rennes-le-Château s’installarono per un certo periodo gli Ospedalieri (10), e tuttavia il fatto che la potente famiglia Aniort abbia dato i natali a diversi Templari non è cosa da poco. E nemmeno il fatto che i signori di Bézu, appartenenti alla stessa famiglia, abbiano avuto anch’essi stretti contatti con il Tempio. E tanto meno che – come abbiamo visto - proprio Camp-sur-Agly, feudo degli Aniort, fu la sede di una commenda templare.
Il ricercatore Pierre Jarnac accenna nei suoi scritti a due croci dell’Ordine presenti a Rennes-le-Château e a Bézu. (11) Una di esse si sarebbe trovata nel mezzo del piccolo cimitero, da dove sarebbe scomparsa nel XVII secolo e l’altra presso il castello di Bézu, da dove fu rimossa nel 1958. Se questo è vero – finora non ho trovato putroppo altri documenti che possano suffragare questa informazione – le due croci corrispondevano ai possedimenti degli Aniort templari.
L’autore Jacques Dubourg ci fornisce un ulteriore episodio che collega gli Aniort con il Tempio, questa volta però si tratta di uno scontro. Bernard Othon d’Aniort s’impadronì nell’anno 1243 di Campagne-sur-Aude con la violenza. (12) Già da tempo si dibatteva la questione di Campagne e cioè riguardo una lite che interessava i possedimenti del Tempio in questo territorio.Bernard Othon, un simpatizzante del movimento cataro, rivendicava i suoi diritti su titoli di proprietà del luogo.Quando il nobile giunse al punto di occupare Campagne con le armi, i Templari si rivolsero al senesciallo di Carcassonne rivendicando la restituzione della commenda e dei loro beni. Essi si lamentavano dicendo che già un anno prima il nipote di Bernard Othon aveva preso d’assalto Campagne con una truppa di dodici cavalieri e duecento fanti e si era introdotto con la violenza nella magione.
Ne seguì un processo. Il precettore del Tempio Raymond de Pectis sosteneva che Campagne apparteneva all’Ordine di buon diritto e cioè sin dal 1216, che l’aveva perduta per un certo tempo nel periodo in cui il visconte di Béziers combatteva contro il re di Francia, ma che l’aveva recuperata nel 1242. Mentre uno dei signori di Rennes-le Château, Guillaume Oalric, affermava che Campagne ed Esperaza erano divenute proprietà di Bernard Othon nel 1226. Lo stesso Bernard esibiva poi un documento del mese di agosto 1229 per dimostrare che due autorità ecclesiastiche gli avevano concesso Campagne in nome del re.
Il giudizio venne reso pubblico nel settembre del 1243: il Tempio ne uscì vincitore e di fatto riuscì a mantenere i suoi diritti su Campagne-sur-Aude fino allo scioglimento dell’Ordine stesso.
A questo punto vorrei permettermi una breve osservazione.Tale episodio storico viene citato spesso e volentieri sottolineando la rivalità fra l’Ordine e un membro della famiglia Aniort di chiare tendenze catare e quindi proiettando la situazione sui rapporti generali tra Catari e Tempio. Secondo questi autori le relazioni ricorrenti tra gli eretici e i monaci guerrieri sarebbero state palesemente ostili. Nulla di più sbagliato. Abbiamo già visto, seguendo la storia degli Aniort nel XII secolo, che spesso la convivenza di Catari e Templari in una stessa famglia era possibile. Esistono poi diversi aneddoti che confermano l’esistenza di rapporti positivi e addirittura di una collaborazione.
Per esempio sono stati ritrovati proprio nell’importante commenda templare di Douzens alcuni documenti nascosti in un vaso di terracotta che portano la firma di nobili signori dei dintorni: Pierre Raymond de Roquecorbe, Guillaume de Pont d’Aigues-Vivis, Raymond de Capendu. Gli scritti costituiscono testamenti e donazioni in favore di Isarn de Canois, un vecchio sacerdotre di Salsigne e della sua comunità catara. Tra i beneficiari figura Guillaume Morlane, canonico di Carcassonne e fratello cataro che aveva ottenuto il consolamentum dallo stesso Isarn. Sembrerebbe che questi documenti fossero tenuti in custodia nella commenda dell’Ordine del Tempio.(13)
Ma anche tradizioni spagnole raccontano di numerosi episodi in cui gli eretici fuggitivi trovarono asilo sicuro tra le mura di una magione templare. Vediamo a questo proposito ancora Juan Atienza: “Si narra inoltre la storia di un santo templare venerato nel paese catalano di Puigcerdà, San Duràn, che favorì falsi pellegrini i quali, probabilmente, erano fuggitivi catari che lui aiutò e che accompagnò verso i territori dei templari, dove i Cavalieri del Tempio aragonese possedevano numerose case nelle quali sarebbe stato possibile dar loro asilo.”(14)
E d’altra parte che c’è di strano in questo? Molte famiglie della Francia meridionale simpatizzavano con il movimento cataro o ne prendevano parte attivamente. Se alcune di queste stesse famiglie avevano dato i natali a cavalieri templari, è chiaro che i legami di parentela impedissero l’insorgere di ostilità.
Interessante è anche la segnalazione che ci giunge da Gauthier Langlois riguardante la commenda di Mas Déu, la quale svolgeva in tutta tranquillità affari con alcuni signori sospetti di aderire all’eresia catara. Gauthier Langlois scrive: « Essa (la commenda di Mas Déu) intratteneva da molto tempo relazioni con alcuni signori eretici del Rossiglione e del Fenolhèdes: accolse Pons de Vernet e Pierre de Saissac-Fenolhet che saranno più tardi oggetto di un processo post mortem.”(15)
Del resto anche lo stesso Robert Vinas si dimostra in questo senso molto categorico: “Gli studi di Jorge Ventura Subirats sui Catari in Catalogna non lasciano più alcun dubbio sulla penetrazione dell’eresia nel Rossiglione e nel Fenouillèdes all’inizio del XIII secolo in un certo numero di famiglie nobili che costituivano il vivaio da cui venivano recrutati i Templari e allo stesso tempo lo strato sociale che li fornisce di donazioni. Alcuni membri di queste famiglie sono entrati nella confraternita di Mas Déu, lì hanno terminato i loro giorni, si sono fatti seppellire in terra cristiana dopo aver provveduto a generose donazioni pensando di essere così protetti contro processi, interdetti, confische e anche scomuniche. Questo non ha impedito processi post mortem come nel caso di Pons de Vernet, Arnaud de Mudagous e Pierre de Fenouillet a partire dal 1260, da quando re Giacomo non poté più temporeggiare dinanzi all’Inquisizione.” (16)
Vinas adduce quindi l’esempio di Pierre de Fenouillet, noto signore legato a famiglie eretiche, che sarà processato post mortem nel 1262-1263 dall’inquisitore Pons de Pouget (i documenti del processo ci sono pervenuti) e che spirò nel 1242 nella commenda di Mas Déu. Qui, sotto la protezione dei monaci guerrieri, de Fenouillet ricevette una sepoltura ecclesiastica. E tuttavia Pons de Pouget si sollevò contro tale azione misericordiosa del Tempio, ribadendo che il nobile aveva avuto buoni contatti con gli eretici durante tutta la sua vita e addirittura partecipato ai loro riti blasfemi. Dunque l’inquisitore sentenziò che la morte di de Fenouillet era avvenuta nell’eresia e decise che le sue ossa sarebbero state disseppellite dal cimitero e poi bruciate.
Lo scenario presente nel meridione della Francia non era così ben definito come vogliono farci credere alcuni autori che disdegnano il compromesso dei toni sfumati e si appigliano sempre, inesorabilmente, alla distinzione netta di bianco e nero. La storia non è fatta soltanto di buoni e cattivi e nemmeno esclusivamente di vincitori e vinti. Ci sono infinite sfumature nel mezzo che possono mutare da un momento all’altro la prospettiva di una situazione politico-sociale, e a buon diritto.
Non è sempre possibile fare una distinzione netta tra Catari e Templari, fra Templari e Seigneurs faydits. Se una distinzione c’era, in quell’epoca ancora per buona parte oscura, allora piuttosto tra i signori del nord e quelli del sud. Bisogna rendersi conto che quando il flagello delle Crociate contro gli Albigesi infuriò nel meridione, si trattava per il re di Francia non solo di combattere l’eresia. Il monarca voleva allo stesso tempo assicurare il suo controllo politico sul meridione ribelle.
Per questo motivo inviò i suoi baroni del nord, sotto la guida del fanatico Simon de Montfort. Lascio la parola a Louis Fédié che descrive molto bene la situazione creatasi in seguito alla Crociata: “La Crociata contro gli Albigesi, questa guerra il cui motore primario era stato la messa in atto dei decreti del Concilio d’Albi che avevano sanzionato la distruzione di un’eresia religiosa, prese un carattere d’usurpazione e di conquista territoriale, soprattutto nel Rhedesium, dal momento in cui le armate di Simon de Montfort cominciarono ad ottenere alcuni successi.” (17)
In questo senso è chiaro che i baroni del nord che vennero a stabilirsi nel Midi in seguito alla Crociata non erano altro che gli emissari del monarca. Il re li sostituì – tramite de Montfort - ai signori del sud, di modo da avere il controllo sui territori della Francia rivoltosa. Uno di questi signori del nord era proprio Pierre de Voisins. Fédié scrive: “Le truppe destinate ad operare nella contrada (Rhedesium) di cui noi ricostruiamo il passato storico erano sotto il comando di un signore del nord, Pierre de Voisins, senesciallo o principale luogotenente del capo della Crociata (Montfort). Questo corpo d’armata aveva il compito d’impadronirsi della cittadella di Rhedae e del castello di Coustaussa che erano difesi dai soldati di Raymond Roger, conte di Bèziers, di Carcassonne e di Rhedae.”(18)
E ancora: “Tutti i castelli ed i villaggi del Rhedesium furono confiscati per il crimine d’eresia. Ma l’opera di Montfort non si limitò a questo: egli confiscò anche diversi priorati e diverse chiese.(…) Simon de Montfort, che s’intitolò conte di Toulouse, visconte di Bèziers e di Carcassonne, signore dell’Albigese e del Rhedesium, voleva consolidare la conquista. Creò quindi degli appannaggi per i suoi ufficiali più importanti (…)Pierre de Voisins, che fu fatto senesciallo, fu uno di quelli più retribuiti. A titolo di feudo, Pierre de Voisins ottenne, oltre al castello di Couffolulens e di altri territori situati nel Carcassonese, tutto il Rhedesium. L’istituzione di questo feudo risale all’anno 1215.”(19)
E se i conti del meridione riuscirono, dopo la morte di Simon de Montfort, a riconquistare parte dei loro territori, saranno i sovrani aragonesi a mettere i feudi nuovamente nelle mani del sovrano di Francia. Re Luigi VIII, signore di Settimania, restituì quindi i possedimenti ai vecchi luogotenenti di Montfort. Nel 1238 anche Pierre de Voisins tornò in possesso dell’appannaggio perduto.
Osservando la situazione da questo punto di vista, si capisce che bisogna dunque differenziare tra i Templari del nord, più vicini all’influenza del monarca e in amicizia con i baroni del settentrione, e quelli del sud, in continuo contatto con le famiglie dei faydits e dei Catari. È chiaro che questi ultimi, pur restando fedeli al loro Ordine, si siano tuttavia sentiti solidali con i conterranei, fossero essi pure Catari o faydits. Ma vado più in là, affermando che non è da escludersi a priori nemmeno una partecipazione diretta a pratiche gnostiche da parte di alcuni Templari del Midi.
In questo senso non sarebbe priva di interesse un’analisi delle attitudini religiose del Tempio nel meridione della Francia. Soprattutto dal momento che anche la storica Barbara Frale (20) ha ritrovato negli incartamenti del Registrum Avignonensis – da consultare nell’Archivio Segreto Vaticano - alcuni protocolli particolarmente singolari che concernono un processo templare in Linguadoca.
Le deposizioni dei monaci guerrieri riguardanti pratiche eretiche presentano una frequenza a dir poco inquietante e decisamente superiore a quella riscontrata in altri atti processuali.
Purtroppo non si può definire con certezza data e luogo in cui il processo si svolse. La storica Frale situa – con riserbo - il procedimento giudiziario tra il 1308 e il 1310 nella città di Toulouse.
A quest’informazione si aggiunge un elemento intrigante: nelle deposizioni dei fratelli templari ricorrono molti accenni al cosiddetto “Bafometto”, l’ipotetico idolo segreto del Tempio. Se durante l’interrogatorio parigino che abbe luogo nel 1307 i detenuti avevano descritto Bafometto come una testa maschile e barbuta che veniva conservata nella cittadella di Parigi, i monaci della Linguadoca si premuravano di sottolinearne l’aspetto diabolico e sostenevano che l’idolo veniva custodito a Carcassonne.
Potrebbe essere esistita una cerchia eretica del Tempio che operava parallelamente nel settentrione e nel Midi servendosi di due reliquie differenti ma analoghe? E che una delle teste venisse custodita a Parigi e l’altra a Carcassonne?
Ed ecco che, quasi senza avvedercene, siamo scivolati nella leggenda. Niente di più facile, trattandosi del Tempio.
1) Juan Atienza, « Los Templarios », Madrid 1992 (pag. 15)
2) Joan Fuguet Sans, « Les Templiers en pays catalan », Canet 1998 (pag.173-182 )
3) Robert Vinas, »Les Templiers en pays catalan », Canet 1998 (pag. 17)
4) Maurice René Mazières, « La venue et le séjour des Templiers du Roussillon à la fin du XIII siècle et au debut du XIV, dans la vallée du Bézu » da « Memoires de la Société des Artes et Sciences de Carcassonne » vol. III
5) Lista derivata dalla comparazione delle seguenti opere: Simon Jean, “Les Templiers des pays d’Oc et du Roussillon”, Portet-sur-Garonne 2003
6) George Kiess, « Templiers », Esperaza 2003, Gauthier Langlois “Les Templiers en pays catalan”, Canet 1998
7) George Kiess, « Templiers » , Esperaza 2003 (pag. 19)
8) George Kiess, « Les Templiers et la famille d’Aniort » , dalla rivista « Terre de Rhedae » nr. 7 ( pag. 15-18)
9) Louis Fédié, « Le comté de Razès et la diocese d’Alet », Nimes 2002 ( pag.167)
10) Raimonde Reznikov, ibidem, ( pag.67)
11)Pierre Jarnac, « Histoire du tresor de Rennes-le-Château », Cazilhac 1998
12) Jacques Dubourg, « Les Templiers dans le Sud-Ouest » ; Pollina-a-Lucon 2001(pag. 148)
13) Jacques Dubourg, ibidem (pag. 149)
14) Juan Atienza, « Los Templarios », Madrid 1992 ( pag. 35)
15) Gauthier Langlois, ibidem (pag. 66-67)
16) Robert Vinas, ibidem (pag. 32-33)
17)Louis Fédié, ibidem (pag. 86-88)
18) Louis Fédié, ibidem (pag. 86-88)
19) Louis Fédié, ibidem (pag. 86-88)
20)Barbara Frale „Il papato e il processo ai Templari“, Roma 2004