Franca Viola

A metà degli anni ‘60, nella piccola Alcamo, in provincia di Trapani, viveva una ragazza che, come tante coetanee, nutriva per il suo futuro aspettative molto semplici: sposare una brava persona con la quale creare una famiglia onesta come quella da cui ella proveniva. Franca Viola, così si chiamava, non aveva ancora diciotto anni quando, essendosi resa conto di aver sbagliato persona, decise di interrompere il primo fidanzamento con Filippo Melodia, giovane benestante, ma nipote di un noto mafioso del luogo e direttamente implicato in attività illecite. Il giovane non accettò il rifiuto e perciò, aiutato da complici, la rapì e ne abusò, confidando sul fatto che allora in Sicilia l’onore della famiglia contava più della felicità dei singoli e che i genitori di Franca, pur di cancellare la “vergogna” della figlia, si sarebbero piegati alla prassi consolidata delle “nozze riparatrici”.

Ma accadde l’imprevisto. Franca, sostenuta dal padre Bernardo, disse no al "matrimonio riparatore": «[...] mia  figlia non vuole e non credo che vorrà mai per marito chi  l'ha ignobilmente rapita e disonorata», avrebbe poi dichiarato Bernardo. Filippo Melodia fu arrestato, processato e giudicato colpevole di ratto a fine di matrimonio e violenza carnale. Dopo alcuni anni e denunce simili a quella di Franca, solo nel 1981 la norma del codice penale che giustificava  il “matrimonio riparatore” sarebbe stata cancellata. 

Il no di una ragazzina e l’opposizione di povera gente alla logica della sopraffazione avevano cambiato la storia.

La straordinaria vicenda di Franca Viola ha ispirato il cinema e la letteratura.

Nella storia di Franca Viola determinante fu il ruolo del padre, Bernardo.