Clodia  e  Sempronia

Clodia e Sempronia

Storia di due ribelli

Clodia, meglio nota come la Lesbia di Catullo. Quale donna più di lei è descritta da fonti fra loro contrastanti? Catullo la innalza per amore e poi la denigra folle di gelosia, abbandonato e deluso per la fides tradita: da “mea vita”, “mea puella” a “Cum suis vivat valeatque moechis…” (“Viva pure godendosi i trecento suoi amanti…”, Carmina 11). Cicerone, nell’orazione Pro Caelio, dice di lei tutto il male possibile, la definisce sfrontata prostituta, “Clitennestra”, cioè turpe assassina, “quadrantaria”, ossia donna da quattro soldi. L’oratore l’accusa di incesto con il fratello Clodio e di aver avvelenato il marito per ereditare il suo patrimonio, ne fa strumento diffamatorio per colpire appunto Clodio, suo acerrimo nemico, e per difendere Celio Rufo. Ma si tratta di accuse attendibili? Clodia viveva in modo assolutamente anticonformistico rispetto al modello femminile dell’antichità, soprattutto se si considera il fatto che era vedova; il suo destino avrebbe dovuto essere addirittura il suicidio per seguire il marito defunto. Ma ella continuò a vivere la sua vita come voleva, scegliendo a suo piacimento gli amanti, abbandonandoli quando si stancava, invece di aspettare chiusa in casa la vecchiaia e la morte.

Tra i partecipanti alla congiura di Catilina del 63 a.C. ci furono delle donne e fra queste Sempronia, resa celebre dal ritratto che ne fa Sallustio nel De Catilinae coniuratione. Donna di illustri natali, madre di quel Decimo Bruto che fu tra gli uccisori di Cesare, discendente dall’antica e nobile gens Sempronia, a cui appartenevano anche i Gracchi. Sallustio ne delinea le qualità positive, ma subito mescolandole con un giudizio di condanna morale assoluto: “litteris Graecis et Latinis docta, psallere, saltare elegantius quam necesse est probae, multa alia, quae instrumenta luxuriae sunt. Sed ei cariora semper omnia quam decus atque pudicitia fuit.” All’eleganza, al fascino, alla cultura, si contrappongono la mancanza di pudore, la lussuria e l’assenza assoluta di lealtà e decoro. I vizi descritti dal grande scrittore rendono Sempronia l’esatto contrario della matrona romana “perbene”, casta e pudica, a tal punto che la sua stessa audacia, così inusuale in una donna, viene definita “virile”. Fu dunque una donna che merita di essere ricordata in quanto anticonformista e dotata di grande coraggio per essersi ribellata, per aver seguito la propria inclinazione, le proprie aspirazioni, in un’epoca e in una società maschiliste e chiuse verso l’emancipazione femminile qual’era quella dell’antica Roma.

Clodia e Sempronia. La donna romana.pdf

A cura della 5ESU

Anno scolastico 2022/23