Rosa Genoni nacque a Tirano (Sondrio) nel 1867. Era figlia di un calzolaio e di una sarta, primogenita di diciotto fratelli e sorelle. Giunta a Milano presso una zia, la bambina che veniva dalla montagna valtellinese iniziò un percorso di sprovincializzazione che l'avrebbe portata in giro per l'Europa e poi di nuovo in Italia, arricchita dell'esperienza fatta oltralpe. Nell'infanzia fu piscinina, raccattaspilli; nella gioventù, studentessa delle scuole serali per imparare il francese e apprendista nel mestiere della sarta; nella maturità, stilista affermata, maestra di sartoria e di storia del costume, attivista dei movimenti socialisti, pubblicista; negli anni della "grande guerra", pacifista; negli anni del fascismo, dissidente.

Non si limitò a creare, ma "teorizzò" l'atto creativo, chiarendone e rendendone note le motivazioni "ideologiche", le finalità politiche, le fonti d'ispirazione, che cercò nella natura e nella storia dell'arte, restituendo così alla moda italiana quel primato nell'originalità che le era stato sottratto da secoli di asservimento ai modelli francesi. Rosa Genoni, inoltre, intuì l'importanza che ha una comunicazione efficace nella promozione delle innovazioni, utilizzando i canali della pubblicistica (corredata più dalla fotografia che dal disegno) e dell'esposizione per veicolare il suo progetto di uno stile "di pura arte italiana".

Rosa Genoni fu dunque protagonista di una vicenda di autentica emancipazione: di sé stessa dalla marginalità sociale cui le umili origini sembravano destinarla, delle operaie tessili dai vincoli della scarsa cultura e delle condizioni di lavoro mortificanti, del corpo femminile dalle costrizioni di un abbigliamento spesso scomodo e “innaturale”, e, infine, della moda italiana dalla servitù nei confronti dei dettami di quella francese.