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Il libro di Annie Duke sposta l'attenzione dai risultati ai processi decisionali. Duke, ex giocatrice di poker professionista, utilizza la sua esperienza per mostrare come la vita sia fondamentalmente un gioco di scommesse sotto incertezza.
Il concetto centrale ruota attorno alla outcome bias, quella tendenza neuronale profondamente radicata che ci porta a giudicare la qualità di una decisione basandoci esclusivamente sul suo risultato. Quando il nostro sistema neuronale elabora informazioni post-decisione, il cervello tende a ricostruire il processo decisionale attraverso la lente del risultato ottenuto. Una decisione che ha prodotto un esito positivo viene automaticamente etichettata come buona, mentre una che ha generato conseguenze negative viene considerata sbagliata.
Questo meccanismo neuronale si è evoluto come scorciatoia cognitiva utile per la sopravvivenza ma diventa controproducente in contesti complessi dove casualità e incertezza giocano ruoli determinanti. Il cervello fatica a distinguere tra abilità e fortuna, tra processo razionale e coincidenza favorevole.
La neuroeconomia ha rivelato come il processo decisionale sia orchestrato da reti neuronali specifiche che operano spesso in conflitto tra loro. Il sistema limbico, evolutivamente più antico, privilegia risposte rapide basate su emozioni e istinti, mentre la corteccia prefrontale gestisce il ragionamento analitico e la pianificazione a lungo termine.
Quando prendiamo decisioni sotto incertezza, queste due aree neuronali si contendono il controllo. Il sistema limbico ci spinge verso certezze illusorie e valutazioni binarie, mentre la corteccia prefrontale cerca di elaborare probabilità e scenari multipli. Duke sostiene che pensare in termini di scommesse significa allenarsi a mantenere attivo il controllo prefrontale anche in situazioni emotivamente salienti.
Il cervello umano mostra una avversione all'ambiguità profondamente cablata nei circuiti neuronali. L'incertezza attiva l'amigdala e genera uno stato di allerta che il sistema nervoso cerca di risolvere il più rapidamente possibile. Questa urgenza neuronale ci porta a trasformare situazioni probabilistiche in certezze fittizie.
Duke propone invece di abbracciare l'incertezza come stato naturale della realtà. Ogni decisione importante nella vita è essenzialmente una scommessa su futuri incerti. Riconoscere questo aspetto non significa paralizzarsi nell'indecisione ma sviluppare una mentalità probabilistica che integra l'incertezza nel processo decisionale stesso.
Un aspetto fondamentale della proposta di Duke riguarda la calibrazione delle nostre credenze. La ricerca neuroscientifica mostra che il cervello tende sistematicamente all'overconfidence bias: stimiamo la precisione delle nostre conoscenze molto al di sopra dei livelli reali. Questo avviene perché i circuiti neuronali che generano sensazioni di certezza operano indipendentemente da quelli che elaborano informazioni fattuali.
La calibrazione richiede lo sviluppo di capacità metacognitive: letteralmente, pensare sul pensare. Significa allenare il sistema neuronale a monitorare i propri processi, riconoscere quando la confidenza soggettiva eccede la base informativa oggettiva.
Duke enfatizza l'importanza dei seeking groups: gruppi di persone impegnate nella ricerca comune della verità piuttosto che nella conferma reciproca delle proprie convinzioni. Dal punto di vista neuroscientifica, questo approccio sfrutta il fatto che il cervello sociale umano si è evoluto per funzionare in contesti gruppali.
Tuttavia, i meccanismi neuronali che governano l'appartenenza al gruppo spesso entrano in conflitto con quelli deputati alla ricerca della verità. Il confirmation bias e l'in-group favoritism sono cablati profondamente nei nostri circuiti sociali. Creare un ambiente dove il gruppo premia l'accuratezza piuttosto che la lealtà richiede una riprogrammazione consapevole delle dinamiche sociali.
Il rimpianto rappresenta un'emozione complessa orchestrata dal sistema neuronale per facilitare l'apprendimento dalle esperienze negative. Tuttavia, quando il rimpianto si basa su outcome bias, diventa controproducente. Il cervello inizia ad associare processi decisionali razionali con dolore emotivo semplicemente perché hanno prodotto risultati sfortunati.
Duke suggerisce di riformulare il rimpianto concentrandosi sui processi piuttosto che sui risultati. Questo approccio permette al sistema neuronale di apprendere dalle vere debolezze del processo decisionale senza essere fuorviato dalla casualità degli esiti.
La neuroeconomia ha identificato nei circuiti neurali una forte tendenza al temporal discounting: la svalutazione automatica di ricompense future rispetto a quelle immediate. Questo bias neuronale rende difficile valutare accuratamente decisioni i cui effetti si manifestano nel lungo periodo.
Il framework di Duke suggerisce di utilizzare tecniche come il 10-10-10 thinking (come mi sentirò tra 10 minuti, 10 mesi, 10 anni) per contrastare questa tendenza neuronale e attivare circuiti prefrontali responsabili della pianificazione temporale estesa.
L'integrazione con sistemi di intelligenza artificiale offre prospettive interessanti per implementare il thinking in bets. Gli algoritmi neurali moderni eccellono nella gestione dell'incertezza attraverso distribuzioni probabilistiche piuttosto che output deterministici. Questi sistemi possono servire come metacognitive tools per calibrare le nostre intuizioni umane.
L'IA può aiutare a identificare pattern nei nostri bias decisionali, fornire feedback sulla calibrazione delle nostre previsioni, e suggerire alternative che il nostro sistema neuronale potrebbe non considerare spontaneamente. L'interazione uomo-macchina diventa così un metodo per potenziare le nostre capacità naturali di navigazione dell'incertezza.
Implementare il thinking in bets significa ristrutturare completamente l'architettura neuronale con cui approcciamo le decisioni quotidiane. Invece di chiederci se una decisione sia giusta o sbagliata, dovremmo interrogarci sulla qualità del processo che l'ha generata.
Questo richiede di sviluppare nuove routine cognitive che compensino le tendenze automatiche del cervello. Prima di ogni decisione importante, possiamo allenarci a chiederci: quali sono le probabilità dei diversi scenari? Quali informazioni mancano? Come posso strutturare questa scelta per apprendere dall'esito indipendentemente dal risultato?
La proposta di Duke non è semplicemente una tecnica decisionale ma un invito a ricalibrare il rapporto stesso tra cognizione umana e realtà incerta, utilizzando le scoperte delle neuroscienze per costruire una saggezza pratica più robusta e adattiva.