Eccomi mentre guardo allibito Cesare prendere il potere assoluto.
Politica. Ho sempre amato la politica, ma non quella di questi ultimi anni, corrotta e meschina, quella di un tempo, guidata dal mos maiorum e interessata esclusivamente al bene della res publica. Ma ora non c’è più: nonostante tutti i miei sforzi Roma è dominata dai tiranni, che si susseguono uno dopo l’altro. Ho sconfitto il primo che ci ha provato, Catilina (mai visto uomo più infido e diabolico), ma ne è arrivato uno forse peggiore: Cesare. Per evitare che vincesse ho accettato uno non molto diverso da lui, turandomi il naso, ma ho fallito, abbiamo fallito. Infine, è giunto Antonio che, al contrario di Cesare, non credo si rivelerà clemente con chi, come me, lo ha osteggiato. Ormai mi hanno escluso dalla politica, troppe volte mi sono schierato con chi ha perso. Ma non mi sono dato per vinto e, negli ultimi anni della mia vita, ho scritto tre opere per insegnare alle generazioni future come la res publica e il civis dovrebbero essere, il tutto ispirato al mos maiorum e alla mia filosofia eclettica. Così sono nati i dialoghi De Republica e De Legibus e il trattato De Officiis, dedicato a mio figlio.