se volete ascoltare la voce di un vero oratore romano, eccola qui.
Ogni volta che sono stato lontano dai miei cari ho sempre sentito l'esigenza e la necessità di scrivere loro per condividere pensieri e riflessioni. L'unico mezzo per far ciò era la lettera, che ritengo abbia un'indubbia superiorità sulle parole, in quanto essa non arrossisce e ti rende più libero.
Sono tanti gli argomenti e le persone a cui mi sono rivolto:
Al mio caro fratello Quinto ho dato dei consigli sul buon governo, per aiutarlo durante il suo mandato nelle province d'Asia (59-54 a.C).
A Marco Bruto scrivevo di politica, convinto che lui fosse un'importante figura per lo stato Romano (43 a.C).
Ma è stato l'esilio il momento durante il quale ho sentito più forte la necessità di scrivere ai miei familiari e ai miei cari. In primis ad Attico, mio compagno di studi e mio punto fermo sin da giovane, così come nelle mie lettere (68-44 a.C) ho raccontato senza segreti e senza scrupoli dei miei più svariati pensieri. Egli mi è stato tanto caro e fedele ed ha avuto tanta stima di me che ha voluto pubblicare tutte le mie lettere, comprese quelle ai miei familiari (62-43 a.C).
Bibliografia:
libro "luminis orae" di Giovanna Garbarino, pagina 213 e a seguire