La pietra di Angera 

La pietra di Angera e la sua composizione

La pietra di Angera, una dolomia, prende il nome dal omonimo abitato che sorge sulla sponda sud-orientale del lago Maggiore. In una piccola area vicino al lago, in corrispondenza del monte San Quirico, sono situati i depositi stratificati delle morene di wurmiani del ghiaccio ticinesi. In essa sono presenti alcuni dei termini più antichi di questa successione, che spuntano per intero nella fascia prealpina a Nord di Varese. Si tratta di rocce vulcaniche permiane, più precisamente porfiriti a pirosseno e porfidi quarzieri e di rocce sedimentarie carbonitiche triassiche, più precisamente dolomia del Salvatore e dolomia Principale

In particolare la dolomia Principale è presente sulle sponde meridionali dell'abitato di Angera. In questa zona sorgono anche delle cave, correlabili agli utensili di coltivazione, situati sulla sponda opposta del lago Maggiore, Arona. 

Nella cava, la roccia si trova in strati massicci (da 1 a 6 metri) con la granulometria estremamente fine, una porosità diffusa e macroscopicamente uniforme, tutte caratteristiche comuni per una pietra carbonitica.  La roccia presenta inoltre varie fratture. 

La pietra presenta varie colorazione, ma ne distinguiamo 3 principali: giallo paglierino, bianco nocciola ed una rosa salmone

La composizione mineralogica è caratterizzata dall'assoluta predominanza di dolomite con minima quantità di minerali argillosi, sopratutto bianchi e rosa. 

La composizione chimica è costituita da: un contenuto in ossido di Calcio del 30% e di ossido di Magnesio del 22%, la Silice è presente in 0,01% e l'ossido di Ferro (o,46% rosa, 0,15% bianca) è la causa delle diverse colorazioni della pietra. 

Lo sfruttamento intensivo della cava di Angera si colloca a partire dal Medioevo e ha comportato profondi mutamenti nell’aspetto fisico ed economico dell’antico borgo lacustre; la ricerca storica rivela importanti interventi da parte dei Visconti in merito al suo utilizzo nel territorio ducale. 

I ritrovamenti in pietra

Un ritrovamento su pietra è un epigramma funerario di Maraotes, primo Cristiano angerese nato a Kaprotabis presso Apamea in Siria. E' interessante dunque rilevare che Angera risultava essere il crocevia di popoli e persone provenienti anche da molto lontano, oltre che un luogo di incontro di culture diverse.

L'Altare delle Matrone

Un reperto ritrovato nella chiesa di Sant’Alessandro, Sisinnio e Martirio il 25 aprile del 1909 è l’Altare delle Matrone

Sotto l’iscrizione emergono a rilievo un corno bovino e la parte superiore di una testa umana, elementi che rivelano una scena di sacrificio, frequente sugli altari romani. 

Nella facciata laterale superstite emerge un candelabro vegetale, floride foglie allungate dal fusto centrale, lanceolate e d’acanto; tra di esse compaiono fiori a forma di campanula che si aprono in due parti. La parte superiore termina con una pigna, sopra la quale è stata realizzata una ghirlanda di foglie di alloro.


Invece, nel lato opposto all’iscrizione è scolpito un rilievo di quattro figure danzanti che si tengono per mano, con le braccia a formare un intreccio. A condurre il gruppo è una figura rappresentata in tratti virili. Le Matrone indossano lunghe tuniche ad ampie pieghe. L'immagine rimanda ad una danza circolare, che normalmente avveniva attorno ad un oggetto, una roccia, una conca, simbolo del grembo materno.

La particolarità delle Matrone venerate ad Angera è proprio nell’iconografia danzante che decora l'altare delle dee. 

La danza è sacrificio, atto magico, preghiera e profetica visione” 

[da Le Matrone di Angera, a cura di Cristina Miedico, in Gli dei degli altri, 2016 Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti] 

La bombarda

Il reperto è una sfera in granito rosa di Baveno, trovata nelle acque del Lago Maggiore sotto la Rocca di Angera. Essa ha un diametro di 26 cm e venne inchiodata al sottostante parallelepipedo, dello stesso materiale, in epoca tarda. Il reperto e la base poggiano a loro volta su un basamento in pietra di Angera, opera di artigianato moderno scolpita con soggetti che evocano il passato della città. L' oggetto in questione è un proiettile, riconducibile, per dimensione e materiale, a quelli utilizzati da vari macchinari bellici da getto. 

La pietra oggi

Oggi, la stessa pietra è presente in numerosi edifici quattro-seicenteschi di Milano sottoposti negli ultimi anni a importanti controlli, indagini e restauri a causa della fragilità del materiale, ampiamente utilizzato in contesti architettonici di grande pregio. La tutela dei siti coinvolge ambiti diversi di indagine, archeologici, storici, geologici e conservativi, e intende mettere a fuoco le problematiche di conservazione legate alle caratteristiche di questo materiale e al suo degrado

La pietra ollare in nord Italia

La lavorazione della pietra ollare inizia fin dalla preistoria. Durante l’inverno la pietra veniva estratta dalle cave utilizzando picconi a doppia punta, chiamati “asisc”,  e se ne ricavavano dei recipienti per la cottura e la conservazione dei cibi e per il fabbisogno domestico.

Il termine 'ollare' deriva dalla parola latina “olla”, ovvero pentola, che indica dei contenitori ricavati dalla lavorazione della pietra, costituita da talco, magnesite e clorite.

Questi contenitori sono molto resistenti al calore e lo diffondono molto bene: ciò rende possibile cucinare lentamente una grande varietà di cibi.

Ci sono tre diversi tipi di pietra ollare: la “lavècc”, utilizzata per la lenta cottura dei cibi, gli “stüin” utilizzati per la conservazione di zuppe e i “fùràgn”, utilizzati per la conservazioni di altri cibi.

Oltre alla pietra, anche le ceramiche

Oltre alla pietra, come materiale di costruzione erano molto diffuse le ceramiche, oggi conservate nel museo di Angera.
Andiamo ad approfondire le caratteristiche e le tecniche utilizzate con questo materiale: la ceramica africana è solitamente  fabbricata  con una tecnologia sorprendentemente semplice. Gli attrezzi dei ceramisti africani sono infatti molto rudimentali, ma consentono  di produrre ceramiche di raffinata bellezza e spesso anche di notevoli dimensioni. La realizzazione della ceramica avviene con la modellazione a mano. Ci sono varie tecniche di lavorazione della ceramica, le più importanti e utilizzate nella produzione sono:

Dopo la fase della modellazione che viene fatta con queste tecniche e la fase dell'asciugatura che varia di stagione in stagione, segue la fase della cottura della ceramica che può avvenire in due modi: a cielo aperto o in forni a legna.