Una giornata dal pistor

di Alice Bortolin

In breve:

Una ragazza vive in una piccola casetta ad Angera con sette fratelli maschi insopportabili. Ogni mattina va dal panettiere, Arturo, per comprare il pane per il pranzo e i due passano la mattinata insieme chiacchierando.

Paucis verbis:

Puella in domo parva Angerae cum septem fratribus intolerabilibus vivit. Cotidie ad pistorem Arturum it, ubi puella panem pro prandio emit, et ambo diem agunt colloquentes.

Testo:
Abito in una piccola casetta nel borgo più abitato di Angera, c’è tutto: il calzolaio, il panettiere, il pescivendolo e persino un piccolo mercato dove la mamma compra ogni cosa. La vita a casa non è sempre semplice; io mi sento stretta! Abito con sette fratelli tutti maschi, che sono insopportabili. Carlo, Alberto, Giacomo, Luca, Brizio, Albo e Simeone; la mamma ha sempre in bocca i loro nomi. Dal momento che sono i suoi preferiti, lascia a me tutti i lavori domestici nonostante loro combinino una marea di guai sia a casa che a scuola. Io a scuola non ci vado, infatti tutte le mattine all’ora in cui i miei fratelli escono di casa, mi dedico a fare una passeggiata fino al panettiere per prendere qualche pagnotta per il pranzo. Il panettiere è gentilissimo, si chiama Arturo, lui sì che è meglio dei miei fratelli. È molto giovane, riccio e castano, alto e maturo. Ha 16 anni, proprio l’anno scorso ha finito la scuola. Suo padre è anche lui un panettiere, poiché, al posto di proseguire una carriera militare, ha preferito dedicarsi ad un lavoro umile per tramandare la tradizione della sua famiglia cominciata dai suoi bisnonni. È bizzarro come negozio, crea pagnotte molto particolari; Arturo dice che si chiamano quadratus, treccina e tazìna. Diciamo che la treccina è la mia preferita, anche perché è molto elegante, peccato che non la prendiamo mai per casa. La mamma mi obbliga a comprare ogni giorno tre quadrati perché sono molto semplici da dividere in parti uguali dal momento che i miei fratelli litigherebbero pure per questo, e io come al solito, se qualcosa non quadra, mi prendo il pezzetto più piccolo. La mamma dice che la tazìna è riservata ai ricchi per mettere zuppe e minestre, ed Arturo mi ha anche spiegato che il prezzo è più elevato, rispetto agli altri, di qualche sesterzio, perché la lavorazione è più impegnativa. Queste pagnotte sono fatte con farine integrali, mi spiegava il mio amico, di grano e di farro. Finita la mia scampagnata torno a casa puntuale per portare il pane a pranzo e nel pomeriggio mi dedico ad altre faccende domestiche in compagnia della mamma e dei miei fratelli rompiscatole.