L'incidente che mi ha migliorato la vita

di Marta Besozzi


In breve:

Una ragazza dell'Angera romana, a causa di un malore improvviso del padre, deve imparare a fare il pane, scoprendo così la sua passione.

Paucis verbis:
Puella in Angera Romana, ob subitam patris aegritudinem, discere debet panem facere, cognito panis amore.

Testo:

Mi chiamo Cornelia, ho 13 anni, vivo ad Angera e sono l’unica figlia del panettiere Claudio, il più famoso del paese.

Un po’ di giorni fa, un ragazzo molto carino, penso poco più grande di me, si è presentato davanti al nostro forno e, dopo essersi annunciato come servitore di un importante funzionario, ha commissionato a mio padre un ordine molto ricco: più di trenta treccine, nove quadratus e diciassette tazìne

Mio padre molto agitato ha iniziato subito a impastare, ad incidere, ad intrecciare e ad infornare, fino alla notte prima della consegna, senza mai fermarsi.

Gli mancavano pochi panini, meno di una decina per tipo, quando è caduto a terra a peso morto. Sono subito corsa da lui per accertarmi che stesse bene e per aspettare che si svegliasse; una volta alzatosi in piedi, l’ho costretto a riposarsi un po’, almeno qualche ora. Dopo averlo convinto, sono tornata nella sala del forno e mi sono messa al lavoro, mancavano esattamente tre treccine, un quadratus e due tazìne.

Inizialmente mi sono fatta prendere dal panico, secondo mio padre fare il panettiere è un mestiere da uomini e proprio per questo motivo non mi ha mai insegnato niente.

Ho iniziato a pensare a una soluzione e quando ho visto una grande porzione di impasto alla fine del banco, ho iniziato, seppur con fatica, a fare sezioni più piccole, ad incidere, ad intrecciare e ad infornare.

Ero sfinita, ma comunque sia contenta, ho amato fare il lavoro di mio padre!

Finita l’opera ho messo tutti i panini avvolti da un panno in una grossa cesta di legno e mi sono recata nel luogo prestabilito.

Quando sono tornata a casa, ho raccontato tutto ciò che ho fatto a mio padre e, proprio come mi aspettavo, non l’ha presa proprio benissimo: aveva paura che i panini fatti da me non fossero belli e buoni e che quindi sarebbe stato umiliato davanti a tutto il paese.

Per fortuna, pochi giorni dopo il nostro scontro, è arrivata una lettera da parte del funzionario, in cui venivano fatti i complimenti per la bontà del prodotto!

Quando mio padre ha letto quelle parole, ha deciso che mi avrebbe insegnato a praticare il suo mestiere, ed io non ero mai stata così felice!