Il gioiello di Angera

Il gioiello di Angera è un pendaglio in bronzo ritrovato nella necropoli romana di Angera. 

Scavi effettuati a partire dal XIX secolo hanno portato alla luce una rilevante necropoli, con diverse centinaia di sepolture a cremazione, a inumazione e con tombe alla cappuccina. La necropoli venne utilizzata per diversi secoli. 

Durante gli scavi sono stati rinvenuti vasellame, ceramiche, contenitori in vetro, monete, gioielli e altri ornamenti. 

Diversi sono i corredi ora esposti nelle vetrine di una sezione del museo di Angera.

Il gioiello più famoso risale al periodo celtico e probabilmente fu tramandato di generazione in generazione fino a essere sepolto in una tomba dei primi decenni del I secolo a.C.

Far rivivere il passato: l'antichità che ispira la moda.

La realizzazione in 3D del gioiello 

La ricostruzione in 3D del gioiello  è stata effettuata anche tramite il processo di fusione a cera. Questo processo era utilizzato anche durante l’epoca romana. Il vantaggio di questo metodo è la finitura superficiale molto alta del pezzo, oltre al fatto che permette l'uso di strati molto sottili di metallo prezioso, riducendo il peso e il costo del gioiello, ma lasciando intatto il suo valore artistico.

Ispirandosi al gioiello ritrovato, è stata realizzata da una gioielleria locale, la gioielleria A.M. oro, anche una collezione denominata Dervonia in onore delle Matronae Dervonnae.

Le Matronae Dervonnae erano una triade di dee madri venerata nell'antica religione celtica, conosciuta principalmente attraverso testimonianze archeologiche e iscrizioni. 

Si pensa che fossero associate alla fertilità della terra, alla protezione della comunità e alla vita e alla morte dell'uomo. Il loro culto era diffuso in diverse regioni dell'Europa centrale e occidentale. Erano dee danzanti sotto la quercia sacra e rappresentate su un altare romano rivenuto nel comune di Angera. In realtà le figure presenti sull'altare sono quattro, ma più spesso comparivano in tre, come per esempio avviene per le tre Grazie.