Un goccio di troppo

di Maria Charton

In breve...

Agostino ed Emilio sono due bambini curiosi, che provano a rubare una bottiglia di vino, per provare un nuovo sapore, ma Agostino tornato a casa cade e rompe la bottiglia, così non appena suo padre si sveglia, il ragazzino capisce di essere nei guai.

Paucis verbis...

Agostinus et Aemilius sunt duo curiosi pueri, qui conantur furari vinum in lagoena, ut gustent novum saporem, sed Agostinus, reversus domum suam, cadit et frangit lagoenam, sic, simul ac pater expergiscitur, puer cognoscit se in periculo esse.

“Agostino sei pronto?” mi chiede Emilio battendo sul vetro della finestra della mia camera.


“Emilio, ti avevo detto di non avvicinarti alla mia domus, se mio padre si sveglia sono guai!”


“Sì, scusami, ma sbrigati ad uscire, dobbiamo arrivare al lago prima che le stelle svaniscano e il Sole sorga!”


Così, presa la mia sacca preparata la sera prima, mi avvio con Emilio al lago. Abbiamo scelto non a caso una serata tranquilla, senza anima viva.


“L’hai presa?”


“Sì, Emilio, è qua dentro”, rispondo io tirando fuori una bottiglia di Falerno.


“Dicono che sia il vino più buono qui e anche il più difficile da trovare in commercio, speriamo non si accorgano che la bottiglia è sparita”.


“Abbiamo solo dodici anni, anche se fosse, non sospetteranno mai di noi! Dobbiamo stare solo molto attenti, mio padre mi ha ripetuto molte volte di non toccare quella bottiglia, se lo scopre sono guai, dice che potrebbe creare un effetto strano sui bambini, ma non ha ancora capito che ormai noi siamo grandi.”


Detto questo, tiro fuori due grossi bicchieri di terracotta e verso un po’ del vino, non me ne intendo tanto, ma penso che un bicchiere pieno a testa sia abbastanza. Così riempio le terrecotte fino all’orlo e ne porgo una ad Emilio, che dopo averne fatto un sorso  esclama: “Che disgusto! Non mi piace il sapore di questa bevanda! Come fanno i grandi a berne più bicchieri? Io non riesco a continuare!”, mi dice con un'espressione di ribrezzo in viso.


“Ma come! A me piace tantissimo! Questo sapore acre ma fine mi intriga molto, credo che ne prenderò ancora!” E così dicendo finisco sia il mio bicchiere, sia quello di Emilio. 


“Oh no! Guarda, Agostino! Il cielo si sta schiarendo, dobbiamo tornare a casa!”


Così ci avviamo, ma sento le gambe un po’ traballanti e vedo un po’ sfocato, non importa sarà solo la stanchezza. 


Arrivato alla mia domus, saluto Emilio che se ne va per la sua strada. La mia bocca però è impastata e sento una irrefrenabile voglia di ballare e cantare insieme ad altri pensieri frenetici in testa: cosa sta succedendo al mio cervello?

Cerco di fare silenzio, ma sfortunatamente, mentre sto per scavalcare la finestra, cado e rompo il vaso vicino al comodino. Che pasticcio!


“Agostino, che succede?” Grida mia madre correndo verso di me, svegliando così anche mio padre.


“Ma cos’è tutto questo rosso sulla tua faccia e anche per terra? Oh santo cielo, Hadriano, corri, Agostino sanguina!”


E così mio padre accorre, ma si accorge subito che quello che c’è  sulla mia faccia e in terra non è sangue.

Oh oh, mi sa che ho rotto la bottiglia di vino!


“Falerno eh?” esclama subito mio padre con aria minacciosa, “Vedo che questa notte ti sei divertito a disubbidire, vediamo quanto ti divertirai in punizione!”