L'amore è come il pane


di Alessandra Di Tizio

In breve...

Beatrice, una ragazzina dell'Angera Romana, e la sua famiglia hanno la panetteria migliore della città. Lei per la prima volta inforna del pane che porta alla nonna malata con cui ha un meraviglioso rapporto.

Paucis verbis...

Beatrice, puella ex Angleria Romana, et eius familia, optimum pistrinum in urbe habent. Panem primum puella coquit et ad aviam suam ducit cum qua mirabilem relationem habet.

TESTO:

Ave! Mi chiamo Beatrice! Abito nelle insulae della nostra cara Angera. Questa città  secondo me è bellissima… magari non come la vedono i ricchi patrizi che abitano in centro: quella è una bella zona, molto lussuosa ed elegante con quell'odore di pulito che mi invade i polmoni quando vado a fare le mie consegne in quell'area. Secondo me, comunque, la parte più bella della mia oppidum è la zona popolare, povera ma con persone oneste e tutte uniche. 

A metà strada tra questi due mondi vicini ma con delle grandi differenze, c'è la panetteria dei miei genitori. Questa attività è in moto da tre generazioni e facciamo una delle più buone pagnotte di Angera. Io, per aiutare i miei genitori a guadagnare qualche soldo in più per sfamare loro, me e i miei tre fratellini e sorelline, vado a fare consegne a domicilio per persone che non hanno tempo per venire nel negozio. La nostra è una ricetta segreta che nessuno sa, ovviamente tranne i miei genitori e la mia nonna. Peccato che la nonna adesso non può lavorare perché ha preso una malattia: niente di grave, ha detto il mio amico che ha il pater medico a cui vado a fare delle consegne con ordini speciali. Uno dei momenti più belli che ho passato con la nonna è stato proprio in questi giorni: ero andata a darle la spesa così che lei non uscisse di casa con il naso rosso e gocciolante, e ovviamente le ho messo dei panetti impastati e cotti da me per la prima volta. Sono arrivata e ho bussato alla piccola e storta porta che ci separava e lei mi ha fatta entrare con straordinaria velocità. Mentre la vecchina camminava davanti a me lentamente, mi è caduto l'occhio su dei disegni a cui non avevo mai fatto caso: credo che fossero papà, gli zii, la nonna e un uomo che la stava abbracciando con un sorriso disegnato sul volto. Con uno slancio ho messo sul tavolo in mezzo alla cucina una sportula con dentro i viveri per la nonna. Ci siamo sedute sulle sedie e lei mi ha chiesto di rimanere perché aveva voglia di parlare con qualcuno; così le ho chiesto chi fosse quella persona nei ritratti. "È mio marito, tuo nonno… è morto in guerra poco dopo che nacque tuo padre". Ha preso il pane e con la precisione di un geometra l'ha spezzato a metà e me ne ha data una. "Sai, lui era proprio bravo a fare il panettiere, con lui non avevamo rivali, guadagnavamo tanto e avevamo clienti di un certo livello…". Io non sono riuscita a dire niente e ho annuito stupita. "Il tuo pane è meraviglioso, morbido ma fuori croccante, giusto il bilanciamento del farro ed è ancora caldo". Ci siamo messe a parlare della giornata, raccontandoci aneddoti vari mentre il pane ci faceva compagnia con qualche formaggio per fare uno spuntino prima di tornare alle mie solite consegne.