Il vino 

Vino a Roma

L'origine romana del vino ha radici autoctone ma anche greche ed etrusche. L'Italia, specialmente il territorio romano, viene definita da Sofocle come "terra prediletta del Dio Bacco", grazie al fatto che la vite in questo territorio cresce spontaneamente, al contrario di altri Paesi in cui la vite è stata importata da altri popoli. 

La vinificazione

I Romani grazie alle conoscenze apprese da altre popolazioni, quali Greci e Etruschi, riuscirono a creare delle coltivazioni produttive e specializzate. Infatti vennero create piantagioni di viti utilizzate per la produzione di grandi vini del passato, tra cui il Falernum. Le piantagioni sono state produttive non solo grazie alla dedizione degli uomini, ma anche grazie ai terreni fertili delle pendici dei monti Petrino e Massico. Alle pendici di quest'ultimo è stata fatta la scoperta archeologica di un antico e importante vigneto di età imperiale.

Il vino ad Angera

Angera era una località fluviale abitata dai Celti, una popolazione di origine indoeuropea. Alcune fonti giunte a noi certificano che la coltivazione della vite era già effettuata da questa popolazione.

La conquista di questa zona da parte dei Romani e la fusione della cultura celtica con la romana pongono le condizioni per la continuazione di questa attività.

Della produzione del vino ad Angera resta traccia nei reperti di anfore e contenitori destinati al trasporto della bevanda.

Una delle cose che possiamo dedurre dai reperti è che in età romana il vino era utilizzato per conservare alimenti, tra cui la frutta

I vini speziati

A differenza dei Celti, che bevevano birra, i Romani apprezzavano maggiormente il sapore fruttato del vino. 

In questo breve passo dell'opera De origine et situ Germanorum dello storico romano Tacito si parla della differenza tra le persone che bevono birra e gli amanti del vino, e quindi indirettamente delle differenze tra il popolo celtico e quello romano.

[23] (1) Bevono un liquido di orzo o frumento, fatto fermentare fino a diventare simile al vino; i più vicini alla frontiera comprano anche vino. Hanno cibi semplici, frutta del campo, cacciagione fresca o latte rappreso; saziano la fame senza apparato e senza leccornie. (2) Verso la sete non hanno la stessa temperanza: se si agevola la loro tendenza all’ubriachezza dando loro da bere quanto desiderano, si possono vincere più facilmente coi loro stessi vizi che non con le armi."                                                                

Il popolo celtico, però, oltre a bere la birra, usava anche vino forte e puro,  mentre quello romano preferiva il vino diluito e aromatizzato. Uno di questi era il mulsum, un vino mielato che poteva essere condito con il pepe affinché esso si conservasse per essere successivamente offerto ai viandanti.

Tra i condimenti più frequenti del vino troviamo anche la resina (resinata vina), che infondeva al vino il suo caratteristico sapore, pece, mirra, considerata un ottimo condimento, miele, petali di rosa, che grazie alla loro infusione originavano il vino rosatum, petali di viola, da cui si otteneva il violacium, e foglie di limone.

I contenitori

I Romani, per  contenere sia le cibarie che le bevande come appunto il vino, utilizzavano delle ceramiche dette 'sigillate', importate dall'Asia Minore e dall'Africa: sono ceramiche di tipo ellenistico, diventate popolari nella cultura romana. Sono di colore rosso, più o meno chiaro, con impressi o modellati dei rilievi. Compare solitamente impresso un bollo o "sigillo" da cui appunto esse prendono il nome.

Per trasportare le merci via mare, i Romani facevano uso di anfore dal fondo piatto, molto capienti,  esse servivano a trasportare le merci, specialmente liquidi come il vino o l'olio e frutta secca e olive nelle navi onerarie: navi adibite ai traffici commerciali.

Le anfore venivano sigillate con tappi di cera e paglia, con dei  cunei di sughero inseriti nella stretta imboccatura dell'anfora, oppure con un operculum, un disco di terracotta fermato con della malta.

Il decanter è una bottiglia di vetro di piccole dimensioni, dedita alla decantazione e ossigenazione del vino, specialmente quello ricco di tannino, un acido capace di far precipitare, ossia diminuire i valori di metalli pesanti. Il tannino veniva molto utilizzato dentro le botti contenenti il vino per la conservazione del legno, evitandone la degradazione


La diffusione

Durante l'epoca repubblicana, i Romani diffusero la vite non solo in Italia, ma in gran parte delle province che man mano conquistavano e che poi, in particolare la Gallia, richiedevano vini in abbondanza. 

I vini più amati dai Romani erano liquorosi e spesso venivano annacquati, mentre i Galli (come anche le popolazioni celtiche angeresi) bevevano il vino puro, non miscelato con l'acqua: tale abitudine era considerata incivile dai Romani perché portava all'ubriachezza.