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Iperborea, la giovane e attenta Casa Editrice milanese che sta meritoriamente divulgando i capolavori dei Paesi del nord Europa annuncia la ristampa del capolavoro del grande scrittore estone Jaan Kross, Il Pazzo dello Zar, nella pregevole traduzione del nostro consulente Arnaldo Alberti.

Dopo nove anni di prigionia nella fortezza di Schlüsselburg, il barone Timo von Bock, dichiarato pazzo, viene confinato con la famiglia nei suoi possedimenti baltici, sotto la stretta sorveglianza di spie governative. Che crimine ha commesso questo brillante aristocratico e colonnello dell’Impero russo, ammirato da Goethe e amico intimo dello stesso zar Alessandro? Nato nella culla dei privilegi, Timo è colpevole della follia di non riuscire a scendere a patti con i propri ideali rivoluzionari, un liberale troppo avanti con i tempi, che rifiuta una principessa per sposare una contadina, che libera i suoi servi e tratta da pari i domestici, fino a scrivere allo zar, con la schietta lealtà che il sovrano esige da lui, un’infuocata denuncia contro il regime. Come un «chiodo piantato nel cuore dell’impero», con la purezza pericolosa di un bambino, Timo ingaggia una lotta a distanza con il sovrano, che tenta ogni genere di lusinga e di persecuzione per «guarirlo», in un confronto tra l’intellettuale e il potere, lo spirito libero e il conformismo, e tra due eroi tragici fatalmente legati da un’impossibile amicizia. Jaan Kross si ispira a una reale vicenda storica per scrivere il suo grande romanzo contro l’oppressione, la stessa che i suoi Paesi Baltici continuavano a subire, non più dai Romanov ma dall’Unione Sovietica, e che l'aveva condannato a otto anni di prigionia. Come a dire che la Storia non si ferma, che i sogni dei sognatori sono destinati a essere sognati di nuovo e che, per quanto folli e irrealizzabili, possono dare dignità all’esistenza. 

CONTENUTI EXTRA

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Citazioni

«Una grande storia di indomiti vinti.»

− Claudio Magris

“Il pazzo dello zar” il capolavoro dell’estone Jaan Kross

La storia del barone Timo che si ribella per l’amore e la libertà metafora del difficile rapporto tra i baltici e la potente Russia

TITOLO ORIGINALE: KEISRI HULL

PRIMA EDIZIONE: GENNAIO 2016

PP. 448

NAZIONE: ESTONIA

TRADUZIONE DI: ARNALDO ALBERTI

POSTFAZIONE DI: GOFFREDO FOFI

COLLANA: NARRATIVA

NUMERO DI COLLANA: 257

ISBN: 9788870914573

PREZZO DI COPERTINA: € 19,00

TUTTOLIBRI

TITOLO ORIGINALE: KEISRI HULL

IN USCITA IL: 15 GENNAIO 2016

PP. 448

NAZIONE: ESTONIA

TRADUZIONE DI: ARNALDO ALBERTI

INTRODUZIONE DI: CLAUDIO MAGRIS

Jaan Kross «Il pazzo dello zar» Iperborea (traduzione di Arnaldo Alberti) pp. 448, € 19

Pubblicato per la prima volta nel 1978, vincitore del Premio Nonino e del francese Meilleur Livre 

Étranger, tradotto in più di 20 lingue, torna in Italia il romanzo-capolavoro del grande scrittore baltico Jaan Kross.

«Timotheus von Bock è un aristocratico che viene imprigionato per anni e poi dichiarato pazzo e confinato nei suoi possedimenti in Livonia (la regione baltica che si estende attorno al Golfo di Riga, compresa tra l’attuale Estonia a nord e la Lettonia a sud) perché nel 1818 ha osato denunciare in un memoriale allo zar Alessandro I, al quale era legato da devota amicizia, le ingiustizie politiche e sociali del sistema zarista e proporgli un progetto di costituzione garante dei diritti di ogni cittadino e tutelatrice delle classi oppresse, come quella dei contadini. Von Bock fa parte di quell’élite militare illuminata dalla quale nasce la rivoluzione dei decabristi nel 1825; liberale e riformatore, egli non vuole minare l’ impero, bensi’ rinnovarlo e trasformarlo in una vera patria per tutti i suoi sudditi. Il potere reagisce con la violenza, condannandolo al carcere, dichiarandolo pazzo e sottoponendolo ad una perfida ed ossessiva sorveglianza che diviene un simbolo di tutte le ragnatele che cosi’ spesso invischiano e soffocano la vita. Il romanzo di Kross non è soltanto una parabola delle relazioni fra l’intellettuale e il potere, ma è anche e soprattutto una poetica raffigurazione dell’ambiguità della vita. Von Bock non è un folle, ma il suo sogno di riforme, in quelle circostanze storiche, può essere una follia, anche se è una di quelle che danno senso e dignità all’esistenza; nel suo rapporto con lo zar non c’è solo il dissidio tra uno spirito libero e autocrate, ma anche leale amicizia; la diagnosi di malattia mentale è certo falsa, ma alla fine un alone di possibile follia avvolge la lucida nobiltà d’animo di von Bock.» - Claudio Magris