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di Arnaldo Alberti (White Star, Vercelli 1995; collana 'Grandangolo') Splendide immagini che raccontano le più antiche usanze, il folclore, le abitudini quotidiane, invitano il lettore a visitare nuove terre, in un brillante e imprevedibile intreccio di panorami e sconfinati paesaggi.

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Pagina 25

(26 gennaio 1995) - Corriere della Sera

KROSS Tutto il dolore del Baltico

Otto anni nel Gulag. Vinto ma indomito come il suo protagonista. In quella regione di confine dove si combatte' la battaglia contro i cavalieri Teutonici celebrata da Eisenstein, vive una civilta' dalle origini remote e misteriose. Il colonnello Timoteus von Bock, l' eroe del romanzo, col suo memoriale allo zar Alessandro II, nel 1818 sognava di poter trasformare l' impero in una vera patria

PERSONAGGI L' autore del "Pazzo dello Zar" in Italia per ricevere il Premio Nonino. Con piccole grandi storie di CLAUDIO MAGRIS TITOLO: Tutto il dolore del Baltico Otto anni nel Gulag. Vinto ma indomito come il suo protagonista In quella regione di confine dove si combatte' la battaglia contro i cavalieri Teutonici celebrata da Eisenstein, vive una civilta' dalle origini remote e misteriose Il colonnello Timoteus von Bock, l' eroe del romanzo, col suo memoriale allo zar Alessandro II, nel 1818 sognava di poter trasformare l' impero in una vera patria.

Jaan Kross, autore del romanzo "Il pazzo dello Zar", pubblicato in Italia da Garzanti, ricevera' sabato sera a Percoto (Udine) il Premio Nonino. Nel Kalevipoeg, l' epopea nazionale estone trascritta dai canti popolari e in parte reinventata da Friedrich Reinhold Kreutzwald alla meta' del secolo scorso, l' eroe omonimo, che vince anche il diavolo, non riesce, alla fine, a fermare i cavalieri porta spada che devastano la sua terra. La storia che sconfigge il mito e la violenza di genti piu' forti e organizzate che sottomette un mondo contadino legato al non tempo della natura e la cui voce, affidata all' anonima canzone popolare, celebra sentimenti che sembrano perenni come il respiro delle stagioni. I cavalieri porta spada erano quelli dell' Ordine di Livonia, confluito piu' tardi in quello Teutonico; per secoli gli estoni, un piccolo popolo ugrofinnico, hanno subi' to invasioni e dominazioni straniere, dai danesi ai tedeschi, dalla Svezia all' impero russo, all' Unione Sovietica. Questo secolare scontro di culture e' stato anche un fecondo e composito crogiolo di civilta' , che ha fatto del mondo baltico un caleidoscopio non meno vario e complesso di quello danubiano. Vilna, la capitale della Lituania, e' stata per esempio anche uno dei maggiori centri dell' ebraismo, l' Estonia ha avuto una rilevante aristocrazia baltico germanica e Riga, la capitale della Lettonia, e' stata la culla di una straordinaria fioritura culturale tedesca; nel canto popolare lettone per il solstizio d' estate Herder, uno dei grandi della letteratura tedesca, scopriva una voce inconfondibilmente individuale dell' universale coro dell' umanita' , unitario e variegato come una pianta con i suoi fiori e le sue foglie. La civilta' baltica ha uno spessore profondo, e una stratificazione di elementi diversi e di origini remote, anche extraeuropee; sotto la grande storia scritta, spesso sanguinosamente, dalle nazioni e dagli Stati piu' forti, scorre come un fiume sotterraneo l' esistenza nascosta di civilta' ricacciate nell' oblio ma tenacemente fedeli a se' stesse. Divenuta Stato indipendente, come le altre due repubbliche baltiche, l' Estonia e' stata annessa all' Unione Sovietica nel 1940 ed e' ridivenuta indipendente nel 1991, dopo aver conosciuto l' occupazione nazista e le deportazioni in massa nei Gulag staliniani. Anche Jaan Kross, lo scrittore estone ormai largamente noto oltre i confini del suo Paese, ha conosciuto gli inferi del Gulag, dove e' stato internato per otto anni, e anch' egli racconta, nel romanzo Il pazzo dello Zar, ora celebrato in Italia dal Premio Nonino, una storia di indomiti vinti. Il protagonista di quest' opera, il colonnello Timoteus von Bock, e' un personaggio realmente esistito; anche in altre opere narrative (ad esempio nella Partenza del professor Martens) Kross rielabora e trasfigura, con puntigliosa e documentata aderenza alla verita' storica, vicende e figure reali, consapevole che la vita, come diceva Svevo, e' originale, piu' fantasiosa dell' invenzione romanzesca, e che l' ironia della Storia crea situazioni piu' paradossali di quelle immaginarie. Timoteus von Bock e' un aristocratico che viene imprigionato per anni e poi dichiarato pazzo e confinato nei suoi possedimenti in Livonia (la regione storica divisa fra Estonia e Lettonia) perche' nel 1818 ha osato denunciare in un memoriale allo zar Alessandro, al quale era legato da devota amicizia, le ingiustizie politiche e sociali del sistema zarista e proporgli un progetto di costituzione garante dei diritti di ogni cittadino e tutelatrice delle classi oppresse, come quella dei contadini. Von Bock fa parte di quell' e' lite militare illuminata dalla quale nasce la rivoluzione dei decabristi nel 1825; liberale e riformatore, egli non vuole minare l' impero zarista, bensi' rinnovarlo e trasformarlo in una vera patria per tutti i suoi sudditi. Il potere reagisce con la violenza, condannandolo al carcere, dichiarandolo pazzo e sottoponendolo ad una perfida ed ossessiva sorveglianza che diviene un simbolo di tutte le ragnatele che cosi' spesso invischiano e soffocano la vita. Il romanzo di Kross non e' soltanto una parabola delle relazioni fra l' intellettuale ed il potere, ma e' anche e soprattutto una poetica raffigurazione dell' ambiguita' della vita. Von Bock non e' un folle, ma il suo sogno di riforme, in quelle circostanze storiche, puo' essere una follia, anche se e' una di quelle che danno senso e dignita' all' esistenza; nel suo rapporto con lo zar non c' e' solo il dissidio fra uno spirito libero e un autocrate, ma anche leale amicizia; la diagnosi di malattia mentale e' certo falsa, ma alla fine un alone di possibile follia avvolge la lucida nobilta' d' animo di von Bock. Narrato in prima persona da Jakob, il cognato di von Bock che scrive un diario nel quale vengono riportati frammenti dell' incriminato memoriale, il romanzo tratteggia con forza poetica paesaggi e figure di quel mondo, a cominciare da Eeva, la moglie contadina del protagonista.

Arnaldo Alberti ha reso con una prosa asciutta e intensa il romanzo, traducendolo da una lingua che, leggo in un manuale, ha sedici casi, il cui elenco sembra una fantasia gaddiana: nominativo, genitivo, accusativo, partitivo, illativo, elativo, inessivo, allativo, ablativo, adessivo, abessivo, comitativo, instruttivo, essivo, prolativo o terminativo...

Conculcata per lungo tempo dai russi, l' Estonia oggi ha una cospicua minoranza russa che rischia a sua volta di essere perseguitata. Il risveglio delle piccole nazioni baltiche e' stato un grande momento di liberta' ed e' augurabile che il patriottismo non degeneri, com' e' accaduto tragicamente altrove, in aberrante e viscerale nazionalismo. In un incontro di scrittori a Jyvaskyla, in Finlandia, nel 1990 c' erano anche scrittori baltici, con i quali ho fatto subito lega e che si prendevano amabilmente in giro, ricordando ad esempio come nel periodo fra le due guerre alcuni studenti lettoni erano entrati in Estonia e, saliti sul Suur Munamaki, la piu' elevata collina del Baltico (317 metri, 4 metri piu' della piu' alta vetta lettone), avevano spalato via quei quattro metri di terra, per togliere quel primato agli estoni, che l' avevano subito ristabilito, ammucchiando di nuovo quattro metri di terra e aggiungendovi una torre. Forse un modo di guarire dal nazionalismo e' dire, come suggeriva uno di quegli amici in Finlandia, che nel proprio Paese tutto e' meglio che nel Paese confinante e che anzi perfino i nostri vicini sono migliori di quelli che hanno loro e cioe' di noi. La profonda umanita' di Kross, dolente e serena, e' anche la migliore risposta ai risentimenti d' ogni genere, anche a quello nazionalista. Con la modestia del vero scrittore, il quale sa che la vita' e' piu' grande di lui, Kross ha dichiarato che non lui, ma l' eroe del suo romanzo, il colonnello von Bock che e' realmente vissuto e ha realmente sofferto, puo' meritare un premio letterario.

Magris Claudio