Differenze tra CdI e Corruzione

Questa parte è ripresa dal Cap. III del libro e il punto 4.3 delle linee guida

1) La corruzione come degenerazione del conflitto di interessi

2) La corruzione come cattiva governance e gestione, ossia come deviazione dal bene comune

3) Le forme di corruzione

4) Corruzione con uso a fini privati delle funzioni attribuite

5) Corruzione senza uso a fini privati delle funzioni attribuite. Conflitto di disinteresse e incompetenza

6) Meccanismi psicologici che portano dal conflitto di interessi alla corruzione

7) Le forme di corruzione con uso a fini privati delle funzioni attribuite

Indice delle linee guida, scaricabili gratuitamente qui

1) La corruzione come degenerazione del conflitto di interessi

Il CdI è stato definito come una situazione di rischio, non come un comportamento che genera un danno. Infatti, per avere CdI è sufficiente la presenza di un interesse secondario che tende a interfe­rire in modo reale, potenziale e/o apparente con l’interesse primario dell’azienda.

A differenza del CdI, nella corruzione l’individuo si comporta in modo tale da far prevalere i suoi interessi secondari sull’interesse primario, abusando del suo potere .

Da quando detto, ne consegue che, in ambito aziendale, la corruzione richiede la presenza di tre elementi: 1) l’interesse primario dell’azienda; 2) un interesse secondario (finanziario o non finanziario) di una persona (delegante o delegato); 3) il prevalere dell’interesse secondario a danno di quello primario.

«[…] la corruzione è la fase finale del conflitto di interessi. Si può dire che tutti i casi di corruzione includono il conflitto di interessi, mentre non è sempre vero il contrario. Inoltre, la corruzione è molto spesso un crimine, mentre il conflitto di interessi incorpora un’ampia gamma di comportamenti, la maggior parte dei quali non costituisce reato [...]»; Carney G. (1998).

I primi due elementi della definizione coincidono con quelli della definizione di CdI (Cap. II, Tav. 24). A cambiare è il terzo elemento: mentre il CdI è una situazione di rischio, nella corruzione la situazione di rischio degenera in un comportamento improprio. In questo senso, la corruzione include qualsiasi forma di abuso di potere volta ad estrarre benefici privati, per se stessi e/o per la propria organizzazione (es. tangente, nepotismo, favori­tismo, clientelismo, appropriazione indebita, capture).

L’essere in conflitto di interessi ed abusare effettivamente della propria posizione, facendo prevalere l’interesse secondario su quello primario, restano due aspetti distinti: una persona in conflitto di interessi, infatti, potrebbe non agire mai in modo improprio.

Dunque, il conflitto di interessi non è un comportamento (come la corruzione), ma una situazione, un insieme di circostanze che creano o aumentano il rischio che gli interessi primari possano essere compromessi dall’inseguimento di quelli secondari (Thompson 2009). La corruzione è la degenerazione di un conflitto di interessi, in quanto c’è sempre il prevalere di un interesse secondario su uno primario. Il conflitto di interessi, invece, segnala solo la presenza di interessi in conflitto (anche solo in modo potenziale o apparente).

Il conflitto di interessi, a differenza della corruzione, è caratterizzato da una portata ben più ampia di relazioni sociali ed economiche, la maggior parte delle quali non è classificata come reato, nonostante la sua presenza possa tendenzialmente violare l’equilibro socialmente accettabile tra l’interesse privato e i doveri e le responsabilità di un individuo.

2) La corruzione come cattiva governance e gestione, ossia come deviazione dal bene comune

Il libro fonda le sue basi sull’idea che la normalizzazione del CdI e della corruzione derivi dall’allontanamento dalla logica del bene comune da parte dei soggetti aziendali. Ciò a causa di un individualismo diffuso e di un’idea di azienda come strumento per il proprio tornaconto .

Sembra quindi opportuno proporre una definizione che porti a riflettere non solo su ciò che è male per l’azienda ma anche su ciò che è bene. In altri termini, si vuole andare oltre la concezione di corruzione di cui gli individui sono normalmente portatori, ossia quella penalmente rilevante della tangente

La corruzione è qui intesa come qualsiasi comportamento che si pone contro (o non tende a favorire) l’interesse primario dell’azienda – appunto inteso come bene comune – diffondendo male comune, vizi e non virtù. La corruzione è un «furto di bene comune» [Ciotti e Alberti, 2019, p. 38]. L’azienda virtuosa è quella che promuove il bene comune, ponendosi a servizio del benessere dell’uomo

La corruzione è cattiva governance e gestione aziendale, è qualsiasi comportamento che si pone contro (o non favorisce) l’interesse primario dell’a­zienda, ossia si pone contro (o non favorisce) il bene comune. Essa è così definita in quanto: 1) rompe, in tutto o in parte, l’integrità degli attributi che qualificano l’azienda, quindi la sua possibilità di servire il bene comune; e/o 2) pur mantenendo integri tali attributi, porta il sistema aziendale verso un interesse che allontana dal bene comune dell’azienda stessa, degli stakeholder e della collettività.

Dunque, la cattiva governance – termine contenuto nella definizione di corruzione proposta – può essere intesa secondo le accezioni rappresentate nella figura sottostante

4) Corruzione con uso a fini privati delle funzioni attribuite

La corruzione è presente in tutte le situazioni in cui, a prescindere dalla rilevanza penale, venga in evidenza una mala gestio o maladministration (cattiva amministrazione) a causa dell’uso a fini privati dei poteri attribuiti

La definizione ampia di corruzione qui adottata è in linea con la determinazione n. 12 dell'ANAC (del 28 ottobre 2015), relativa all'aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione. "Si conferma la definizione del fenomeno contenuta nel PNA, non solo più ampia dello specifico reato di corruzione e del complesso dei reati contro la pubblica amministrazione, ma coincidente con la “maladministration”, intesa come assunzione di decisioni (di assetto di interessi a conclusione di procedimenti, di determinazioni di fasi interne a singoli procedimenti, di gestione di risorse pubbliche) devianti dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari. Occorre, cioè, avere riguardo ad atti e comportamenti che, anche se non consistenti in specifici reati, contrastano con la necessaria cura dell’interesse pubblico e pregiudicano l’affidamento dei cittadini nell’imparzialità delle amministrazioni e dei soggetti che svolgono attività di pubblico interesse".

Nell'aggiornamento del PNA

Differenza tra conflitto di interessi e corruzione in letteratura

5) Corruzione senza uso a fini privati delle funzioni attribuite

Questa fattispecie è molto più ampia della precedente in quanto include tutti quei casi che pongono le persone a non servire, più o meno consapevolmente, l’interesse primario dell’azienda. Non avendo come finalità l’estrazione di benefici privati, tale forma di corruzione non nasce da CdI e deve intendersi come una gestione non condotta con diligenza, nel rispetto dei doveri aziendali, secondo criteri di economicità e di conformità alla legge e all’etica.

6) Meccanismi psicologici che portano dal conflitto di interessi alla corruzione

I fattori psicologici possono essere classificati in tre categorie. Nella prima rientrano tutti quelli che non considerano l’aspetto morale dell’individuo, bensì la sua irrazionalità. Essi riguardano l’incapacità di comprendere finanche la presenza di un interesse secondario o il suo prevalere sull’interesse primario. La questione morale si presenta quando l’agire di una persona può danneggiare o beneficiare altre persone. Nella seconda e terza categoria è proprio la variabile morale ad entrare in gioco, nel senso che esse si riferiscono a soggetti che non sono predisposti a tenere comportamenti devianti, ma arrivano a comportarsi in modo disonesto. Per tale motivo si parla di disonestà delle persone oneste, queste ultime considerate come persone che sanno distinguere il bene dal male e che soffrono quando scelgono il male, avvertono cioè un costo morale.

La differenza tra le due categorie consiste nel fatto che mentre nella seconda sono presenti una serie di fattori situazionali che oscurano la morale dell’individuo (ossia la capacità di distinguere il bene dal male), impedendogli di rendersi conto che sta agendo in modo tale da far prevalere un interesse secondario su quello primario, nella terza l’individuo è consapevole della presenza di un interesse secondario che tende a interferire, quindi avverte un costo morale che entra in competizione con il guadagno economico che può trarre da una certa situazione, e per comportarsi in modo deviante deve attivare dei meccanismi che gli consentono di neutralizzare tale costo (es. lo fanno tutti!).

I meccanismi psicologici risultano fondamentali, tra l’altro, per comprendere il perché gli individui che vengono a conoscenza di azioni immorali di altri individui non reagiscano, ad esempio, attraverso il cosiddetto whistleblowing

7) Le forme di corruzione con uso a fini privati delle funzioni attribuite

  • Tangenge;
  • Clientelismo
  • Nepotismo;
  • Favoritismo;
  • Appropriazione indebita;
  • State capture;
  • Patronage.

Tangente (bribery):

La tangente è una forma di corruzione e costituisce reato.

In Italia il termine viene normalmente tradotto con “offerta di tangente” da intendersi sia come denaro che come altra utilità.

Nella tangente è opportuno distinguere il reato di chi corrompe da quello del corrotto.

Il corruttore, offre, promette o dà, direttamente o indirettamente, una somma di denaro o altra utilità ad un’altra persona, al fine di ottenerne un vantaggio. L’intenzione del corruttore è quella di (i) indurre una persona ad agire impropriamente nell’esercizio di una funzione o attività (ii) ricompensare una persona per il fatto di agire impropriamente nell’esercizio di tale funzione o attività. Il corrotto accetta o sollecita, direttamente o indirettamente, un indebito vantaggio (denaro o altra utilità), per sé o per altri. Questo indebito vantaggio sarà ricompensato dal corrotto con l’esercizio improprio della sua funzione o attività a vantaggio del corruttore.

Clientelismo:

Il clientelismo è una forma di corruzione che vede la presenza di almeno due soggetti: un patron e un client. La relazione tra le due parti è fondata sullo scambio mutuale di vantaggi: il patron fornisce al client accesso alle risorse e ai mercati dai quali altri sono normalmente esclusi (denaro, lavoro) in cambio del suo supporto e cooperazione (voti elettorali, altre prestazioni). I principali elementi caratterizzanti sono:

1. la relazione si instaura tra attori con diversi status e livelli di potere;

2. la relazione si basa sul principio della reciprocità; si tratta di una forma auto regolativa di scambio, il cui mantenimento si basa su ciò che ogni attore coinvolto si aspetta di ottenere;

3. la relazione è privata e caratterizzante, ancorata solo approssimativamente a leggi pubbliche o norme comuni.In campo politico, il clientelismo è associato al particolare uso delle risorse pubbliche e all’arena elettorale e implica voti e supporto dato in cambio di lavoro e altri benefici. Esso può essere un’utile strategia per vincere le elezioni e costruire supporto politico. È una forma di corruzione patrimoniale delle agenzie pubbliche, evidente quando ad esempio politici e ufficiali distribuiscono servizi pubblici e posti di lavoro come fossero loro patrimonio personale, in modo ristretto, arbitrario e insindacabile. (Political Clientelism, Democracy and Market Economy, Luis Roniger)

Nepotismo:

"Il Nepotismo è una forma di corruzione (Link alla corruzione) ed indica la tendenza, da parte di detentori di autorità o di particolari poteri, a favorire i propri parenti a causa della loro relazione familiare e indipendentemente dalle loro reali abilità e competenze. Il termine deriva dalla parola latina nepos, significa "nipote", e viene generalmente usato in senso spregiativo. Talvolta è utilizzato anche il sinonimo baronismo, derivante appunto dal titolo nobiliare di barone, con accezione ironica e ancor più negativa.

Ad esempio, se un dirigente o politico assume o promuove un parente piuttosto che un estraneo alla famiglia più qualificato, quel dirigente (o politico) sarà accusato di nepotismo. Alcuni biologi hanno suggerito che la tendenza al nepotismo è istintiva, una forma di selezione parentale.

Le leggi sul conflitto di interesse talora contengono dei vincoli di incompatibilità anche fra parenti e consanguinei.

Oggi la parola nepotismo ha assunto anche il significato di favoritismo, raccomandazione" (Wikipedia).

Nel nepotismo l'interesse secondario derivante dal legame familiare prevale sull'interesse primario del principale.

Favoritismo:

Il Favoritismo è una forma di corruzione in cui ufficiali pubblici e soggetti privati mostrano preferenze per amici quando devono nominare soggetti per posizioni di potere, quando devono aggiudicare contratti o delegare compiti legati al loro ufficio. Gli amici che beneficiano dal favoritismo ottengono posizioni di privilegio indipendentemente dalle loro capacità, abilità, adeguatezza per la posizione, il che significa che le scelte migliori vengono sorvolate.

Appropriazione indebita:

L’appropriazione indebita (o peculato) è una forma di corruzione e può essere definita come la fraudolenta conversione della proprietà altrui da parte di soggetti che si trovano in posizioni fiduciarie, come agenti o lavoratori. Elementi qualificanti l’appropriazione indebita:

1. la proprietà deve appartenere a persona diversa dal soggetto, come datore di lavoro o principale;

2. la proprietà deve essere convertita successivamente alla illecita possessione da parte del soggetto accusato;

3. il soggetto deve ricoprire una posizione di fiducia, così che la proprietà è detenuta a causa di obblighi fiduciari il soggetto accusato deve aver avuto l’intento di frodare il proprietario al tempo della conversione.

State capture:

Capture si riferisce ad una forma di grand corruption, attraverso la quale individui, imprese, gruppi specifici (etnici, o anche politici) cercano di estrarre rendite dallo Stato, distorcendo o influenzando la formazione di leggi, regolamenti, politiche governative a proprio vantaggio, tramite il coinvolgimento di pubblici ufficiali che a loro volta ne beneficiano.

Patronage:

Il termine si riferisce al supporto, incoraggiamento, privilegio o aiuto finanziario che un'organizzazione o un individuo conferisce ad un altro. Il termine deriva dal latino Patrons, indicante la formale relazione tra un Patronus e il suo Cliens. Il patronage politico, in particolare, è l’uso delle risorse dello Stato per compensare gli individui del loro supporto elettorale. Il termine può quindi essere inteso come una forma di corruzione in cui una parte, al potere, remunera gruppi, famiglie, etnie per il loro supporto usando illegalmente regali, affidando cariche, o aggiudicando fraudolentemente contratti pubblici.