Covid-19, uno sguardo dettagliato al vaccino

Articolo di Lorenzo Valenti - 06 aprile 2021

Vaccini Covid-19: tipologie e funzionamento

Ebbene sì, siamo finalmente giunti alla fase più attesa: quella delle vaccinazioni. Non si parla di altro ormai, ma sappiamo come sono fatti e quali differenze ci sono tra i vaccini delle varie case produttrici? Come sappiamo, lo scopo di un vaccino è quello di impedire la contrazione di patogeno infettivo attraverso la stimolazione del sistema immunitario per produrre gli anticorpi adatti a contrastare quel patogeno. Per rendere possibile tutto ciò, i vaccini si servono di un antigene: ovvero qualcosa che appartenga al patogeno da contrastare. Esistono vari tipi di vaccini ed oggi vedremo le caratteristiche di quelli sviluppati contro il Covid-19.

I vaccini sviluppati: Pfizer, Moderna e AstraZeneca

I principali vaccini sviluppati di cui sentiamo parlare ogni giorno sono 3: Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Ma quali sono le loro caratteristiche? Partiamo col dire che i vaccini Pfizer e Moderna sono vaccini a mRNA, mentre quello AstraZeneca è un vaccino a vettore virale. I primi ad essere stati sviluppati sono quelli a mRNA poiché comportano costi più bassi ed hanno uno sviluppo più rapido. Essi vengono somministrati tramite iniezione intramuscolo suddivisa in 2 dosi, a distanza di circa 3 o 4 settimane l’una dall’altra. Questi vaccini sono somministrabili dai 16 anni in su e sono consigliati per le persone più anziane o con patologie particolari poiché sono più “lievi” e presentano meno possibilità di scatenare reazioni che potrebbero essere dannose per l’individuo. Il vaccino a vettore virale, sviluppato da AstraZeneca, viene somministrato ugualmente via iniezione intramuscolo in 2 dosi, ma la distanza tra le dosi può variare dalle 4 alle 12 settimane l’una dall’altra. Questo vaccino, essendo più “forte”, può essere somministrato solo agli individui tra i 18 e i 65 anni privi di patologie gravi ed ha maggiore probabilità di scatenare reazioni con sintomi accentuati.

Come funzionano i vaccini Anti Covid-19 a mRNA?

I vaccini a mRNA contro il Covid-19 si servono di porzioni di RNA messaggero del virus contenenti le informazioni per la codifica della proteina spike (la proteina responsabile dell’agganciamento tra il virus e le cellule umane), ma in forma innocua (in modo da non causare la malattia). In questo modo, quando l’individuo riceve il vaccino, le sue cellule iniziano a produrre la proteina spike tramite il proprio apparato di sintesi proteica e, una volta prodotta, il sistema immunitario si attiva per produrre gli anticorpi adatti a contrastarla, rendendo l’individuo immune al Covid-19. Questi vaccini devono essere conservati a basse temperature per non perdere il loro effetto in seguito alla degradazione.

Nell'immagine un adenovirus, vettore virale utilizzato nella lotta contro la Covid-19

E quelli a vettore virale?

Per quanto riguarda i vaccini a vettore virale contro il Covid-19, essi sfruttano un virus inoffensivo (solitamente un adenovirus) come mezzo per introdurre nelle cellule la sequenza codificante per la proteina spike. Dopo la somministrazione, il processo è il medesimo dei vaccini a mRNA. Il virus usato, solitamente, non è un adenovirus umano, poiché se fosse umano avrebbe molte probabilità di risultare inefficace, dato che è molto probabile che l’individuo abbia già contratto quel virus (gli adenovirus umani sono molto comuni) e che possegga gli anticorpi contro di esso. Anche i vaccini a vettore virale devono essere conservati a basse temperature seppur inferiori rispetto ai vaccini trattati in precedenza.