Le donne e la tavola periodica degli elementi

Articolo di Nicole d'Alessandro, IV A A.S. 2021/2022

Quando parliamo di “tavola periodica” o “sistema periodico” pensiamo al chimico russo Dimitri Ivanovic Mendeleev, l’uomo che nel 1869 ordinò gli elementi conosciuti fino ad allora in ordine di numero atomico crescente e organizzati secondo periodi (nei quali gli elementi hanno in comune il livello energetico) e gruppi (nei quali gli elementi hanno in comune il numero degli elettroni di valenza).

Come tutte le scoperte e le teorie scientifiche però anche la tavola periodica ha avuto bisogno di un lavoro sperimentale, lavoro fatto non solo da Mendeleev e non soltanto nel corso del XIX secolo.

Molti di questi lavori sono stati spesso nascosti dall’ombra dei loro risultati, vittime di questo oscuramento nel corso della storia sono state spesso le donne:

Marie-Anne Lavoisier fu per molto tempo considerata una semplice musa di suo marito, tanto che ricordiamo Antoine Lavoisier per il lavoro fatto sulla denominazione degli elementi, ma mai lei per averlo aiutato nel suo lavoro. Marie-Anne infatti traduceva molti testi per Antoine, lo assisteva nei laboratori e illustrava testi scientifici.

Jane Marcet

nel 1806 scrisse un libro di chimica sotto forma di dialogo e rivolto soprattutto alle donne che venne tradotto in francese, tedesco e italiano. Per la stesura del libro si basò sulla tavola periodica di Lavoisier ma aggiunse i metalli alcalini e alcalino-terrosi e i nuovi elementi che erano stati da poco isolati. Nonostante ciò, inizialmente dovette pubblicare il suo libro in anonimo.

Biografia

Julia Lermontova

chimica di origine russa fu la prima donna in Germania ad avere un dottorato in chimica e lavorò per trovare la giusta collocazione nel sistema periodico per gli elementi del gruppo del platino. Per catalogarli c’era la necessità di avere pesi atomici precisi e quindi che le sostanze fossero il più pure possibile. Era un lavoro lasciato un po’ nell’ombra e per questo nella maggior parte delle volte affidato alle donne.

Marie Curie e Ida Noddack-Tacke

scoprirono rispettivamente il radio e il renio, ma nonostante questo rimasero nell’ombra dei loro mariti che avevano collaborato con loro nelle varie scoperte prendendosene il merito (non necessariamente in modo esplicito) agli occhi del mondo.

Stefanie Horovitz

fu la prima a dare una prova del concetto di isotopi e quindi l’importanza di definire il numero atomico degli elementi piuttosto che il numero di massa, e la prima a definire lo ionio come un isotopo del torio.


Questo ci dimostra quanto il campo della scienza, ma tutti i campi della conoscenza in generale, si basino sulla collaborazione e sulla fiducia nell’altro: basti pensare che nel caso della scienza un minimo errore potrebbe danneggiare il lavoro di una vita.

Oltre alla collaborazione e alla fiducia credo sia importante sottolineare il concetto di rispetto che, come abbiamo appena visto, non è sempre stato tenuto in considerazione nel corso della storia. Fortunatamente i tempi stanno cambiando e non è più così difficile vedere una donna giostrarsi nel campo della scienza e vedersi riconosciuto il proprio lavoro.

La strada verso una totale parità è ancora un po’ lunga, ma nonostante questo ringrazio tutte quelle donne che nel corso della storia hanno lavorato e si sono battute per permettermi di andare a scuola, di studiare ciò che voglio e di diventare CHI voglio; quelle donne che semplicemente nonostante tutto si sono rifiutate di annullarsi.

Nicole d'Alessandro