1. Il suono e le sue caratteristiche

Che cos'è il suono

I suoni ci circondano, ma non possiamo vederli, né toccarli. Possiamo solo percepirli attraverso il senso dell’udito. Ma il suono “sfugge”: ora lo sentiamo e poi, improvvisamente, scompare e di lui non rimane più nulla. Solo il suo ricordo.

In realtà il suono lo tocchiamo. O meglio, lui tocca noi. Il suono è generato dalla vibrazione di un materiale elastico che vibra quando sollecitato. Tale vibrazione si trasmette nell’aria (ma anche in altri elementi, come l’acqua) generando un’onda che giunge alle nostre orecchie e fa vibrare quella membrana che si chiama timpano.

Il materiale che vibra è detto fonte sonora e l’onda generata dalla vibrazione è detta onda sonora. Ad esempio, in una chitarra la fonte sonora è la corda, che, sollecitata dal musicista, vibra producendo l’onda sonora che si propaga nell’aria.

Quindi il suono è generato da una fonte sonora che, sollecitata, vibra generando un’onda sonora che giunge alle nostre orecchie solitamente attraverso l’aria. La vibrazione dell’onda deve essere compresa tra 16 e 20.000 vibrazioni al secondo, altrimenti l’orecchio umano non percepisce alcun suono.

I suoni hanno caratteristiche precise che ora approfondiremo. Queste sono la durata, l’intensità, l’altezza e il timbro.

Le quattro caratteristiche del suono

Durata

Ogni suono ha una sua durata: finché la fonte sonora vibra, il suono continua; quando la fonte sonora si ferma, il suono si spegne.

La durata può dunque essere lunga o corta.

Adriaen de Vries, Tritone che soffia una conchiglia (Rijksmuseum public domain)

Intensità

L’intensità dipende dalla forza con cui il suono viene prodotto: se il suono è prodotto con grande potenza (urlare, dare un pugno sul banco dato con tutta l’energia possibile), il suono

avrà un’intensità forte. Se invece il suono è prodotto impiegando poche energie (parlare sottovoce, colpire leggermente il banco con un dito), il suono sarà piano.

Tra il pianissimo e il fortissimo ci sono moltissime gradazioni di intensità. Per indicarle si fa ricorso sugli spartiti ai segni dinamici. I principali segni dinamici li puoi vedere in tabella 1.

A volte l’intensità cambia improvvisamente, a volte invece cambia gradualmente. Per indicare un cambiamento graduale dal piano al forte usiamo il termine crescendo. Per un cambiamento graduale da forte a piano parliamo invece di diminuendo. Per indicare questi effetti usiamo dei segni dinamici chiamati forcelle. Le puoi vedere in tabella 2.

Tabella 1 – Segni dinamici per indicare l'intensità.

Tabella 2 – Segni dinamici per indicare un cambiamento graduale di intensità.

Altezza

Una caratteristica molto importante del suono è l’altezza. Per capire di cosa si tratta pensa alla melodia di una canzone, quella che canta il cantante. Una melodia è fatta

giustapponendo note diverse una dopo l’altra e, se un cantante non intona con precisione la nota prevista, si dice che ha “stonato”, vale a dire che ha sbagliato altezza.

Un suono può avere altezza grave o altezza acuta. Spesso si usano anche i termini basso e alto perché una successione di suoni verso l’acuto dà l’impressione di qualcosa che sale, mentre una successione di suoni verso il grave ci fa pensare a qualcosa che scende. Gioca con questa tastiera online: i tasti sulla destra generano note più acute, quelli sulla sinistra generano note più gravi.

L’altezza di due suoni può cambiare all’improvviso: allora si dirà che tra un suono e l’altro c’è un salto. Se i suoni sono tanti e molto vicini si parlerà invece di scala.

È però possibile che un suono cambi altezza gradualmente. In questo caso parliamo di glissato, che naturalmente può essere discendente o ascendente.

Infine, non tutti i suoni hanno un’altezza definita con precisione. Ad esempio, un battito di mani, un tuffo in acqua o un’automobile che passa non producono suoni che possiamo intonare, così come alcuni strumenti come i tamburi e i piatti. Se il suono produce un’altezza definita, allora diciamo che è determinato, se invece il suono non è intonato, allora parliamo di suono indeterminato.

Timbro

Ogni suono ha una propria sonorità che lo distingue dagli altri e lo rende riconoscibile. Tutti sappiamo distinguere la sirena dell’ambulanza dal clacson di un’auto, una tromba da una chitarra o anche la voce di un compagno da quella di un altro compagno. Più difficile è spiegare il motivo per il quale riusciamo a farlo.

La sonorità che contraddistingue un suono è detta timbro. Il timbro dipende anzitutto dalla fonte sonora, cioè dipende dal materiale di cui è fatta tale fonte (metallo, legno...), dalla sua forma (rotonda, piatta, cilindrica...) e dal modo in cui viene sollecitata (colpita con le mani o con dei battenti, strisciata, pizzicata, agitata...).

Il timbro è un po’ il “colore” di un suono, facile da riconoscere, ma, come abbiamo detto sopra, difficile da descrivere. Certo, possiamo nominare la fonte sonora (“è una chitarra”, “è un colpo di pistola”), ma non abbiamo dei termini precisi per indicare le sue caratteristiche, come ad esempio capita con la durata, che può essere lunga o corta, o con l'altezza, che può essere acuta e grave.

Se non possiamo indicare il timbro con termini precisi, possiamo però descriverlo con aggettivi. Anzi spesso ci capita di farlo, come quando diciamo che un suono è “penetrante” o “squillante”. È curioso notare che per descrivere il timbro si fa ricorso anche a termini che usiamo per descrivere sensazioni percepite con gli altri sensi. Ad esempio, un suono può essere “brillante” o “chiaro”, come qualcosa che si vede, oppure può essere “dolce”, come qualcosa che si assaggia, o anche “ruvido” o “duro”, come qualcosa che si tocca. Ecco quindi che il timbro di una tromba può essere descritto come “squillante” e “chiaro”, mentre quello di un grande tamburo sarà “scuro” e “profondo”. Attraverso gli aggettivi è possibile dunque dare l'idea di cosa un timbro ci comunica.