05. Primi passi della geologia

La parola “geologia” (nel senso che le attribuiamo oggi) fu usata per la prima volta nel 1603 dal naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi. Prima il termine era contrapposto a "teologia" per indicare lo studio di tutto ciò che era terreno e non divino.

Un questa pagina troverete una sommaria carrellata sul rapporto tra uomini e geomateriali dalla preistoria alla rivoluzione scientifica.

La prima parte non è stata trattata a lezione ed è un semplice elenco di argomenti (in costruzione).

A lezione è stato invece esaminato il contributo di Stenone alla geologia e sono stati svolti esercizi di datazione relativa utilizzando i suoi "principi"

Fig. 1. Immagine tratta da Wikipedia. La scala dei tempi (asse orizzontale) è espressa in migliaia di anni.

Gli albori: la ricerca delle materie prime

Rame, bronzo e ferro: la sopravvivenza

(in costruzione).

La geologia come la conosciamo oggi, con le sue suddivisioni nelle varie discipline, nasce con un interesse eminentemente pratico: attraverso l’osservazione delle rocce, si  ricercano minerali utili, materiali da costruzione, risorse essenziali per la vita dell’uomo.

In questo senso, primi "geologi" in senso lato sono stati gli uomini dal paleolitico prima (attrezzi in pietra, punte di freccia in selce ecc) e poi successivamente in tutte le età dei metalli (del rame, del bronzo, del ferro) che hanno visto lo sfruttamento delle risorse minerarie più abbondanti e accessibili da parte del genere Homo.

 

Fig. 2. Immagine tratta da Treccani

In questo senso, il ritrovamento nel 1991 dell'"uomo del Similaun" o uomo dei ghiacci, o Oetzi, ha fornito uno spaccato delle conoscenze "minerarie" accessibili alle popolazioni dell'Europa centrale di 5300 anni fa (età del rame)

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Fig. 3Il rame dell'ascia di Oetzi proviene dalle miniere della Toscana Meridionale (Artioli et al., 2017)

Etruschi, Romani, ... la tecnologia

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Plinio il Vecchio (23 - 79)

Pubblicò una gigantesca opera scientifica,”Naturalis historia”, in 37 volumi. Il 37° volume è dedicato alla mineralogia (metalli, marmi e pietre decorative, minerali and gemme). Plinio morì mentre osservava l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Gemme, argille, colori e ... medicina

(in costruzione).

Le gemme

Medicina

Pigmenti

Primi studi scientifici della mineralogia nel '500

(in costruzione).

In Germania Georg Bauer (Agricola): considerato il "padre" della mineralogia

Georg Agricola pubblicò nel 1556 il suo grande lavoro De re metallica. La sua opera descrive i processi altamente sviluppati e complessi dell'attività estrattiva di minerali metallici grezzi e della metallurgia dell'epoca. Il suo approccio rimosse il misticismo associato con la materia (alchimia), creando la base pratica sulla quale altri avrebbero costruito

Questo libro è un completo e sistematico trattato sulla attività mineraria e sulla metallurgia, ed è illustrato con raffinate ed interessanti xilografie, ed inoltre contiene in appendice gli equivalenti in tedesco dei termini tecnici usati nel testo in latino. E' rimasto a lungo un'opera di riferimento, e pone il suo autore tra i più esperti chimici del suo tempo. Credendo che la roccia nera di Schlossberg presso Stolpen fosse la stessa del basalto di Plinio il vecchio, le assegnò questo nome, originando così un termine petrologico che è rimasto permanentemente nel vocabolario scientifico.

Fig. 4. Immagine tratta dal "De re metallica" di Agricola

In Toscana: Vannoccio Biringuccio 

maestro artigiano nella fusione e nella metallurgia del XV e XVI secolo.Conosciuto soprattutto per il suo manuale di metallurgia, De la pirotechnia, pubblicato nel 1540. Fu responsabile di una miniera di ferro vicino a Siena, e responsabile della zecca e dell'arsenale, oltre a dirigere lavori di fusione dei cannoni per Venezia e, successivamente, per Firenze.


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La rivoluzione scientifica e Niccolò Stenone

Inquadramento storico

Dall'Enciclopedia Treccani: 

rivoluzione scientifica Espressione che comunemente è riferita al complesso di eventi che ha segnato la nascita e l’affermazione in Europa della scienza moderna, nel periodo convenzionalmente compreso tra la pubblicazione del De revolutionibus orbium coelestium di Copernico (1543) e quella dei due capolavori di Newton, vale a dire i Principia mathematica philosophiae naturalis (1687) e gli Opticks (1704).

(...) L’idea di una sostanziale discontinuità tra la scienza moderna e la tradizione scientifica antico-medievale e rinascimentale fu inizialmente promossa dagli stessi «filosofi naturali» che ne furono protagonisti. I maggiori esponenti della r. s. assunsero, nei confronti dell’antichità, una posizione in contrasto con quella degli umanisti, negando il carattere esemplare della civiltà classica e la superiorità delle fonti antiche in campo scientifico. L’insistenza sul tema della novità permeò larga parte della cultura europea del Seicento, come dimostra l’impiego del termine novus nel titolo di centinaia di volumi scientifici, tra i quali il De mundo nostro sublunari philosophia nova di Gilbert (pubblicato postumo nel 1651), l’Astronomia nova di Kepler (1609), il Novum Organum di Bacone (1620), i Discorsi intorno a due nuove scienze di Galilei (1638).Se si legge la descrizione di questo periodo nella maggior parte delle enciclopedie (cartacee e digitali) si nota che tra le grandi scoperte e innovazioni scientifiche del periodo sono elencate con un certo dettaglio quelle nel campo della fisica, dell'astronomia, e anche della biologia e della chimica, oltre che essere evidenziato il ruolo della matematica in tutto il progresso scientifico. Non si parla, di solito, dei primi tentativi di dare una spiegazione scientifica alla formazione delle montagne, all'origine dei fossili e in generale all'ambiente naturale così come lo vediamo.

L'opinione corrente era che, dal momento della creazione della Terra narrata dalla Bibbia al momento attuale, la Terra non avesse subito alcuna modifica, se si eccettua l'evento biblico del Diluvio Universale e quindi la sommersione delle terre da parte delle acque.

Le opinioni in contrasto con questa idea venivano avanzate con molta prudenza, specificando sempre la loro aderenza alla Bibbia e/o la loro semplice natura di ipotesi, probabilmente tenendo conto delle conseguenze di tali idee (processo e condanna di Galileo da parte dell'Inquisizione).

Dettagli sul dibattito circa il tempo attribuito alla storia della Terra si trovano qui: link.

Fig. 5. Visualizza la timeline con le informazioni: https://www.timetoast.com/timelines/478083

Niccolò Stenone, ammiratore di Galileo, anatomista danese e scienziato che ha lavorato a lungo in Toscana alla corte dei Medici, è stato il primo a dare una spiegazione di fenomeni geologici, basandosi su "dati di campagna" e sull'osservazione di reperti reali.

Biografia di Niccolò Stenone

Niccolò Stenone (Niels Stensen) nasce l’11 gennaio 1638 in una famiglia benestante di Copenhagen; i suoi antenati sono pastori protestanti e orafi, la sua educazione è severamente luterana. 

Di salute cagionevole, vivrà più in casa da solo che in strada con i coetanei, divertendosi più con gli strumenti e gli oggetti curiosi della bottega del padre che non con giochi infantili. Ma forse sarà proprio la dimestichezza con gli oggetti naturali e la tecnica della loro lavorazione che porrà la base della sua futura carriera scientifica.

Nella capitale danese frequenta le scuole e tre anni di università, iniziando gli studi di anatomia e di medicina. Dal 1660 al 1664 lo troviamo studente nelle università di Amsterdam e Leida. Qui fa la scoperta del dotto salivare, denominata poi stenoniano, che diffonde il suo nome nei circoli scientifici dell’Europa, ed entra in contatto con la filosofia di Cartesio e di Spinoza.

Nel 1664, mentre è a Parigi ospite di Melchisedec Thevenot, l’università di Leida gli conferisce il titolo di dottore in medicina. Dopo una breve sosta a Montpellier, Stenone giunge a Pisa, presso la corte estiva dei Medici, dove ancora assai viva era la fama della scuola di Galileo, ed è ben accolto nell’ambito scientifico toscano. 

In 1665, he settled in Florence, under the patronage of the Grand Duke of Tuscany, Ferdinando II, not too far from the University of Bologna. Both the time and place proved useful to understanding rocks and fossils. Unlike areas farther north, Italy at this time offered plentiful outcrops of bare, deforested rock, enabling relatively easy study of geology. Likewise, the fossils of the region were often geologically young, well preserved, and easily compared to living analogues. In this geologically rich region, Steno got to work with other bright members of the Accademia del Cimento, disciples of Galileo Galilei. Part of Steno's job was to assemble a curiosity cabinet, described by one modern writer as "somewhere between a carnival freak show and the basement of a university science department." By 1666, he had the opportunity to examine the head of a white shark, caught by local fishermen. When he wrote his description, Steno noted that the animal's teeth bore a remarkable similarity to glossopetrae, or tongue stones. He suggested that tongue stones weren't what they had long been supposed (serpent tongues turned to stone by St. Paul) but were instead teeth that had once belonged to sharks — animals that apparently sprout new teeth all their lives. Steno wasn't the first to arrive at this conclusion, but he apparently proved more successful than his shark-detecting predecessors at convincing others. He also suspected a natural process had turned the teeth to stone, although he didn't know precisely what it was. (link)

Proprio in Toscana, a Livorno, matura anche la sua conversione con il suo passaggio alla fede cattolica.

Stenone inizia allora studi autodidattici di teologia e di Sacra Scrittura, anche per rispondere alle accuse di tradimento che gli vengono rivolte. Non tralascia però la ricerca scientifica, dedicandosi, negli anni tra il 1668 e il 1672, alla paleontologia, alla geologia, alla cristallografia.

L’opera che gli merita il titolo onorifico di Geologiae fundatur è il De solido (titolo completo De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus), pubblicata nel 1669 come introduzione ad un’opera più ampia mai scritta, in cui riversa le sue scoperte e le sue intuizioni sulla formazione dei reperti geologici e delle strutture del paesaggio toscano, soprattutto della zona di Volterra.

Dal 1672 al 1674 Stenone torna in Danimarca. Derogando alle severe leggi confessionali che allora regnavano sia nell’Europa cattolica che in quella protestante, Cristiano V lo richiama in patria col titolo di Regius anatomicus. Di questo periodo è il Proemio delle lezioni anatomiche nel teatro di Copenaghen. A Copenaghen matura in lui anche la vocazione al sacerdozio, che riceverà a Firenze nell’aprile del 1675.

Nel 1677 Stenone viene richiesto come Vicario Apostolico dal Duca di Hannover, convertitosi al cattolicesimo prima di salire al trono. Qui resterà fino al 1680, anno della morte del Duca e dell’ascesa al trono di suo nipote, luterano. 

Nel 1680 viene mandato come vescovo ausiliare a Münster. Nel 1683 si trasferisce a Amburgo, ospite dell’ambasciatore del Granduca di Toscana, nella cui casa resta fino all’autunno del 1685, quando viene inviato a Schwerin, dove muore il 25 novembre 1686.

Per desiderio del Granduca Cosimo III dei Medici la sua salma viene traslata a Firenze, nella Basilica di San Lorenzo (Fig. 7). E' stato beatificato nel 1987.


De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus (1669)

Gli scritti di Stenone

Il testo del De Solido tradotto in italiano (nel 1928 da G. Montalenti) è disponibile qui (link).

Nel De Solido Stenone introduce il principio del "solido dentro un altro solido" 

..ma cosa significa solido dentro un altro solido ? E come può accadere che un corpo solido (un fossile o una roccia) venga a trovarsi dentro ad un altro solido (una roccia più grande) ?

Stenone intuisce che la soluzione a questo problema può fornire un criterio per ricostruire la storia della Terra, rompe quindi con la tradizione in cui la Terra è rimasta immutata dalla creazione.  


Propone due principi per classificare i solidi racchiusi in altri solidi e per definire le cause che li formarono:

prima spiegazione del processo di fossilizzazione


Applicando questi due principi è possibile trarne alcune conseguenze:

Studiando la testa di uno squalo, Stenone conclude che le glossopetre sono resti organici, sono cioè denti di squali vissuti in epoche passate.

lentezza dei processi geologici

Nel testo "Canis Carchariae dissectum caput" del 1667 Stenone scrive: 

Non ci sono ostacoli a ritenere vere parti di animali i corpi simili a parti di animali che si estraggono dal terreno. Poiché il terreno dal quale si estraggono corpi simili e parti di animali oggi non produce corpi di tal fatta e poiché è verosimile che il medesimo terreno, un tempo molle, sia stato anche mescolato all'acqua, perché mai non sarebbe lecito supporre che questi corpi debbano ritenersi resti di animali viventi in quell’acqua? In verità, dall'esame della loro dislocazione nel terreno non sembra che abbiano potuto ammassarsi nel modo in cui si trovano senza affermare che si sono ammassati lentamente insieme al sedimento dell'acqua. Né ci è di impedimento il fatto che, nei terreni più duri, si reperiscano in numero tanto grande. Infatti, chi avrà esaminato attentamente come cresce nuova roccia nelle caverne della Terra da cui, un tempo furono estratte delle rocce, non troverà difficoltà alcuna in questo caso. Infatti, sia che una pelle sassosa, crescendo come una mucillagine sulla superficie dell'acqua, divenuta più pesante vada al fondo, sia che corpuscoli petrosi, derivanti dall'intera massa dell'acqua, si depositino gradatamente, il sedimento che si forma cresce soltanto con lentezza: da ciò deriva che gli animali, già aderenti al fondo o morti — e quindi come resti di cadaveri — o vivi ma incapaci di movimento, furono coperti da un nuovo sedimento. 

(...)


Canis Carchariae dissectum caput (Stenone 1667)

la somiglianza presuppone un'origine simile


Mi sembra che tutte queste argomentazioni non siano di poco peso per confermare la mia ipotesi, soprattutto perché non è possibile, in base alla forma e alla sostanza di questi corpi, addurre facilmente alcunché di contrario ad essa. Per quanto riguarda la forma dei corpi di cui si tratta, e cioè quanto essa risponda esattamente a vere parti di animali, sembra che la somiglianza della struttura presupponga una origine simile: e nel caso tu ritenga i corpi in questione esser stati fatti in base a qualsiasi altro principio, non è facile a credersi che si sarebbe potuta osservare una tanto grande somiglianza.

(...)

Mentre il sedimento formatesi indurisce lentamente, durante una lunga serie di anni, insieme ai detti corpi, il fluido più sottile non ha potuto lasciarli intatti ma, secondo il tipo di terreno circostante, dovrà togliere ad essi il succo animale e aggiungervi quello minerale; oppure, esauritesi il succo animale, dovrà introdurre il succo minerale; oppure, ammessa la mutazione dei minima naturalia, il succo animale si trasformerà in succo minerale.

(...)

si tratta di ipotesi


Nel dimostrare la mia plausibile opinione non accuso, però, di falso i sostenitori del parere contrario. Uno stesso fenomeno può essere spiegato in molti modi e persino la Natura, nelle sue operazioni, persegue il medesimo fine con mezzi diversi. Sarebbe, perciò, imprudente riconoscere come vero uno solo di tutti i modi e condannare gli altri come errati. Molti e illustri sono gli studiosi i quali credono che questi corpi si producano spontaneamente.

prime idee su trasformazioni della superficie terrestre nel tempo

origine delle glossopietre


 [...] Per ritornare al mio intento principale, chiusa la digressione, applicherò alla questione delle glossopetre di maggiori dimensioni alcune delle cose fin qui dette. La loro forma convince che sono denti di Canis Carcharias, poiché le parti piane, i bordi e la base dei denti sia fossili sia attuali corrispondono. Se diamo credito ai racconti che riferiscono che nuove isole sono emerse in mezzo al mare, chi può conoscere davvero l'originaria formazione di Malta? Forse posta, un tempo, sotto le acque dei mari, essa fu una tana di pescicani, i cui denti, sepolti nel fondo un tempo fangoso, mutata la posizione del fondo marino a causa di un improvviso incendio di vapori sotterranei, ora si trovano dentro l'isola. Neppure il grande numero di glossopetre provenienti dall'isola genera difficoltà. In uno stesso pesce si contano duecento e più denti, sotto ai quali altri continuano a crescere. Pertanto, potendosi reputare parti di animali quei corpi simili a parti di animali che si estraggono dal terreno, essendo la figura delle glossopetre simile ai denti di Canis Carcharias come lo sono due uova tra loro e non convincendo del contrario né il numero di esse né il sito del terreno, mi sembra che non si discostino molto dal vero coloro che sostengono che le glossopetre più grandi sono denti di Canis Carcharias.

Principi di stratigrafia

Nel De Solido Stenone introduce alcuni principi che poi saranno la base dei metodi stratigrafici

Principio di sovrapposizione (Stenone, 1669): l’età di una sequenza di rocce sedimentarie o di colate di lava decresce verso l’alto, ciascun letto essendo più giovane di quello sottostante e più vecchio di quello soprastante. 

Principio di orizzontalità originaria (Stenone, 1669): la maggior parte dei sedimenti essendosi deposti in mari, laghi o piane fluviali erano originariamente orizzontali*. Se ora sono inclinati e/o piegati devono essere stati deformati dopo la deposizione. 

Principio di continuità laterale (Stenone, 1669): i sedimenti inizialmente formano letti continui, i quali cambiano i propri caratteri solo quando cambiano gli ambienti di deposizione. 

A questi principi Hutton ne aggiungerà un altro, nel suo testo Theory of the Earth, 1788

Principio delle relazioni di intersezione (Hutton, 1788): se un letto è intersecato da un’altra struttura, per es. una faglia, esso deve essere più antico della struttura intersecante.

L'applicazione di questi principi rende possibile stabilire una cronologia relativa di eventi

Stenone propone una prima spiegazione scientifica non della formazione della Terra in generale ma del territorio da lui osservato, quel paesaggio della Toscana ed in particolare della zona di Volterra in cui ha trascorso molti anni.

Sempre nel De Solido Stenone propone un primo modello evolutivo sull'origine dei rilievi della Toscana.

E' interessante leggere la spiegazione della figura seguente (estratta dal testo in latino del 1842, curato da Leopoldo Pilla):

Le sei ultime figure, mentre indicano in che modo dall’aspetto presente ricaviamo sei aspetti differenti della Toscana, nel tempo stesso servono a più facilmente capire ciò che dicemmo sugli strati della terra. 

Le linee segnate con punti rappresentano gli strati arenacei della terra, così chiamati per il loro contenuto prevalente, benché ad essi siano mescolati vari strati lapidei ed argillacei; le altre linee rappresentano gli strati lapidei, anch’essi così detti sulla base del contenuto prevalente, essendo talvolta posti fra quelli altri strati di sostanza più molle. 

Nella Dissertazione spiegai le lettere delle figure e l’ordine in cui le figure si seguono e qui esporrò brevemente l’ordine delle mutazioni.

Le "balze" di Volterra

La sua interpretazione dei rilievi era sostanzialmente quella di "crolli" successivi che formavano depressioni a partire da un livello più alto. Il livello più alto sarebbe rappresentato da "strati lapidei" mentre i livelli più bassi sono arenacei e di deposizione successiva.

Per illustrare questa teoria, utilizza un modello grafico semplificato e idealizzato.


I meriti scientifici di Stenone furono:

Stenone aprì la strada al concetto, nuovo per allora, che la Terra è in continua evoluzione.


John Ray (ecclesiastico e naturalista inglese)

Nel 1663 Ray, osservando una foresta quaternaria sepolta e riemersa dal mare, osservava:

“in tempi antichi il fondo del mare era stato più profondo e che uno spessore di cento piedi di terra era stato formato dai sedimenti di quei grandi fiumi che si gettavano là in mare…..” E’ una cosa strana, considerando la giovinezza del mondo, la cui età, secondo il computo usuale, non supera i 15600 anni”

“ o il mondo è molto più antico di quanto si immagina, dal momento che tali mutamenti richiedono uno spazio i tempo incredibile... oppure, nei tempi primitivi, la creazione della terra si accompagnò a scosse e mutamenti della sua parte superficiale molto più numerosi di quelli intervenuti in seguito”

Le idee e i dubbi di Ray, anticipano uno dei grandi temi della Geologia tra Settecento e Ottocento: uniformismo e catastrofismo.

L’ipotesi della grande antichità della Terra, necessaria alla spiegazione dei fenomeni osservabili, poneva dubbi sul significato dei fossili che si rivenivano nelle rocce sedimentarie, alcuni appartenenti a organismi estinti:

…..”Ma d’altra parte si arriva ad una serie di conclusioni che sembrano scuotere la Scrittura: la storia della giovinezza del mondo: quanto meno, esse rovesciano l’opinione comunemente accettata, e non senza buone ragioni, fra i teologi e i filosofi, che dopo la prima creazione non sono andate perdute specie di animali o di vegetali, né che ne siano state create di nuove”.

Esercizi

sull'applicazione dei principi stratigrafici  (laboratorio: il tempo)

4b. Laboratorio: il tempo

06. L'origine delle rocce: nettunisti e plutonisti