14. Didattica delle Scienze della Terra:
i metodi

Prima di intraprendere lo studio storico della teoria proposta da Alfred Wegener per spiegare una gran mole di dati geologici, paleontologici, geofisici (e non solo),  facciamo il punto su alcuni aspetti della didattica delle scienze della Terra.

La situazione attuale

"Una riflessione sul curricolo di scienze non può prescindere da un dato ampiamente condiviso dalla comunità scientifica nazionale e internazionale:

i risultati conseguiti nell’insegnamento in tale area sono molto deludenti e sprecano, nella maggior parte dei casi, il patrimonio di intelligenza dei giovani.

Molte ricerche convergono nell’individuare la principale criticità nel modo in cui le scienze vengono proposte in ambito scolastico.Tra gli aspetti di maggiore criticità vengono indicati i seguenti:

Alcune analisi della situazione

Rapporto Rocard, L’educazione scientifica oggi: un’istruzione rinnovata per il futuro dell’Europa, pubblicato il 17 giugno 2007 a cura della Commissione Europea.

Commissione De Mauro: “si constata sia nella popolazione adulta che tra i giovani, un sempre più diffuso analfabetismo scientifico, rinforzato da una profonda demotivazione all’apprendimento e alla partecipazione”.

Gruppo di lavoro per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica, che è stato costituito nell’agosto del 2006, per iniziativa di quattro ministri e presieduto da Luigi Berlinguer, ha individuato come una delle cause principali il fatto che “in Italia la scienza è oggetto di apprendimento scolastico prevalentemente cartaceo, normativo, deduttivistico. Non è adeguatamente applicato il metodo scientifico sperimentale…”(Gruppo di lavoro, 2007).

Da "Per non giocare a far finta" di Paolo Guidoni (1998):

"(...) Il motivo principale per cui i ragazzi/e non capiscono la matematica (o la fisica, o la chimica, se è per questo), e in gran parte escono dalla scuola di base con l’impegno di rifiutarla, temerla, odiarla per il resto della loro vita, sta nel modo in cui di solito si pretende di impostare l’insegnamento della matematica (o della fisica, o della chimica)".

"(...) Ma, forse, dopotutto far finta di spiegare e far finta di capire, far finta di insegnare e far finta di imparare, far finta di insegnare a insegnare finta cultura, far finta di valutare e controllare... far finta, in definitiva, è così più comodo – per tutti e per ciascuno.”

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Il primo ciclo (infanzia, primaria, medie)

Per progettare il curricolo (possibilmente in verticale, per tutta la scuola di base) sono necessario molteplici competenze: disciplinari, epistemologiche, psicopedagogiche, didattiche.

Se non c'è una lunga esperienza alle spalle, è consigliabile lavorare in classe in modo innovativo a partire da percorsi significativi già sperimentati presenti in letteratura.

I contenuti

“Un primo criterio da osservare è quello di rinunciare all’enciclopedia delle scienze perché uccide, in un sol colpo, la cultura scientifica e il metodo. Ogni problematica scientifica importante ha bisogno di tempi e metodi adeguati per poter essere acquisita in modo significativo, per diventare competenza, e quindi la quantità dei contenuti va strettamente raccordata al tempo disponibile

In sostanza, l’obiettivo da perseguire deve essere la profondità e la significatività delle conoscenze: un buon curricolo scolastico in ambito scientifico è dunque quello che, effettuando scelte precise, seleziona e propone alcuni temi da esplorare e approfondire nel corso di tutto il primo ciclo in una logica di curricolo verticale, una quantità di contenuti e di esperienze effettivamente compatibili con un apprendimento significativo”.[2]

In questa scelta che i docenti sono chiamati a fare, i libri di testo in circolazione non aiutano. Sono spesso "manuali universitari bignaminizzati", in cui c'è tutto lo scibile umano...

Questo metodo "inch deep, mile wide" (per noi sarebbe qualcosa tipo: "un centimetro in profondità, un chilometro in larghezza"), in realtà, non produce una conoscenza superficiale ma una conoscenza NULLA in tutti gli argomenti affrontati. Riporto lo scambio di mail su un forum di insegnanti:

"Il peggior nemico della comprensione è la compulsione a toccare superficialmente tutti gli argomenti compresi nel libro di testo (programma)… Si deve adottare un approccio al curricolo meno frenetico e più ponderato… Occorre scegliere gli argomenti da trattare a fondo seguendo l’aforisma che il meno è di più… Si deve usare tutto il tempo necessario per permettere agli allievi di avvicinarsi alle conoscenze in modi che li impegnano in ragionamenti formali ad alto contenuto intellettuale". (Gardner)

Le Indicazioni per il curricolo (anche nella nuova versione, che trovate qui) hanno il difetto di proporre troppi "traguardi per lo sviluppo di competenze", senza tener conto del numero di ore dedicato alle varie discipline. Però fortunatamente sono espliciti nel dire che: "È importante disporre di tempi e modalità di lavoro che consentano, in modo non superficiale o affrettato, la produzione di idee originali da parte dei ragazzi, anche a costo di fare delle scelte sui livelli di approfondimento e limitarsi alla trattazione di temi rilevanti."

Quindi, il primo problema è quello di selezionare gli argomenti. E' una scelta che altrove, per esempio negli Stati Uniti, i docenti non fanno. Nel caso degli USA, infatti, la scelta di Standard Nazionali è molto vincolante, e strutturata su percorsi verticali piuttosto rigidi, dal livello PK (la nostra scuola dell'infanzia) al K12. Ogni stato stabilisce i suoi standard didattici. Per avere un'idea del dettaglio in cui tali standards sono indicati alle scuole, si può scaricare un foglio elettronico relativo alle scienze della Terra per lo stato del Maryland (l'originale è qui).

Ridurre il numero di argomenti - comunque - non basta.

Perché l'apprendimento sia significativo, i contenuti devono essere adeguati alle strutture cognitive (e motivazionali) dei ragazzi.

La questione metodologica

“Un secondo focus di attenzione del curricolo deve essere dedicato al mantenimento della motivazione all’apprendimento che va gradualmente affievolendosi con il crescere dell’età. Genitori e insegnanti sanno molto bene che i bambini sono curiosi e amano le scienze. Un curricolo innovativo deve dare più spazio all’educazione a farsi domande e a formularle piuttosto che a imparare, magari in modo acritico, risposte stereotipate.

In tal senso un ruolo straordinario può giocare l’attività di laboratorio, che i Piani di studio provinciali indicano come un requisito fondamentale per un curricolo di scienze efficace, in grado di sviluppare le abilità e le competenze attese”.

Non basta "fare laboratorio", se le esperienze sono lontane dalla possibilità di essere comprese in profondità dai ragazzi.

Noi ci illudiamo spesso che certi esperimenti siano semplici ed autoevidenti. Ricordiamoci invece che "gli esperimenti sono carichi di teoria" [1].

Per quanto riguarda una critica allo "sperimentalismo ingenuo", per il quale basta fare gli esperimenti per acquisire conoscenza e sviluppare competenza, si veda R. Driver, "L’allievo come scienziato?", Zanichelli, Bologna, p. 85:

"La concezione empiristica della scienza afferma che le idee e le teorie scientifiche si ottengono per un processo di induzione. Chi conduce delle indagini, si tratti di alunni o di scienziati esperti, dovrebbe procedere attraverso una sequenza di processi organizzati gerarchicamente, a partire dall'osservazione di "fatti". Sulla base di tali fatti si possono fare delle generalizzazioni e indurre delle ipotesi o delle teorie. Tuttavia l'attuale filosofia della scienza sostiene che questa concezione è erronea in quanto le ipotesi o le teorie non si collegano in nessun modo deduttivo con i dati cosiddetti "oggettivi", ma sono delle costruzioni, dei prodotti dell'immaginazione umana. Il loro collegamento con il mondo concreto si realizza attraverso il processo della verifica e dell'eventuale confutazione"

"Le osservazioni e gli esperimenti che si propongono sono poi importanti nel processo di concentualizzazione solo se sono “inserite in processi di conoscenza”, se non sono, cioè, attività atomiche ma connesse ad altre esperienze. Il significato risiede sempre nel collegare una certa esperienza ad altre esperienze. L’attività di insegnamento-apprendimento va quindi progettata non per segmenti didattici di poche ore, perché in questo caso anche con le esperienze più adeguate non si possono né costruire conoscenze significative, né sviluppare competenze di tipo osservativo-logico-linguistico. L’attività va invece progettata per segmenti che possono esser chiamati nei più svariati modi a seconda della pedagogia di riferimento (noi preferiamo il termine pedagogicamente meno impegnativo, percorso) mediamente di 15 ore. Da cui ne consegue che in ogni anno scolastico possono essere effettuati 3 o 4 percorsi, e che complessivamente i percorsi della scuola elementare dovrebbero esser compresi tra 15 e 20, e quelli della scuola media circa 15." [1]

“In un contesto laboratoriale, attraverso esperienze adeguate all’età, l’alunno è attivo, esplora, osserva, manipola, si pone domande, formula ipotesi, raccoglie dati, sviluppa ragionamenti, ecc. , matura atteggiamenti e sensibilità (la curiosità, l’abitudine a farsi domande, la cooperatività, un atteggiamento critico rispetto a informazioni e affermazioni, il rispetto per l’ambiente, l’attenzione verso problematiche legate alla sostenibilità e a temi etici, ecc).

In tale prospettiva l’idea di laboratorio assume una connotazione molto più ampia, che fa riferimento sia ad uno spazio fisico adeguatamente attrezzato sia a contesti non formali”. [2]

(molti delle citazioni e dei contenuti sopra riportati sono tratti da Corsi di formazione tenuti da C. Fiorentini (CIDI) e Articoli )

Proposte metodologiche didattiche

Ma la didattica laboratoriale è un’idea pedagogica teorica oppure è effettivamente praticabile?

Praticabile, cioè, in un contesto ben diverso da quello finlandese...

anche se fortunatamente non (ancora?) questo:

A questa domanda sono state date molte risposte, più o meno strutturate.

In questo corso ne presentiamo una, con l'avvertimento che non è l'unica tra le metodologie che prevedono una partecipazione attiva degli allievi alla costruzione del loro apprendimento.

Questa metodologia è nota come IBSE Inquiry-based Science Education, cioè "didattica della scienza basata sull'indagine".

Inquiry-based Science Education

Motivazioni

Con il termine inquiry ("indagine") si intendono “una serie di processi messi in atto dagli studenti in modo intenzionale come:

               

Linn et al. (2004): Internet Environments for Science Education. Lawrence Erlbaum Associates, Mahwah, New Jersey.

Numerosi studi, condotti in diverse nazioni, hanno messo in evidenza come un approccio basato sull'inquiry

- permetta lo sviluppo di competenze scientifiche di alto livello;

- aumenti l’interesse e il rendimento  degli alunni;

- stimoli la motivazione degli insegnanti.

Questi tre aspetti concorrono a rendere possibile un apprendimento significativo delle scienze e in generale  a migliorare la literacy scientifica degli alunni.

D'altra parte, esiste una ugualmente vasta letteratura che mette in guardia dall'aspettarsi che i bambini prima e i ragazzi poi possano effettivamente "ragionare come scienziati", e che la costruzione della conoscenza segua gli stessi passi del procedimento scientifico.

Come sempre, in questi casi, tocca a ciascun insegnante farsi una propria idea, dopo aver studiato e magari sperimentato direttamente le varie metodologie.

Storia dell'IBSE

Circa 20 anni fa il National Research Council (agenzia educativa degli USA) ha riconosciuto l’inquiry-based learning come la miglior pratica nell’educazione scientifica (NRC, 1996, National Science Education Standards).

Da allora, lentamente sono aumentate le sperimentazioni nelle scuole e si sono accumulati molti dati qualitativi che

Caratteristiche essenziali della metodologia, secondo il National Research Council (2000):

La organizzazione dei principi e delle fasi della metodologia IBSE si deve a Bybee e collaboratori (2006).

Secondo Bybee possiamo suddividere il percorso IBSE in cinque fasi. Siccome in inglese le cinque parole chiave di queste fasi cominciano tutte con la lettera E, le cinque fasi vengono di solito indicate con 5E.

Le cinque E

ENGAGE (coinvolgere): creare interesse, generare curiosità, stimolare domande da parte degli studenti; capire quali idee hanno gli studenti sull'argomento.

EXPLORE (esplorare):familiarizzare con il modello oggetto di studio attraverso esperienze, spesso concrete, esplorare le proprie idee pregresse e le idee nuove, e progettare e svolgere investigazioni.

EXPLAIN (spiegare): focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti delle esperienze fatte, chiarire i concetti scientifici, utilizzare il lessico scientifico appropriato, discutere le idee (anche errate) emerse.

ELABORATE (elaborare): approfondire e rinforzare la comprensione di ciò che si è appreso, applicandolo in situazioni nuove. 

EVALUATE (valutare): auto-valutare la propria comprensione di quanto appreso e le abilità acquisite; valutazione da parte dell’insegnante circa il raggiungimento degli obiettivi didattici.

Analogia tra attività scientifica "inquiry based" e attività didattica "inquiry based"

Per capire meglio come funziona la metodologia IBSE, vediamo come gli scienziati affrontano un problema scientifico (l'esempio è tratto  e modificato dal testo Inquiry and the National Science Education Standards: A Guide for Teaching and Learning, scaricabile gratuitamente in rete in formato pdf)

Nella costa ovest degli Stati Uniti, in una dozzina di località tra lo stato dell'Oregon, quello di Washington, la California settentrionale, in un tratto di circa 100 km, si trovano "foreste morte" come quella dell'immagine qui sotto

La zona corrisponde, da un punto di vista geologico, alla zona di subduzione di Cascadia (Cascadia Subduction Zone CSZ), in corrispondenza del margine convergente tra la placca del Nord America e la placca Juan De Fuca e altre placche minori.

Quella che segue è la storia di come alcuni scienziati hanno affrontato questo problema.

Lo scienziato:

1. Mostra curiosità e formula domande  a partire dalle sue conoscenze

2. Raccoglie prove

3. Usa ricerche precedenti

4. Propone una possibile spiegazione

Dal momento che l'ambiente geologico della CSZ è simile a quello della costa dell'Alaska, gli alberi nello stato di Washington e in Oregon  potrebbero essere morti a causa dell’acqua di mare a seguito di un terremoto avvenuto 300 anni prima?

5. Per testare la sua spiegazione raccoglie altri dati

Trova uno strato di sabbia diverso dal suolo scuro e ricco di argilla che lo ricopre.

L’analisi della sabbia dello strato indica una provenienza oceanica e quindi supporta l’ipotesi dello tsunami.

Trova evidenze di un abbassamento delle superfici del suolo, con sepoltura di terreni, piante e  alberi ricoperti da fango intertidale.

6. Pubblica la spiegazione basata sulle evidenze

Gli alberi morti e lo strato di sabbia trovato lungo la costa sono evidenze di un grande terremoto verificatosi circa 300 anni fa, proprio quando i coloni europei arrivarono nella regione

(Atwater, 1987; Nelson et al., 1995).

Nuove evidenze scientifiche

Alcuni anni più tardi, un sismologo giapponese, a conoscenza delle ricerche sulle foreste morte nel nord-ovest del Pacifico, ha dato ulteriore sostegno all’ipotesi che sia stato uno tsunami a causare la morte degli alberi.

Dopo aver raccolto prove indipendenti relative al verificarsi di uno tsunami il 17 gennaio del 1700, ha suggerito che l’origine dello tsunami fosse un terremoto avvenuto in corrispondenza della zona di subduzione sotto lo Stato di Washington e l’ Oregon (Satake et al, 1996).

A questo punto ci sono sempre maggiori evidenze a sostegno del fatto che lo strato di sabbia trovato nei sedimenti costieri si sia deposto proprio a seguito di uno tsunami causato da un terremoto.

Ulteriori esami dei sedimenti hanno portato poi al ritrovamento di altri resti di alberi morti e strati di sabbia ancora più vecchi.

Il geologo arriva così a concludere che nelle ultime migliaia di anni le coste nord-occidentali del Pacifico sono state ripetutamente colpite da terremoti che hanno causato grandi tsunami come quello identificato prima, proprio come accade ancora oggi a seguito di altri grandi terremoti che si generano in altre zone di subduzione sotto il Giappone, le Filippine, l’Alaska e gran parte del Sud America occidentale.

Quindi: a causa di un terremoto le coste sono state sommerse dall’acqua salata e questo ha causato la morte degli alberi.

Le scoperte scientifiche influenzano le decisioni politiche

A seguito di questa ricerca, e quindi sulla base della maggiore comprensione dei terremoti locali, sono state riviste le regole   dell’edilizia antisismica degli Stati di Washington e dell’ Oregon.

Oggi, i nuovi edifici antisismici di questi Stati devono essere costruiti per resistere ad una sollecitazione maggiore rispetto agli edifici costruiti in precedenza.

Le fasi dell'attività didattica

La ricerca del geologo è un buon esempio per comprendere molte caratteristiche importanti dell’investigazione scientifica.

Ma il termine inquiry si riferisce anche alle attività degli studenti in cui essi sviluppano conoscenza e comprensione delle idee scientifiche...  (National Science Education Standards, p.23)

Inquiry in classe 

Gli alunni...

Esempio di inquiry in una 5° elementare. Un albero del giardino ha perso le foglie, mentre altri alberi uguali in un'altra zona del giardino sono in buona salute.

(Tabella tratta da Scapellato, 2011)

Vari gradi di autonomia nell'IBSE

Le attività di inquiry sono autentiche solo quando gli studenti rispondono alla proprie domande analizzando i dati che hanno raccolto?

Un’attività può essere inquiry-based anche quando le domande e i dati da analizzare sono forniti dall’insegnante purché gli studenti conducano le analisi e traggano le proprie conclusioni dalla riflessione sulle evidenze che hanno raccolto.

Molte delle attività hands-on realizzate tradizionalmente nelle classi non coinvolgono una domanda da investigare o analisi di dati:

- costruire modelli di cellule o di atomi

- realizzare un erbario

- costruire un modello in scala del Sistema solare

- attività progettate per insegnare un’abilità particolare  (imparare a usare una bilancia o leggere un cilindro graduato)

Le attività inquiry-based devono partire da  una domanda scientifica

Le attività inquiry devono coinvolgere gli studenti nell’analisi di dati rilevanti.

Di conseguenza, far condurre una ricerca esclusivamente attraverso le fonti reperibili presso una biblioteca o risorse Internet non costituisce una lezione inquiry-based.

In queste attività agli studenti stanno raccogliendo informazioni ma non stanno analizzando dati per rispondere alle loro domande.

 Le attività inquiry-based coinvolgono sempre gli studenti nella raccolta diretta di dati?

Gli studenti possono analizzare dati raccolti dall’insegnante o dati disponibili su Internet, a patto che rispondano alla domanda da investigare attraverso l’analisi di questi dati.

I livelli di inquiry

Non tutte le attività inquiry sono create allo stesso modo.

Le differenze consistono nella quantità di informazioni (per esempio domande guidate, procedure, risultati attesi) fornite agli studenti.

Gli esperti (Bell, Smetana e Binns 2005; Herron, 1971 e Schwab, 1962) sostengono,  inoltre, che ci si debba avvicinare all’inquiry attraverso un percorso progressivo che  parta dalla trasformazione delle attività che tradizionalmente si fanno nella pratica didattica quotidiana.

Inquiry confermativo

Nel primo livello agli studenti vengono fornite dal docente le domande, le procedure (metodo) e anche i risultati.

Questo tipo di inquiry è utile quando lo scopo dell’insegnante è:

  - rinforzare un’idea introdotta precedentemente;

  - insegnare agli studenti come si conduce una indagine;

  - fare pratica su una specifica abilità, come, ad esempio, raccogliere e registrare dati.

Esempio:

Si vuole che gli studenti confermino che minore è la resistenza all’aria di un oggetto più velocemente questo

cadrà. Gli studenti costruiranno un oggetto di carta con ali di diversa lunghezza per confermare questa idea.

Gli studenti seguiranno le indicazioni per realizzare l’esperimento, registreranno i loro dati e analizzeranno i loro risultati.

Inquiry strutturato

Nel livello successivo, la domanda e le procedure sono ancora fornite dall’insegnante, tuttavia, gli studenti formulano una spiegazione supportata dalle evidenze che hanno raccolto.

Esempio:

Usando lo stesso oggetto di carta, ad esempio, agli studenti non verrà spiegata in anticipo la relazione che stanno investigando. Essi dovranno quindi usare i dati raccolti (che mostrano che gli oggetti con le ali più lunghe impiegano più tempo a cadere) per comprendere che la lunghezza delle ali ha creato una maggiore resistenza all’aria e ne ha rallentato la caduta.

Inquiry guidato

  Nel terzo livello, l’insegnante fornisce agli studenti solo la domanda da investigare e gli studenti progettano la procedura per testare da domanda e le spiegazioni che ne risultano.

Poiché questo tipo di inquiry è molto più complesso di quello strutturato, ha maggiore successo quando gli studenti hanno avuto numerose opportunità di praticare diversi modi di pianificare esperimenti e registrare dati.

Solo perché gli studenti stanno progettando da soli le procedure questo non significa che il ruolo dell’insegnante sia passivo. Al contrario, gli studenti hanno bisogno di una guida per controllare che le loro investigazioni abbiano senso.

Inquiry aperto

Nel quarto livello di inquiry, gli studenti hanno una vera opportunità di agire come scienziati: ricavano la domanda, progettano, conducono le investigazioni e comunicano i risultati.Questo livello richiede il più alto livello di ragionamento scientifico e la richiesta cognitiva più elevata.

Solo se gli studenti hanno già ampia esperienza dei primi tre livelli di inquiry saranno in grado di

condurre una indagine di tipo aperto. Quindi, questo tipo di inquiry è fattibile solo quando gli studenti hanno già dimostrato in più occasioni che sono in grado di progettare e condurre le proprie investigazioni con successo quando vengono loro fornite le domande.

I  livelli di inquiry dovrebbero essere visti come un processo continuo in cui idealmente gli studenti progrediscono gradualmente dai livelli più bassi a quelli più alti nel corso del proprio percorso scolastico.

Nella tabella seguente (tratta da Inquiry and the National Science Education Standards: A Guide for Teaching and Learning) i vari livelli di indagine svolti dagli studenti e il diverso intervento dell'insegnante sono riportati per le varie fasi (5E) della metodologia IBSE.

Chi fosse interessato alla metodologia IBSE troverà molte proposte didattiche e riflessioni sul blog della prof.ssa Barbara Scapellato: IBSE e dintorni

13. DOPO WEGENER

15. DIDATTICA DELLE SCIENZE DELLA TERRA: RISOLVERE PROBLEMI