11. Prime teorie mobiliste

 L'idea che i continenti si muovessero verrà considerata seriamente come spiegazione globale solo all'inizio del XX secolo, da Wegener.  Ci vorranno più di 40 anni perché tale idea venisse considerata dagli scienziati un modello plausibile della realtà. Vedremo quindi come gli scienziati hanno cominciato a porsi il problema della mobilità crostale, perché tali idee venivano scartate, quali evidenze riuscivano a spiegare, quali nuove evidenze sembravano confermare le teorie mobiliste e come si modificarono nel tempo.

Esistono, nella letteratura scientifica antica e più recente, diversi autori che hanno rilevato la somiglianza tra le coste dell'Africa e dell'America, ben prima di Wegener.

Con l'eccezione di Taylor, però, le osservazioni non si spinsero al di là della segnalazione di questa coincidenza, con spiegazioni che si rifacevano a catastrofi come il diluvio biblico.

XVI secolo

Abraham Ortelius (1528 - 1598), cartografo e geografo. Pubblicò il Theatrum Orbis Terrarum ("Teatro del mondo"), il primo atlante geografico dell'intero globo; nella terza edizione dell'atlante segnalò la somiglianza delle coste del Sud America e dell'Africa, ipotizzando che si fossero separate:

"Ma le vestigia della rottura si rivelano da sé, se si ha davanti una carta del globo e si guardano attentamente le coste dove [Africa e Europa, e Americhe] si affacciano l'une alle altre - intendo cioè la parte prominente dell'Europa e dell'Africa rispetto ai recessi dell'America".

Discutendo l'ipotesi di Platone di un continente (Atlantide) sprofondato, suggerisce che l'eventuale continente non sia affondato ma si sia spostato rispetto all'Africa. Sfortunatamente per oltre tre secoli l'idea di una separazione dei continenti non fu più esplorata, preferendo ricorrere a continenti sprofondati o alluvioni che spazzavano via le terre emerse.

XVII secolo

Francis Bacon (1561 - 1626) notò le stesse somiglianze e - in generale - il fatto che sia il nuovo che il vecchio mondo si estendessero allargati verso nord e assottigliati verso sud.

François Placet, nel suo libro "La corruption du grand et petit monde" (1668) afferma che l'America non era inizialmente separata dagli altri continenti; i continenti erano collegati insieme prima del diluvio universale, che avrebbe distrutto un continente frapposto tra l'Africa e l'America del sud, il  mitico continente Atlantide di cui aveva parlato Platone.


XVIII secolo

Buffon nella sua opera "Les Epoques de la Nature" (1717) ipotizzò che Irlanda e America fossero state unite nel passato da ponti continentali, sulla base della distribuzione di invertebrati fossili. 

XIX secolo

Alexander von Humboldt  scrive nel primo volume della sua imponente opera Kosmos (1845): "Il nostro Oceano Atlantico porta tutti i tratti di una grande valle. È come se le inondazioni avessero diretto le loro scosse successivamente a nord-est, poi a nord-ovest e poi di nuovo a nord-est. Il parallelismo delle coste opposte a nord da 10° di latitudine sud, i loro angoli di avanzamento e ritirata, la convessità delle coste del Brasile opposte a quelle del Golfo di Guinea, la convessità dell'Africa sotto gli stessi paralleli di latitudine della profonda rientranza formato dal Golfo del Messico, tutti attestano questa visione apparentemente audace. In questa valle atlantica, come quasi ovunque nella configurazione di grandi masse di terra, la costa frastagliata e costellata di isole si trova di fronte a coste non frastagliate. È da tempo che ho rivolto l'attenzione alla circostanza quanto fosse notevole dal punto di vista geologico il confronto delle coste occidentali dell'Africa e del Sud America entro i tropici"

Antonio Snider-Pellegrini nel 1858 pubblica la prima ricostruzione dell'America e dell'Africa che formano un singolo continente. In assenza di un meccanismo per spiegare questi movimenti, suggerisce molte "catastrofi" di cui l'ultima è il diluvio biblico. 

Ma il XIX secolo è quello in cui si afferma definitivamente l'uniformismo e l'attualismo e le ipotesi catastrofiste vengono ritenute poco scientifiche


XX secolo

Pochi anni prima che Wegener presentasse in pubblico la sua teoria, il geologo americano Frank Bursley Taylor (1860 - 1938) scrisse una decina di lavori in cui propose esplicitamente che i continenti si muovessero e che le catene montuose fossero il risultato del corrugamento dovuto a questi spostamenti.

Taylor basò la sua teoria sulla enorme mole di dati geologici raccolti da Eduard Suess.

Nella teoria di Taylor, la Terra era "più rigida del più duro acciaio" e la spiegazione dei corrugamenti era che la Terra era inizialmente perfettamente sferica e che i continenti stavano scivolando verso l'equatore in conseguenza del moto rotazionale della Terra (vedi figura). In particolare, Taylor immaginava che la Groenlandia fosse il residuo di un antico massiccio da cui si erano staccate, lungo fosse di spaccatura, il Canada e l'Europa settentrionale. L'incremento della velocità di rotazione necessario era dovuto al fatto che la Terra - secondo Taylor - aveva "catturato" il suo satellite, la Luna, nel Cretaceo, circa 100 milioni di anni fa.

Meccanismo di formazione delle montagne per spostamento dei continenti secondo Taylor, 1910.

La sua teoria si basa sull'estensione e sull'uniformità di "una grande cintura ... di montagne del Terziario che circondano quasi la Terra". Riferendosi ad una carta batimetrica inserita nel suo articolo del 1910, afferma che la dorsale dell'Atlantico rappresenta uno "dei più notevoli e significativi oggetti del globo", da cui trova conferma della sua teoria che i continenti si siano separati nel Terziario. La dorsale, secondo Taylor, rappresenta "la grande frattura" da cui i continenti si allontanarono.

La teoria dei movimenti crostali era apparentemente così simile a quella che Wegener proporrà poco dopo che per un certo tempo verrà chiamata ipotesi Taylor-Wegener.

Ma le ipotesi astronomiche e planetarie su cui Taylor basò le sue osservazioni resero inaccettabili le sue ipotesi alla comunità scientifica dei geologi - se possibile - ancora di più di quelle di Wegener. Non riuscì a pubblicar le sue idee né sul Journal of Geology né sull'Astro-Physical Journal, entrambi gli editor delle riviste scartarono i lavori dicendo che erano, rispettivamente, troppo legati all'astronomia e troppo alla geologia. 

Taylor rifiutava l'isostasia come meccanismo che rendeva possibile lo spostamento dei continenti (come faceva Wegener), perché avrebbe richiesto un interno della Terra fluido.

A questo si aggiungevano considerazioni specifiche che contraddicevano la formazione di catene montuose per scivolamento dei continenti verso l'equatore. La catena andina, per esempio, ha allineamento N-S, e molte altre situazioni locali non erano in accordo con la teoria, non ultimo il fatto che esistevano catene montuose più antiche la cui formazione - ovviamente - non poteva essere spiegata con gli stessi meccanismi astronomici.

"Sono disposto ad ammettere che i miei sforzi per chiarire la causa dello spostamento dei continenti sono in gran parte speculativi, anche se ritengo di avere alcune forti evidenze in mio favore. Ma nel raccogliere insieme i fatti che mostrano il carattere dei movimenti crostali, la loro direzione e la loro entità in diversi continenti, penso di aver seguito metodi scientifici più ragionevoli e attendibili." (F.B. Taylor, lettera a Leverett, 1933)

10. IL PROBLEMA DELL'OROGENESI NELL'800

12.  WEGENER: L'ORIGINE DEI CONTINENTI E DEGLI OCEANI