09. Charles Lyell

Amid all the revolutions of the globe, the economy of Nature has been uniform, and her laws are the only things that have resisted the general movement. The rivers and the rocks, the seas and the continents have been changed in all their parts; but the laws which direct those changes and the rules to which they are subject, have remained invariably the same.” 

John Playfair, Illustrations of the Huttonian Theory, § 374.

Il video seguente è stato registrato al Festival della Scienza di Genova, nel 2014. Il tema generale del Festival era "il tempo" e Telmo Pievani ha parlato di Charles Lyell, fondatore della geologia moderna sia dal punto di vista empirico, sia dal punto di vista metodologico. Nel corso della sua presentazione, Pievani affronta anche la disputa tra fautori dell'uniformismo (nelle sue varie accezioni) e catastrofisti

Telmo Pievani, filosofo ed evoluzionista, ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle Scienze Biologiche presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova.

Il titolo del seminario è:

Charles Lyell: il geologo che ispirò la teoria dell'evoluzione

Il testo è stato trascritto usando le funzionalità automatica di Google Drive, per consentire di studiare il contenuto più agevolmente. Pievani comincia a parlare dal minuto 4:50.

Perché Charles Lyell

Sulle spalle dei giganti è il titolo della serie di queste lezioni, e senz'altro Charles Lyell è stato un gigante nel fondare secondo molti la geologia moderna sia dal punto di vista empirico, ma direi soprattutto dal punto di vista del metodo, dal punto di vista metodologico.

La storia che vado a raccontarvi è una storia di scozzesi, prevalentemente. Potremmo discutere di questo ma è una storia della scuola scozzese sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista filosofico come cercherò di farvi vedere. E ho pensato di raccontarvi la storia di questo "gigante" sulle spalle del quale poi tutti i geologi che sono venuti dopo si sono arrampicati e hanno quindi visto più lontano, provando a proporvi una drammatizzazione, andando da quello che è noto di Charles Lyell a quello che secondo me è un pochino meno noto per farvi vedere che ogni biografia - quella di Darwin lo è in grande di misura ma anche quella di Lyell -  è stata un grande tormento intellettuale: anche lui ha cambiato idea, anche lui ha avuto una parabola, un’evoluzione del suo pensiero, un conflitto, un dramma intellettuale e personale.

Il primo punto di questo dramma che voglio raccontarvi è quello più evidente. Stiamo parlando di un momento molto importante nella storia della scienza, tra la seconda metà del Settecento e i primi due-tre decenni dell'800 in cui viene a compiersi quella che - io condivido molto questa idea - quella che John McPhee ha definito la quarta ferita narcisistica della storia moderna. La ferita narcisistica più dimenticata perché - ricorderete le famose tre ferite narcisistiche secondo Freud - guardiamo cosa è successo con la rivoluzione della Scienza moderna:

Il tempo profondo

McPhee faceva notare giustamente che in questa ricostruzione c'era un quarto incomodo che ci eravamo dimenticati, cioè un'altra grande ferita narcisistica che si colloca tra le prime due ed è quella che lui definì la scoperta del tempo profondo, il Deep Time. Quindi la scoperta che getta le radici molto più indietro nel tempo - ma non voglio fare assolutamente una lezione specialistica- ci fa capire che la Terra è un sistema che si trasforma nel corso del tempo, un sistema instabile ed è molto vecchia. E quindi c'è questa idea dello spostamento, dello sfondamento all'indietro del tempo della Terra che fa percepire a questi studiosi il fatto che la specie umana "galleggia", come dirà Darwin nei taccuini, "come una pellicola sopra un oceano sterminato di tempo".

Noi siamo l'ultimo quarto d'ora di questa storia - e ce lo stiamo giocando il nostro quarto d'ora di celebrità - in questa lunghissima storia, in questo oceano di tempo profondo.

Io lavorerò un po' intorno a questa idea della ferita narcisistica e vi anticipo già qual è un po'  l'idea che voglio proporvi: cosa c'è di psicologicamente - oserei quasi dire -  così difficile, così contro-intuitivo nel tempo profondo. Tutto sommato, detto così, è un dato oggettivo: scopriamo di essere il frutto di una storia molto antica. 

Ma il punto sul quale si riflette meno, secondo me, ma anche molto importante è: ma come si è sviluppato questo tempo, questa storia della Terra? E qui ci sono molti elementi sui quali poi Lyell dialogò con Darwin e con molti altri suoi contemporanei. E vi farò vedere che Lyell, che è l'uomo che ci ha insegnato a leggere il tempo profondo, vive un dramma nell'interpretare il tempo profondo e a un certo punto della sua vita di scienziato si ferma. Cioè non va fino in fondo, cosa che invece farà il suo allievo - possiamo dire - Charles Darwin e questo genera anche una serie di incomprensioni, di differenze tra questi due uomini di scienza che si stimavano moltissimo e che si rispettavano molto. C'era un affetto molto forte tra Charles Lyell e Charles Darwin, un grandissimo rispetto per tutto il corso della loro vita. Darwin dimostrò sempre una grandissima gratitudine nei confronti di questo suo mentore. 

James Hutton

Non c'è mai un'origine della storia, quindi io per anche per esigenze di tempo prendo questo come inizio retorico soltanto, non oggettivo di questa vicenda della scoperta del tempo profondo: è già stato citato James Hutton, un altro grande scozzese, l'uomo che Lyell poi deciderà di rilanciare di riportare in auge 40-50 anni dopo, il quale nella sua "Teoria della Terra" usa questa espressione che è diventata famosissima:

scopriamo che la Terra è un sistema che ha avuto una storia senza vestigia di un principio, che affonda delle nebbie e non riusciamo a trovare un principio né indizi di una fine, questa idea di un tempo sterminato letteralmente, un tempo di cui non riusciamo a trovare l'inizio né riusciamo a intravedere una fine. 

E già qui ci sono dentro anche un sacco di - come dire - di cambiamenti filosofici importanti. Immaginare di essere parte di una storia di cui non sappiamo quasi nulla dell'inizio, quindi chissà da dove viene e prima cosa c'era, prima dell'inizio, e siamo dentro in questa vertigine temporale e non vediamo la fine, non sappiamo che cosa c'è di là. E quindi forse non riusciamo più nemmeno a vedere un fine, forse, cioè una finalità dentro tutta questa storia.

"from what has actually been, we have data for concluding with regars to that which is to happen thereafter" (Hutton, 1788)

E poi Hutton è naturalmente importante per Lyell soprattutto sul piano metodologico, io ho preso un estratto fra i tanti, vedete nel 1788 lui scrive: com'è che dobbiamo fare a ricostruire questo tempo? Dobbiamo partire dall'oggi, da ciò che è presente, ciò che è effettivamente in azione oggi, le cause, i fattori che oggi agiscono e dobbiamo usare quelli per ricostruire il passato, Non dobbiamo ipotizzare alcunché di eccezionale, sostanzialmente. Dobbiamo guardare quali sono i meccanismi d'azione oggi e li estrapoliamo al passato. Dà inizio quindi alla metodologia importantissima  che viene chiamata uniformitarianismo.

Hutton scrive in modo molto involuto, non ha un grande impatto effettivo l'opera di Hutton, nemmeno in Scozia e in Inghilterra Però - come capita spesso - trova un interprete con la penna felice che è John Playfar che all'inizio dell'800 traduce, riscrive, presenta al pubblico le idee di Hutton che suscitano un grande dibattito e diventeranno in questo dibattito l'ispirazione per la svolta biografiche che poi avrà Charles Lyell. 

Mi piace aggiungere anche una citazione di un grande storico della scienza italiano che è scomparso poco tempo fa, Paolo Rossi, che scrisse un libro bellissimo alla fine degli anni 70 che si intitolava proprio “I segni del tempo” e mi sembra importante ricordare Paolo Rossi che ha dedicato al tempo profondo delle pagine molto belle:

Gli uomini dell'età di Hooke avevano un passato di 6000 anni, quelli dell'età di Kant erano invece consapevole di un passato di milioni di anni”. Nell'arco di un secolo cambia completamente la prospettiva, è lo sfondamento temporale del tempo, un'impresa, una conquista, diceva Paolo Rossi giustamente, che non è stata eroica, non è stata lineare, non è stata progressiva, non è che si è passati dal pregiudizio alla verità illuminando l'oscurità precedente. E’ stata una storia molto complicata, alimentata da studiosi di teologia, di archeologia, e Geologi naturalmente, storici, linguisti… In questa storia naturalmente Lyell ha un ruolo centrale.

Tappe importanti della vita di Charles Lyell

Quindi ho fatto un riassunto molto sintetico della sua biografia;  non ve ne parlo in dettaglio perché non mi interessano adesso questi aspetti, però vedete che ha sostanzialmente attraversato tre quarti del XIX secolo, nasce alle soglie del nuovo secolo e morirà 7 anni prima di Darwin e lo anticipa di 7 anni nell'abbazia di Westminster dove adesso riposano insieme.

Charles Lyell (1797-1875)

Un qualche paio di dettagli interessanti di questa storia prima di andare poi al nocciolo delle questioni. 

Lyell si forma come avvocato, era uno studioso di legge, fa studi classici e di giurisprudenza. Diremmo noi oggi: prende anche l'abilitazione per esercitare da avvocato e molti diranno che questo è un elemento molto importante anche rispetto al successo delle sue idee, perché era un retore fantastico. 

Se voi leggete i "Principi di geologia” di cui parleremo fra poco, che è un po' il suo classico, hanno uno stile argomentativo eccezionale, accompagnano il lettore nell'argomentazione, sembra proprio un avvocato che deve difendere una causa, un'idea, e ti porta verso la sua argomentazione. Bravissimo, infatti Darwin dice spesso che cercò di imitare senza riuscirci per tutta la vita lo stile argomentativo, la retorica efficace di Lyell. E quindi fa un po' l'avvocato anche delle sue idee.

Vedete che poi studia geologia niente meno che con William Buckland e poi sappiamo Lyell anche soggiornò e fece diversi viaggi in Italia, l'ultimo dei quali molto importante in Sicilia, dove osserva l'Etna e tutta la zona dell'Etna e fa delle osservazioni molto interessanti.

"Principi di geologia"

L'opera principale di questo gigante si colloca tra il 1830 e il ‘33, sono appunto i “Principi di geologia” che diventano non soltanto in Inghilterra ma in tutto il mondo il manuale di riferimento della geologia, la fondazione - potremmo dire - della geologia moderna.

Una carriera attraversata dai più alti riconoscimenti dell'establishment scientifico anglosassone: medaglia della Royal Society, molto presto - già nel 34 - presidente della Geological Society l'anno dopo - già nel 35 - e così via via finché diventerà poi baronetto Sir Charles Lyell nel 1864. Un episodio per il quale Lyell è molto noto ma di cui vi parlerò solo molto marginalmente: vedete nel 1858 Lyell è stato l'uomo che insieme con James Hooker e con Huxley ed altri ha in qualche modo - come dire - “mediato” l'affaire Darwin-Wallace. E’ cioè quello che poi decide di annunciare il primo di luglio del 1858 per la prima volta alla Linnean Society la prima volta nel mondo la teoria dell'evoluzione per selezione naturale che porta due nomi due firme quella di Darwin e quello di Alfred Russel Wallace. E’ stato lui a gestire in modo molto saggio, peraltro, molto ponderato questo possibile incidente diplomatico che si stava prefigurando, per cui Darwin stava tenendo nel cassetto le sue idee da più di vent'anni e un certo punto salta fuori un naturalista più giovane di lui che è arrivato a conclusioni molto simili alle sue. Lyell decide giustamente, correttamente, di dare la prima comunicazione pubblica di questa nuova rivoluzione scientifica nel 1858 alla Linnean Society e leggendo un estratto di una lettera di Darwin e il saggio che Wallace aveva mandato a Darwin stesso, gestisce questo affaire anche con grande capacità psicologica e diplomatica e anche una certa ironia…. Perché se voi leggete le lettere di quei giorni, molto drammatiche perché Darwin ha appena ricevuto il saggio di Wallace nel giugno del '58 e ed è obiettivamente sconvolto perché dice "p**** miseria io ce l'ho queste cose qua, ce l'ho già scritte da un sacco di tempo! vedi che è arrivato quello che è arrivato alle mie stesse conclusioni e che adesso quindi - come dire - potrebbe prendere il nome di questa teoria". Manda una lettera molto drammatica a Lyell stesso dicendogli “è la fine, ora che ho ricevuto questo saggio di Wallace non pubblicherò mai più, perché se pubblicassi adesso tutti penserebbero che lo sto facendo per cercare di anticipare lui e questo sarebbe veramente molto disdicevole”... Classica reazione un pochino isterica di quello che c'è rimasto particolarmente male. La risposta di Lyell è molto bella perché gli dice: primo, io è da 10 anni che ti dico che forse potevi anche come dire fare una sintesi e potevamo discuterne pubblicamente del tuo lavoro; adesso però: calma. Mandami un estratto del tuo lavoro, lo annunciamo insieme con quello di Wallace. Quindi con la sua saggezza riesce in qualche modo a circoscrivere il problema, e a convincere Darwin definitivamente, poi, in tutta fretta in 13 mesi a buttar giù l'”Origine delle specie” che uscirà nel novembre del '59. Quindi Lyell è un po' l'uomo che sta dietro anche a tutte queste vicende critiche di quegli anni.

Una curiosità soltanto di passaggio, per darvi un'idea dell'importanza nella geologia di Lyell: portano il suo nome il picco più alto di Yosemite. Chi di voi c'è stato lo ricorderà. Molte montagne nel mondo, ma anche due crateri, uno sulla Luna e uno su Marte, e anche una specie di pesce interessante, tra l’altro scoperto e dedicato a lui da Luis Agassiz proprio in Scozia. Quindi un uomo importante per la sua disciplina e non soltanto e qui lo vedete. Allora se prendete i “principi di geologia” del 30, la prima edizione (poi ne farà addirittura undici edizioni e stava lavorando alla dodicesima quando muore) è questa interessante perché proprio come l'”Origine delle specie” di Darwin, anche l'opera cardine di quest'uomo è stato un cantiere aperto per tutta la sua vita e se voi leggete la prima e la undicesima edizione di quest'opera cambia tantissimo, ha modificato moltissimo la struttura, le idee… Ecco un passaggio molto bello:

Tali visioni dell'immensità del tempo trascorso, simili a quelle svelate dalla filosofia newtoniana in relazione allo spazio (tutti si rapportavano a Newton e come Newton ha sfondato lo spazio e ci ha fatto capire che siamo dentro un grande Universo dettato da poche leggi universali fondamentali come la gravitazione, ecco che anche noi stiamo facendo lo stesso ma con il tempo) erano troppo vaste per suscitare idee di sublimità che non fossero mescolate a un senso doloroso della nostra incapacità di concepire un piano di una tale infinita estensione. (la scoperta del tempo profondo ci getta in un doloroso senso di incapacità, non siamo più capaci con la nostra mente di riuscire a misurare quello che stiamo vedendo attraverso il metodo scientifico). Si vedono mondi al di là di altri mondi, a distanze incommensurabili l’uno dall'altro, e al di là di essi, innumerevoli altri sistemi sono tracciati debolmente sui confini dell'universo visibile” (Charles Lyell, 1830, PoG, p. 63)


Qui vedete la vertigine di quello che sta succedendo qua. Ci sono mondi al di là di altri mondi, sembra Giordano Bruno; ci sono infiniti mondi nello spazio e nel tempo, siamo dentro una storia che è molto più grande di quanto non pensassimo, e ci troviamo scomodi perché non abbiamo più la cronologia rassicurante che ci dice che siamo qui da un certo momento vicino nel tempo e che tutto tutta la storia ha avuto un senso. Siamo sperduti come scrive Jacques Monod “come zingari ai margini dell'universo”. E naturalmente non potevo non citare una delle più perfide interpretazioni di questo smarrimento e di come poi spesso noi cerchiamo di venirne fuori, che è quella di Mark Twain che in modo geniale, diverso tempo dopo scrive:

“l'uomo esiste da 32000 anni (e questo dovrebbe essere una datazione molto antica per quel tempo; oggi sappiamo che è molto più indietro diciamo per l'uomo inteso come uomo moderno oggi diremmo 200000). Il fatto che siano occorse centinaia di milioni di anni (Lyell pensava 300 milioni di anni circa) per preparare il mondo per lui è una prova del fatto che esso fu creato per l'uomo (e questo era uno degli argomenti che erano girati tante volte soprattutto nei trattati di Bridgewater). Io suppongo che sia così, non lo so di sicuro. Se la Tour Eiffel rappresentasse l'attuale età del mondo, lo strato di vernice sulla punta del suo pinnacolo rappresenterebbe la durata dell'uomo, e tutti percepirebbero che quel sottile strato fu il motivo per cui fu costruita la Torre Eiffel. Io credo che lo percepirebbero, ma non lo so di sicuro” (Mark Twain)

Qui Mark Twain sta dicendo: scopriamo di essere l'ultimo straterello di vernice sopra la Tour Eiffel e c'è gente che pensa che la Tour Eiffel sia stata fatta proprio per metterci sopra il nostro strato di vernice… Potremmo ragionare per un'intera conferenza su questa frase di Mark Twain, perché lui se la prende col fatto - ed è un po' il filo conduttore che userò anch'io adesso - che scoperto il tempo profondo, la paura, lo smarrimento, quel senso di incapacità dolorosa di cui parla Lyell probabilmente ha generato nella mente umana degli antidoti. Noi da quel momento in poi stiamo cercando di far finta di non avere davvero capito quello che hanno capito questi scienziati. Stiamo cercando il modo di addomesticare il tempo profondo, di addomesticare la storia in modo finalistico, in modo come dire progressionista. Ci sono stati tanti modi con i quali poi si è cercato di venirne fuori da questa  scoperta scandalosa.

Secondo atto di questo dramma.

Allora il primo fa da cornice, da contesto: lo sfondamento indietro nel tempo, l'uomo che vide il tempo profondo. Poi però succede qualcosa d'altro perché Lyell dà un secondo contributo molto importante a questa vicenda, cioè come dicevamo prima ci dà un metodo per leggere il tempo profondo, per interpretarlo per ricostruirlo in una chiave - lui diceva - di maggiore scientificità.

Il secondo dramma di Lyell è legato proprio a questo. Lyell è giustamente ricordato come colui che ha fatto entrare, si dice, la geologia nella Scienza, ha dato un metodo finalmente scientifico alla geologia. E’ un'affermazione discutibile per varie ragioni, perché si tratta di capire cosa intendiamo per metodo scientifico.Però sicuramente questo è quello che lui voleva fare, lo dice fino alla noia nei "principi di geologia" e diventa questa la famosissima cover dei Principi di geologia, con i campi Flegrei. Quindi questa immagine metaforica del bradisismo come un cambiamento lento che si accumula e che genera poi un effetto macroscopico che è percepibile nelle colonne che si dimostra da come sono forate dai molluschi che sono state sommerse e poi si sono elevate lentamente. Quindi piccole cause che tu puoi vedere ancora oggi e che accumulandosi nei milioni di anni producono grandi effetti. 

Questa è l'idea, tra l'altro, a cui Darwin dedica l'ultima opera della sua vita, dedicandola idealmente a Lyell: il famoso  delizioso saggio di Darwin sui lombrichi che è l'ultimo saggio che lui ha scritto nella sua vita quando Lyell era già morto da poco. È un saggio in cui lui fa vedere come l'umile piccola azione di questi animaletti moltiplicata però per migliaia di generazioni può trasformare il paesaggio inglese. Ecco quindi l'idea che una piccola azione ma moltiplicata per tanto tempo può generare macroscopici effetti: questa è intuitivamente l'idea dell'attualismo e dell'uniformitarianismo di cui parliamo.

Il sottotitolo dei “Principi di geologia” è "un tentativo di spiegare i cambiamenti passati sulla superficie della Terra facendo riferimento a cause che sono adesso in azione". Più chiaro di così... io spiego tutto il passato della terra usando cause che sono adesso attive: è questo l’uniformitarianismo che sarebbe la traduzione corretta, un termine così come catastrofismo, introdotto da William Whewell che è stato uno dei grandi filosofi della scienza e di epistemologia di quegli anni, amico anche di Darwin per altro. E quindi adesso sapete o comunque se rileggete quest'opera vedete che è sostanzialmente un catalogo, il più completo mai scritto fino ad allora, delle cause geologiche che determinano i cambiamenti sulla superficie terrestre: vulcanesimo, i ghiacciai, l'erosione,la formazione di valli fluviali, il rapporto tra il clima e le specie, la stratigrafia. Lyell è quello che ha battezzato le ere fondamentali per il geologo, soprattutto quelle più recenti, eocene miocene Pliocene Pleistocene eccetera eccetera. Noi siamo ancora dentro al lavoro scientifico e nella nomenclatura che Lyell ha lasciato.

Allora dicevo che Lyell in quest'opera - adesso mi permettete di fare il filosofo della Scienza per 30 secondi - propone uno statuto di scientificità per la geologia basandosi sul metodo induttivo, basandosi sulla grande e gloriosa scuola scozzese, la scuola di Hume, della seconda metà del Settecento (vi dicevo all'inizio che questa è una storia di scozzesi per la più parte), quindi il presente come chiave di lettura del passato per cui tu, dalle osservazioni dirette sui fenomeni attuali, estrapoli quelli del passato. Questo implica che tra passato e presente e dentro il tempo profondo tu devi sempre trovare una storia di continuità: niente rotture, niente momenti che spezzano questo cambiamento che è continuativo, questo cambiamento in Lyell, così come sarà nel Darwin maturo, è un cambiamento lento e cumulativo.

Attenzione perché i due concetti non sono la stessa cosa: continuità vuol dire che presuppongo una serie ininterrotta di causa-effetto senza rotture di continuità, gradualismo dice qualcosa in più, dice che dentro questa continuità il ritmo e la velocità di cambiamento è uniforme e molto lenta in un graduale accumulo di cambiamenti.

Quindi ovviamente no catastrofi, niente momenti così drammatici nella storia della Terra, niente cause eccezionali soprattutto, cioè è inutile, è controproducente, è poco scientifico ricorrere a cause eccezionali che possono essere - state attenti- sia momenti di creazione ipotizzati ad hoc sia catastrofi poco comprensibili, cioè momento in cui succedono delle cose speciali, eccezionali. Lyell dice: eliminiamo questi tentativi. Lui diceva sempre di non tagliare il nodo di Gordio con una spada invece il nodo di Gordio va sciolto piano piano inutile ricorrere a cause eccezionali, a un deus ex machina che ti toglie dalle difficoltà. No, prendi le cause che agiscono oggi sulla Terra e cerca di capire se quelle spiegano tutto quello che vedi nel passato.

Questo era il grande principio metodologico con una contraddizione che nei “principi di geologia” emerge chiaramente, perché quando invece si discute della nascita delle specie Lyell balbetta un po' e parla di centri di creazione invece,per le specie sì, centri di creazione, e se la prende sia con Cuvier, ovviamente perché era un catastrofista, ma i principi di geologia sono anche molto polemici nei confronti di Lamarck. E ricordiamo quello che sapete tutti: che quando Darwin parte per il suo viaggio si porta dietro e poi leggerà man mano durante il viaggio, il primo e il secondo volume dei “principi di geologia” che lo influenzeranno moltissimo da diversi punti di vista.

Allora, in cosa consiste questa scientificità: consiste in quello che Hume aveva insegnato qualche decennio prima. Lo dice espressamente Lyell, lo dicono tutti quelli che lavorano in quegli anni: tutte le inferenze a partire dall'esperienza suppongono che - attenzione, questo è un elemento fondamentale - suppongono che il futuro assomiglierà al passato, che il presente e il futuro assomigliano al passato, e che quello che io vedo nel passato è soltanto un'espressione lunga di quello che sta succedendo ancora adesso senza cause eccezionali .

Questo è uno dei principi fondamentali dell' induzione. L’induzione in cosa consiste? Consiste nel fatto che io osservo una serie di dati che vedo oggi e inferisco che qualcosa di analogo succederà per un altro dato simile. Prendiamo un esempio banalissimo: una scatola di uova che hanno tutte la stessa scadenza; apro il primo è marcio, apro il secondo è marcio, poi il terzo è marcio, il quarto, il quinto... posso indurre, posso fare inferenza induttiva che anche il sesto che non ho ancora aperto sarà marcio quindi “il sesto uovo è marcio”. Faccio un'affermazione su qualcosa che ancora non ho osservato. Su cosa si basa questa mia induzione? Sul fatto che la natura sia attendibile, stabile e che le stesse leggi che governano il passato governino il presente e governino il futuro, cioè si basa su una fiducia nella uniformità della natura. La nostra vita, tutti i nostri ragionamenti induttivi, si basano su questa fiducia, nel fatto che domani mattina se accendo il computer non è che esplode, dovrebbe fare quello che ha sempre fatto.

L'induzione molto semplicemente è questa idea. Peccato che bisogna fidarsi di questo principio fino a un certo punto, perché David Hume ci ricorda che l'induzione non ha un fondamento logico ma ha un fondamento psicologico: io mi fido della natura, mi fido del fatto che la natura sia uniforme ma non ho la prova definitiva, logica, necessaria che davvero la natura è così uniforme, così attendibile.

Altro piccolo elemento importante perché farmi capire la complessità di questa di questa idea, che non è semplicemente un'idea intuitiva sul fatto che il presente è la chiave per interpretare il passato.

Di uniformismo ce ne sono di vari tipi, ce ne sono almeno quattro che vi presento in ordine di radicalità, nel senso che i primi sono quelli più accettabili, più andate avanti più diventano impegnativi.

E alle spalle di tutto questo c'è un nemico perché poi nei dibattiti scientifici devi sempre avere un nemico, perché funziona soprattutto con questo stile avvocatizio che aveva l'avvocato Lyell. E il grande nemico di Lyell erano i francesi, la scuola francese. Anche in Darwin certe volte leggi delle espressioni tipo "ah come ha detto il francese…"; al di là della Manica ci sono gli avversari. Guardate con che durezza vengono trattati da Lyell che addirittura contrappone la sua vera scienza a quell'altra che è “indolenza” addirittura.

Non è mai esistita una dottrina che sia stata calcolata meglio per alimentare l'indolenza e per smussare l'acutezza della curiosità che non l'assunzione della discordanza tra le cause attuali e quelle esistenti”.

Sta parlando del catastrofismo. Se insegni agli studenti questo, stai praticamente allontanandoti dalla scienza esatta. Con il catastrofismo noi vediamo l'antico spirito della speculazione che torna a rivivere e questo continuo desiderio di tagliare appunto il nodo di Gordio piuttosto che pazientemente discioglierlo e dispiegarlo. Quindi io sono la vera scienza, i catastrofisti sono l'indolenza, sono la pseudoscienza. Quindi vedete che in questi dibattiti c'è anche un tema che in filosofia della Scienza si chiama Principio di Demarcazione. Chi propone una teoria, certe volte dice “la mia è la via scientifica, quella dei miei avversari invece è pseudoscienza”. L'avversario era questo signore, Georges Cuvier, che invece - nonostante Lyell - ha dato dei contributi comunque molto molto importanti. E' George Cuvier che in questa stratigrafia famosissima del bacino della Senna  ricostruisce la storia naturale in modo completamente diverso, con rotture di continuità, catastrofi, di quelle che lui chiama le rivoluzioni nella superficie del globo, che sono vissute come punti di non ritorno, naturalmente, nel senso che a ogni volta che c'è questa grande rottura, le flore e le faune che vivono dopo non sono le stesse che sono vissute nell'epoca precedente.

Quindi vedete che mentre per Lyell e per Hutton e poi anche per Darwin c'è questa idea di una conservazione tutto sommato di equilibrio, qua invece c'è una freccia del tempo molto evidente: periodi di stabilità interrotti da queste catastrofi globali e poi un nuovo periodo di stabilità. Una visione diciamo discontinuista, si sarebbe detto a quel tempo

E a questo punto entra in scena - ma solo per cinque minuti, prometto non di più - Darwin perché naturalmente lui si porta nel viaggio “principi di geologia” ne viene profondamente influenzato (qui tra l'altro abbiamo Guido Chiesura che è il massimo esperto italiano di Darwin geologo, ne abbiamo discusso tante volte), la geologia quella di Lyell principalmente ma non solo, per Darwin significa quello che abbiamo studiato tutti a scuola. Il fatto che si ritrova una tradizione di ricerca che gli fa vedere benissimo lo sfondamento all'indietro del tempo evolutivo -e lo sappiamo tutti va bene-, ma la geologia è molto altro per Darwin, è anche l'idea che la superficie terrestre è instabile, che cambia, che viviamo su un pianeta vivo, quindi imprevedibile, con terremoti, vulcani, spostamenti di terre, cambiamenti climatici quindi un pianeta vivo è un pianeta che produce diversità, che produce specie, che genera l'albero della vita. 

Quindi la geologia - e proprio Darwin si definisce primariamente un geologo prima che un naturalista in senso lato - la geologia ha fornito a Darwin proprio il brodo di coltura della sua teoria. Non sarebbe stata semplicemente immaginabile l'architettura di Darwin senza la geologia.

Carta geologica del Sud America, di Charles Darwin

E poi il terzo aspetto che si dimentica sempre ma è molto importante, lo dice Darwin più volte, la geologia è stata per Darwin anche un modello di spiegazione proprio per le ragioni che abbiamo visto adesso. Lui nei taccuini dice in un passaggio molto bello: 

I Geologi mi hanno insegnato che è possibile fare una scienza della natura, della superficie terrestre, trovando degli schemi generali che sono validi dappertutto, degli schemi universali. Io voglio fare la stessa cosa per la biologia”, 

quindi è proprio esplicito: usa la geologia come modello metodologico da portare nella biologia. “Io voglio fare la stessa cosa che Lyell e Hutton stanno facendo nella Geologia “. 

Questo è un famoso passaggio dei taccuini dove lui si prepara alla battaglia, come faceva spesso nei suoi appunti, nel senso che dice: ma quando uscirai allo scoperto con queste tue idee subito verrà fuori qualche seguace di Cuvier che ti dirà: e che fine fanno le grandi transizioni geologiche? - perché le vedevano tutti con le transizioni che Cuvier aveva descritto così bene. Lui si risponde da solo e dice: quando ti faranno questa obiezione tu dovrai dire che il sistema della trasmutazione della teoria evolutiva non va in crisi perché in realtà il tempo è stato lunghissimo e i sistemi geologici si manifestano in modo molto frammentario cioè la documentazione geologica è imperfetta, è lacunosa. 

"Dovremo forse rinunciare all'intero sistema della trasmutazione, o credere piuttosto che il tempo sia stato assai più lungo e che i sistemi geologici non siano altro che fogli sparsi, strappati da interi volumi?" (CD, taccuini, 1839)

Questo è il problema: non è che non c'è gradualità, è che non la vedo perché i dati sono ancora insufficienti. Lui ne parla a lungo nell'”Origine delle specie”. Insomma lui si interroga; questo è l'unico diagramma che c'è nell’”Origine”, dopo che lui lo ha disegnato cerca di capire perché non si trovano forme di transizione. Oggi: quindi nell'analisi degli animali delle piante di oggi; ma poi si chiede anche nel passato, perché non le trovo, e comincia a elencare una serie di cause per le quali oggi è difficile che la documentazione paleontologica sia completa.

Quindi il record fossile è lacunoso, è povero e per illustrare questo principio cita proprio Charles Lyell, questa è una bellissima metafora che Lyell scrive nei “principi di geologia” che poi userà tante volte anche successivamente. Darwin la cita pari pari e dice che il mestiere del geologo è come leggere un libro che ha tutte le pagine sparse. 

Considero i dati geologici come una storia del mondo tramandata imperfetta e scritta in un mutevole dialetto; storia di cui possediamo l’ultimo libro, limitato a due o tre regioni. Di questo volume si è conservato solo qua e là un breve capitolo; e di ogni pagina solo qualche riga ogni tanto. Ogni parola di questa lingua, che varia lentamente, più o meno diversa nei successivi capitoli, può rappresentare le forme di vita, che sono sepolte nelle nostre formazioni successive, e che erroneamente sembrano esservi state repentinamente introdotte. Con questa ipotesi, le difficoltà sopra discusse si attenuano di molto o persino scompaiono.” (metafora mutuata da Lyell)

Principio epistemologico: L'assenza di prove non è la prova di un'assenza. "Tutti i casi di prove paleontologiche positive sono attendibili; le prove negative sono senza valore, come l'esperienza ha tanto spesso dimostrato". Una impossibilità di fatto è cosa diversa da una impossibilità di principio.

Tutte le evoluzioni che danno l'impressione di essere veloci, catastrofiche, in realtà non sono così, è solo perché abbiamo dei dati insufficienti. E’ come se noi illuminassimo  un grande lungo corridoio buio con piccoli fasci di luce e pensassimo di ricostruire tutto il corridoio soltanto da quei piccoli flash di luce. 

Nell'”Origine delle specie” Darwin si complica la vita perché addirittura appende tutto il destino di tutta la sua teoria proprio a questo: “Chiunque si rifiuterà di ammettere l'imperfezione di documenti geologici dovrà respingere tutta la mia teoria”, non ci sono alternative. O accettato il fatto che il record geologico e paleontologico è così imperfetto oppure diventate dei catastrofisti e quindi state respingendo tutta la mia teoria. La predizione rischiosa di Darwin è questa: quando i Geologi paleontologi impareranno a leggere tutte le pagine vedranno che c'è una continuità, una gradualità.

Quindi è proprio una predizione scientifica, precisa, metodologica. Predizione probabilmente sbagliata. Questo è uno dei famosi errori che Darwin commette, perché oggi abbiamo letto la pagina 1, 2, 3, n non tutte ancora ma parecchie le abbiamo lette, e quelle cose che Cuvier aveva visto cioè quei momenti drammatici di cambiamento, di transizione sono reali, non sono soltanto un artefatto della documentazione.

Solo per darvi l'idea di quanto Darwin poi fosse consapevole di questa difficoltà, qui la notate soltanto se prendete le varie edizioni dell'origine delle specie, altrimenti non ve ne accorgete. Da un lungo lavoro di comparazione, Darwin a un certo punto sembra quasi cambiare idea. Qui sta dicendo: Attenzione però non credo che il processo si svolga sempre così regolarmente come rappresentato nel diagramma, sebbene sia alquanto irregolare ed è molto più probabile che ciascuna forma rimanga inalterata per lunghi periodi che poi nuovamente si modifichi.

Sembra quasi cambiare idea e poi vedete introduce questa idea di diversi ritmi del cambiamento. E perché lo fa? Perché è una persona onesta intellettualmente. Darwin ha sempre accolto molto correttamente i problemi che la sua teoria veniva ad affrontare e ce n'erano almeno due che lui proprio non sapeva come risolvere e che infatti chiamava i miei abominevoli misteri.

Uno è l'evoluzione delle piante con i fiori, delle angiosperme. Vedete qua siamo verso la fine della sua vita, lui ci ha pensato per tutta la vita. "Il rapido sviluppo delle piante superiori - le angiosperme- rimane un abominevole mistero". Io proprio non riesco a capire come tutte le piante da fiori in pochissimo tempo, lui pensava nel Cretaceo ma solo noi oggi sappiamo già cento.... diversi milioni di anni prima si sono evolute in un modo così rapido. Ne sta ancora parlando un anno prima di morire. "Sono rimasto così sconvolto da questa comparsa improvvisa delle fanerogame superiori che certe volte mi sono fatto la fantasia che forse il loro sviluppo potrebbe essere stato preceduto da un immenso periodo di cambiamento in continenti isolati o in larghe isole forse vicino al Polo Sud". Comincia a formulare teorie. Ve ne parlo solo per far vedere quanto era ossessionato da questo problema: ci sta ancora pensando poche pochi mesi prima di morire e non ha una soluzione. 

L'altro grande cruccio è invece l'esplosione degli organismi pluricellulari all'inizio del Cambriano. Anche qui il caso rimane inesplicabile: io non riesco a capire come, non riesco ad avere una descrizione - dice Darwin - di come all'inizio del Cambriano (noi sappiamo intorno oggi 540-560 milioni di anni fa) tutti gli organismi pluricellulari emergono in un modo così esuberante mostrando una grande diversità di forme, di piani corporei... quella che già allora si chiamava l'esplosione del Cambriano. Già la parola esplosione per Darwin non è che andasse tanto bene. 

Allora lui poi cerca anche qui di trovare una spiegazione e vedete ricorre a queste tre ipotesi ad hoc: l'imperfezione del record fossile, periodi precedenti di lenta diversificazione, però anche la terza è importante: pattern diversi di cambiamento nella filogenesi cioè cambiamento graduale con radiazioni. Darwin verso la fine della sua vita cominciava a ipotizzare che forse ci fossero dei meccanismi ecologici e biogeografici che permettessero ogni tanto di produrre questa grande diversificazione di forme. Come al solito una mente molto aperta a trovare una soluzione ai suoi problemi, però non transige sul fatto che per lui non era possibile immaginare una catastrofe in senso letterale del termine, cioè una causa speciale ed eccezionale che agisce solo in quella occasione.

Solo per darvi un accenno alla attualità, sapete che se noi oggi guardiamo il record dell'andamento della biodiversità terrestre proprio dall'inizio del Cambriano fino a oggi, quindi gli ultimi 540 milioni di anni, vedete che esattamente quelle spaccature che Cuvier aveva visto e pubblicato nel 1812 sono reali e corrispondono esattamente a quelle che Cuvier aveva descritto: le catastrofi - se vogliamo chiamarle così - sono esistite veramente, sono dei crolli della biodiversità di più del 45-50% in termini di famiglie e quindi molto di più in termini di specie. 

Qui avrete un altro schema. Vedete con questo andamento della biodiversità (qui il tempo va da destra verso sinistra), guardate soprattutto cosa succede 250 milioni di anni fa, che è l'estinzione alla fine del Permiano. Secondo Michael Benton, gli ultimi dati usciti su Nature e su Science nell'ultimo anno e mezzo, veramente per un pelo non finiva tutto lì, nel senso che si è arrivati probabilmente a superare l' 85-86 percento di tutte le specie viventi estinte. 

Le cause di queste catastrofi sono le più diverse: eruzioni vulcaniche, cambiamenti climatici repentini, impatti di asteroidi... c'è una molteplicità di cause. Se vedete le riviste scientifiche più accreditate dell'ultimo anno anno e mezzo, questo modello che è uscito su Nature due anni fa, vedete che le estinzioni di massa - come si chiamano questi episodi -  sono frequenti (cioè accadono con una certa frequenza), hanno un'intensità inusitata che si stacca, che spicca rispetto alle estinzioni sullo sfondo; sono rapide ma su scala ovviamente paleontologica-geologica (stiamo parlando di centinaia di migliaia di anni perché il processo si compia); hanno un grado di selettività piuttosto basso, quindi non sopravvive il più adatto all'epoca precedente, sopravvive un misto di opportunismo, flessibilità e fortuna... mettiamola così. Chi ha questa miscela può cavarsela in queste catastrofi, in queste estinzioni di massa. Ma soprattutto è questo il punto: l'estinzione di massa non sembra essere prodotta da un accumulo di cause ordinarie, ma da un convergere - improbabile ed eccezionale - di cause parossistiche cioè quello che viene chiamato il modello della perfect storm. Come la tempesta perfetta non è la tempesta normale, ma è la tempesta del secolo perché vengono a convergere una molteplicità di fattori. Quindi non è un processo discontinuista, perché comunque l'evoluzione lavora sempre, però le cause sono parossistiche in queste fasi sono particolari 

Chiudo con ultimi due passaggi del mio dramma, velocemente, che sono forse quelli meno noti della biografia di Lyell.

Il primo è questo. Allora l'uomo che vide il tempo profondo l'uomo che ci ha insegnato a leggere il tempo profondo e in questo ha influenzato - d'accordo - la teoria dell'evoluzione di Darwin: uniformitarismo, gradualismo, statuto di scientificità della geologia

Qui io riprendo una tesi forte che venne difesa in un bellissimo libro di Stephen Jay Gould che scrisse in un libro che si intitolava "il ciclo del tempo la Freccia del tempo" e ricostruì in modo molto interessante la storia della geologia tra la metà del Settecento Anzi ancora prima. Gould diceva “Questi hanno scoperto il tempo profondo ma al prezzo di negare la sua reale storicità “. Perché?  Perché già Hutton  pensava che il mondo essendo una macchina newtoniana  doveva stare in un sostanziale equilibrio quindi nella superficie della Terra mossa da cause che si bilanciano nel lungo periodo, erosione, deposizione sollevamento, la "macchina del mondo" che come quella di Newton sostanzialmente può anche tornare su se stessa, può ripetere la stessa configurazione.

Quindi Hutton parlava di un ordine cosmico e ciclico del tempo. Questa idea viene accarezzata anche da Charles Lyell, che per questo viene preso in giro in una famosissima vignetta che in quegli anni fece il giro del mondo ma soprattutto se ne discusse molto in Inghilterra.

Questa vignetta comunque venne scritta da Henry T. de la Beche, che nonostante il nome francese in realtà era britannico, nel 1830. E' proprio una presa in giro di Lyell perché  - vi farò vedere fra poco nei "Principi di geologia", nelle prime edizioni - sostiene che se c'è questa macchina del mondo, se ci sono le stesse cause che agiscono sempre, che si ripetono, nulla può escludere che in futuro torneremo a vedere sulla Terra ittiosauri, pterodattili, dinosauri...  (anche se verranno chiamati dinosauri dopo, quindi è anacronismo,  ma insomma...), insomma torneremo a vedere questi meravigliosi animali estinti.

Allora de la Beche che trovava abbastanza strana e ridicola questa idea, fa questa vignetta dove c'è il professore Ittiosauro - lo vedete al centro della scena - che indica un cranio umano e de la Beche si immagina  una scena futura - quindi con grandi cambiamenti vedete - dove questi ittiosauri trovano dei fossili umani e cominciano a commentare la scoperta di questi fossili umani. E sotto c'è la didascalia: il professor Ittiosauro, che ovviamente è convinto di essere lui l'esito finale dell'evoluzione, quello che noi diciamo "inevitabile", dice: "Eh beh sì certo... Guardate che i denti deboli che avevano, è chiaro che si sono estinti, perché gente che non sapeva masticare come questi... non si capisce neanche come potessero procurarsi da mangiare ", sta cercando di giustificare l'estinzione di questo strano mammifero di grossa taglia che siamo noi.

E’ una bellissima vignetta questa, molto ironica.Perché? Questa frase, dai Principi di Geologia dice: se si ripresentassero le stesse condizioni climatiche le stesse cause le stesse condizioni del passato "Potrebbero fare allora ritorno quei generi di animali di cui c'è conservata testimonianza nelle antiche rocce dei nostri continenti. Potrebbero riapparire l'enorme iguanodonte nei boschi, e l'ittiosauro in mare, mentre il pterodattilo potrebbe tornare a volare attraverso boschetti ombrosi di felci arboree".

Intanto notate sempre questa prosa bella, ricca, molto affascinante.

Quindi l'empirista Lyell qui sta facendo un esercizio mentale che di solito non fanno gli empiristi: sta immaginando una situazione futura in cui l'evoluzione torna su se stessa e riproduce le stesse forme presenti in passato. Questo - adesso non c'è tempo ma insomma: Lyell poi cambierà idea perché questa idea del ciclo del tempo in Lyell è molto ben presente nelle prime edizioni. Qui lui parlava di un grande anno della storia della Terra con estati e inverni che si ripetono sempre nuovi. Quindi c'era molto forte ancora in lui questa idea che, c'è la storia della Terra, certo, c'è il tempo profondo... Ma dentro questa, nel profondo, le cose tornano... tornano ... tornano come le stagioni ritornano.

Stephen Jay Gould faceva notare giustamente che questa è un'idea ben strana perché, come dire... se le cose tornano e se tutto alla fine ha un equilibrio nella storia, nel tempo, allora non è una vera storicità, non è davvero una storia irreversibile, non è che quello che viene dopo è qualcosa di nuovo. È un continuo, una continua - potremmo dire - fluttuazione dentro la solita grande macchina del mondo, del solito equilibrio dinamico del mondo.

Questa è un'idea interessante. Stephen Jay Gould diceva: in tutta la storia della Geologia e anche della Biologia moderna c'è questa continua, questa eterna dicotomia.

Pensate quanto è importante anche sul piano filosofico, sul piano culturale, questa idea del ciclo del tempo e della freccia del tempo. Le abbiamo in testa tutte e due queste idee e non riusciamo a togliercele davvero tutte e due. Il ciclo del tempo è l'idea che ci sia una una regolarità sottesa, immanente, una sorta di ritorno di un ordine che stava sempre già lì. Quindi una ciclicità è un eterno ritorno, quindi sostanzialmente un'assenza di tempo come lo intendiamo noi, cioè come una modificazione irreversibile dello stato del sistema. E dall'altro c'è invece la freccia del tempo, l'irreversibilità, la storicità, la narrazione, il flusso... Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume. Questa idea - non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume - perché siamo dentro un flusso irreversibile, continuo... che allora forse però ha anche una direzione.

Ci sono pro e contro in tutte e due queste grandi metafore.

Il ciclo del tempo sembra quasi rassicurarci perché tutto tornerà poi; la freccia del tempo ci rassicura perché ci dice che invece stiamo andando in una direzione. Ma poi subito si dice: è una direzione di progresso, stiamo andando verso il meglio... Quindi, vedete che c'è sempre un tentativo di addomesticare il tempo profondo e Lyell ha vissuto questa storia, l'ha vissuta direttamente.

L'ultimo spunto che vi lascio, naturalmente, riguarda ancora una volta l'evoluzione, potremmo dire, ma da un altro punto di vista: quello umano. Perché Lyell visse un dramma umano, intellettuale, attraverso l'opera darwiniana perché Darwin lo informò delle sue idee molto presto, già negli anni 40. Quindi - a differenza di tutto il mondo - era consapevole di ciò su cui stava lavorando il suo "allievo", diciamo, il suo protetto. E quindi inizia a ingaggiare con Darwin una sorta di lotta perché - come diceva prima Fabio - Lyell ha sempre cercato di rendere compatibile la rivoluzione darwiniana con la sua credenza religiosa, con la sua visione del mondo religiosa, anche se molto aperta, molto laica.

E nel 1863 lui anticipa Darwin. Darwin uscirà con "L'origine dell'uomo" nel 1871, Lyell già nel 63 pubblica un libro che si intitolava "L'antichità dell'uomo" dove discute della geologia del Quaternario, delle glaciazioni, del rapporto tra le specie e il clima, e anche di quanto sia antica la specie umana. E questa è una cosa bella perché in fondo è molto sua: qui cosa sta facendo? sta immergendo l'uomo nel tempo profondo e ci fa vedere che anche l'uomo è antico, anche l'uomo, anche la specie umana ha avuto una lunga storia. E il sottotitolo è "con alcune note sulle teorie dell'origine delle specie per variazione". Darwin legge questo libro e c'è uno dei pochi momenti in cui i due diciamo si scontrano per quanto potessero scontrarsi due gentiluomini vittoriani. Darwin è molto deluso da questo libro, dice: p**** miseria, è da vent'anni che ne parliamo, troppo prudente, troppo cauto, troppo equivoco! Non basta dire - è questo il punto - non basta dire che l'uomo è antico, mi devi anche dire come siamo arrivati fino a qui, qual è il processo che ci ha portato fino a qui. E Lyell ha deluso Darwin perché, se leggete questo libro, vedete Lyell dice: sì, la specie umana è figlia di una storia antica. Ma siamo sicuri che sia figlia proprio di una storia di discendenza comune con modificazioni causate dalla selezione naturale? Il suo dubbio è questo, come può la selezione naturale essere una forza creativa? Cioè: a lui andava bene - come andava bene a molti a quel tempo - che la selezione avesse un ruolo negativo, cioè di eliminare chi è meno adatto, eliminare l'inadeguato. Ma come fa la selezione a produrre in positivo le variazioni, la mutazione? Non avevano tutti i torti perché, non conoscendo il gene, i cromosomi, non sapendo come si sviluppa la diversità genetica all'intera popolazione, non era una cosa facile.

Darwin però aveva le idee chiare sul fatto che, invece, la selezione avesse anche un ruolo positivo. E poi vedete Lyell non si convinse mai del tutto che l'evoluzionismo darwiniano potesse colmare la lacuna tra l'uomo e gli altri animali e conclude dicendo il gap tra l'uomo e gli altri animali, in particolare tra gli animali e la coscienza umana, rimane un profondo mistero.

E, giusto per far vedere che questi non erano gente - come dire - ossequiosa, ma erano dei grandi scienziati, grandi intellettuali che ragionavano in modo intellettualmente onesto su grandi questioni filosofiche e scientifiche, ma anche sociali e politiche, mi piaceva concludere facendovi vedere quale è stato lo scontro più duro che ci fu nella biografia di Lyell, nel suo incontro, nel suo intreccio continuo con quella di Darwin ed è stata sul tema della schiavitù.

Lyell fa diversi viaggi, due più importanti nel Nord America: va in Canada, negli Stati del Nord, gli stati del Sud. Lo fa negli anni 40, lo fa negli anni dello schiavismo, lo fa negli anni anzi più tesi, più difficili del confronto tra gli stati del Nord e gli stati del Sud, tra nordisti e sudisti, come poi si vedrà quando scoppierà la guerra civile. E Lyell, quando torna, scrive dei diari di viaggio nei quali fa delle considerazioni anche qui molto caute, molto prudenti, anche sullo schiavismo. Per esempio, c'è un passaggio che fa infuriare Darwin, nel quale Lyell descrive come - tutto sommato - in Louisiana gli schiavisti che lui ha visto trattassero molto bene i loro schiavi, li trattavano con umanità. E Darwin si arrabbia terribilmente: Ma cosa stai dicendo, che cosa sta dicendo un uomo della tua intelligenza? Tu avrai visto due o tre schiavisti, ma qui la questione di principio è se è possibile che una parte della popolazione umana possa trattare un'altra parte della popolazione umana come un suo schiavo, come una sua proprietà, come un animale. Ti sembra una cosa possibile questa? Ma cosa stai dicendo! E su questo litigarono per diversi anni, perché Darwin fu invece un acerrimo nemico della schiavitù e finanziò, lui con la sua famiglia, le campagne per l'abolizione della schiavitù, prima nelle colonie orientali e poi - con molta più fatica - anche oltre oceano.

Quindi, per chiudere, io direi che questo gigante potremmo in modo così drammatico presentarlo così:

un gentiluomo vittoriano che spalancò le porte del tempo profondo. Ma poi esitò davanti all'ultimo passo, quello della continuità tra uomo e animale, come pure esiterà Wallace, e della contingenza della storia evolutiva - cioè dell'accettare le conseguenze di una freccia del tempo irreversibile e imprevedibile, senza cercare di addomesticare il tempo profondo, ma di accettarlo per quello che è.

Cioè il fatto che siamo quello strato di vernice sopra la Tour Eiffel e che è irragionevole pensare che la Tour Eiffel sia stata fatta per appoggiarci sopra quello strato di vernice.

Donne e geologia nell'800

A margine della lezione di Pievani, e cercando documentazione ulteriore, ci si accorge del fatto che almeno tre dei geologi illustri nominati nella conferenza (Lyell, Buckland, Murchison) hanno lavorato accanto a donne geologhe - che incidentalmente avevano sposato -  il cui contributo, però, sembra in ombra. Pievani, per lo meno, non ritiene di dover citare il contributo di Mary Horner al lavoro del marito.

L'argomento non è stato approfondito, ma per chi vuole si riportano possibili ulteriori letture.

The Role of Women in the History of Geology, a cura di Cynthia V. Burek, Bettie Higgs, Geological Society of London

Cosa significava per una donna occuparsi di geologia nell'800? Alcuni esempi

Charlotte Murchison, geologa, ha sposato Roderick Murchison (e lo ha convinto a dedicarsi alla geologia): 

http://trowelblazers.com/charlotte-murchison/

 Pur non avendo ricevuto un'educazione formale, la Murchison insistette per assistere alle lezioni di Charles Lyell al King's College di Londra e le sue insistenze furono tali da spingere l'accademico ad aprire le sue lezioni ad uomini e donne

8. GEOLOGIA "UNIFORME" E "CATASTROFICA"

10.  IL PROBLEMA DELL'OROGENESI NELL'800