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Paola Leasi

Identità e relazioni. Ritrovare i luoghi della socialità nell'area ex-Cemsa a Saronno

La proposta progettuale ha perseguito l’obiettivo di costruire un sistema di relazioni tra gli spazi della residenza e i luoghi della socialità. Il progetto tiene conto della lezione inscritta nella città storica: le regole rintracciabili nella forma e nella trama di luoghi modellati e strutturati dallo sguardo, dalle relazioni e dagli usi della comunità.

Con questo intento, si è provato a rivitalizzare spazi inutilizzati, candidando l’area CEMSA-Isotta Fraschini a divenire generatrice di nuovi fulcri e nuovi tramiti, sia a scala urbana che metropolitana.

L’impianto del progetto nasce dal proposito di legare - attraverso un disegno chiaro e unitario - i luoghi dello stare e i luoghi dell’andare di cerdiana memoria: da un lato i cardini del sistema - ovvero gli edifici pubblici e i luoghi destinati alla socialità, come piazze e corti - e dall’altro la rete delle connessioni, rappresentata da percorsi, passaggi e scorci prospettici.

Un primo polo è rappresentato dall’edificio polifunzionale che delimita l’ampia piazza adiacente alla stazione, destinato ad ospitare spazi espositivi e manifestazioni culturali. Accanto a questa funzione d’eccellenza si trovano edifici con destinazione commerciale e terziaria, attività artigianali sviluppate all’interno di un incubatore d’impresa, edifici residenziali e residenze a carattere temporaneo.

Un secondo polo è dedicato all’istruzione universitaria, in particolare al distaccamento della Facoltà di Scienze motorie dell’Università dell’Insubria. È previsto il recupero, con necessario aumento della volumetria edilizia, degli edifici industriali preesistenti nella parte sud dell’area, con aule e laboratori per lo studio della fisiologia del corpo e spazi legati alle forme espressive del teatro e della danza.

L’intero riassetto è imperniato su un grande viale dall’andamento curvilineo su cui si organizza il sistema degli spazi aperti: un percorso che punta a intrecciare le trame delle funzioni e delle relazioni, dei modi di vivere e delle prospettive che si succedono. Il percorso collega la grande piazza della stazione con il polo universitario, trasgredendo (trans-gredire: passare attraverso) gli spazi aperti, pavimentati o trattati a verde, diventando l’emblema della ricucitura della città divisa.

Una parte del parco, trattata geometricamente e adiacente alla Varesina, rappresenta un’ampia fascia che protegge dal traffico veicolare creando un luogo protetto da percorrere piacevolmente, in alternativa alla frenesia e all’insicurezza della strada a forte percorrenza. La pendenza del bordo concavo che accompagna lo specchio d’acqua, suddiviso da raggi, permette di riguadagnare la quota del grande viale ritmato dalle alberature.

Lungo via Milano il parco assume invece un carattere più naturale, guadagnando una quota sopraelevata rispetto a quella della città, per scendere poi dolcemente verso il cuore dell’area di progetto.

Questa parte di parco rappresenta anche una fascia di rispetto nei confronti dell’area del cimitero: all’introduzione di un cambio di quota è affidato il ruolo di strutturare il bordo in maniera più definita.

Il progetto degli spazi verdi è dunque parte integrante del progetto degli spazi aperti, costruendo percorsi e luoghi di sosta e meditazione.

Un’attenzione particolare è stata posta all’esigenza di conferire una propria identità a ciascuno dei luoghi notevoli in cui si organizza il recupero dell’area.

L’identità non deriva solo dal carattere degli edifici e degli spazi aperti, dalle funzioni insediate, ma anche dalle modalità di accesso. Da qui l’importanza delle soglie, ovvero della posizione degli ingressi, delle trasparenze e dei diaframmi che permettono rimandi visivi e scorci prospettici.