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Francesca Landoni

Spazi vitali fra relazione e contemplazione. Un progetto per l'area ex-Cemsa a Saronno

La ferrovia - sebbene abbia rappresentato un elemento fondamentale per lo sviluppo industriale di Saronno e rappresenti a tutt’oggi una fondamentale risorsa all’interno del sistema metropolitano - ha dato luogo a una netta cesura tra centro e periferia. La mancanza di funzioni attrattive e di luoghi della socialità, la scarsa qualità architettonica e la bassa densità dell’edificato, nonché la presenza di strade ad alto scorrimento, rappresentano ulteriori elementi di debolezza della periferia sud della città. Rispetto a tale contesto, l’area oggetto dell’intervento occupa una posizione strategica nel sistema urbano e si candida a fare da “area-ponte” nella “città divisa”.

Obiettivo della strategia progettuale è stato pertanto quello di far cooperare le diverse parti urbane sia sul piano dei modi d’uso e delle attività umane (proponendo una mixité funzionale), sia nella costruzione di nuove connessioni e relazioni.

E’ previsto il raddoppiamento della stazione recuperando l’ex scuola accanto alla ferrovia, con annessa area d’interscambio per le linee di trasporto pubblico urbano ed extraurbano. Le due stazioni, collegate dall’attuale sottopasso (ampliato e riqualificato), generano cosi l’effetto di una stazione ponte, rendendo attivi allo stesso modo i due affacci.

L’asse tracciato, sostenuto dal percorso principale del parco, dalla torre per uffici, e dall’edificio destinato a residenza speciale, rappresenta l’ossatura del progetto: una linea di trasgressione e di forza che vuole enunciare un collegamento non solo visivo ma anche relazionale tra le due parti divise della città.

Nel progetto sono distinguibili due fulcri:

- la piazza della biblioteca-museo, antistante la nuova stazione;

- il campus universitario, collocato nella punta Sud, come distaccamento della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università dell’Isubria.

La scelta di inserire un edificio ospitante la biblioteca e il museo è motivata in parte dall’assenza nella città di una biblioteca proporzionata al bacino di utenza, e in parte dalla presenza del nuovo campus universitario e dalla prossimità della stazione che ne consentirebbe un facile utilizzo anche per un’utenza sovralocale.

Sia per la caratteristica forma con aggetti sul parco, che per le parti sottostanti agli stessi con funzioni pubbliche (attivabili sia nelle ore diurne con ingresso dalla biblioteca, sia nelle ore serali), è inoltre garantito un controllo nelle 24 ore, evitando un effetto di “retro” che renderebbe il parco poco sicuro.

Il campus universitario dedicato all’Università del Corpo - considerando quindi sia l’aspetto scientifico e fisiologico che quello artistico, nella fusione di scienza e arte - è costituito da: aule, dipartimenti, un auditorium interrato e due residenze per studenti, collegate tra loro da una piastra attrezzata destinata agli spazi collettivi ad uso degli studenti e dei cittadini. Si tratta pertanto di un “campus aperto” che reinterpreta e completa l’esistente come spazialità complessa, accogliendo il flusso di utenza dalla piazza della biblioteca-museo e si apre verso il centro, cambiando anche il rapporto col quartiere Matteotti.

I due fulcri, catalizzatori della vita sociale, sono collegati tra loro dall’ampio paseo alberato e mediati dalla residenza che, con un piede praticabile porticato e ospitante attività commerciali e artigianali, si pone perpendicolarmente alla via Varese per favorire la vista in profondità dell’area in una successione di assi prospettici interni. Tale orientamento determina inoltre una scansione ritmica della strada Varesina che prosegue nel motivo delle aule speciali del campus nella punta Sud.

Il paseo propone una reinterpretazione della strada (riferendosi al modello della strada porticata e pedonale della città storica), intesa non solo come percorso, ma anche come luogo dello stare e della relazione tra lo spazio privato della casa e quello pubblico della città.

Il parco urbano è stato progettato coerentemente con l’impianto insediativo. La sua forma regolare e geometrica, delimitata e definita da una linea d’acqua - margine fisico, ma non visivo - e da un terrapieno (come una fascia di rispetto nei confronti dell’area cimiteriale), si contrappone al carattere di risulta che gli spazi verdi assumono frequentemente nella città contemporanea.

Fine ultimo del progetto è stato quindi quello di creare qualità urbana mediante il disegno - la cooperazione delle parti, le relazioni tra edificato e spazio aperto, l’intreccio di connessioni – e mediante la varietà delle funzioni.