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Francesco Labita, Rita Zani

Connessione e interferenza: un progetto per l'area ex-CEMSA a Saronno

La riqualificazione dell’area di progetto, situata in posizione cruciale tra periferia e centro, oggi ostacolo per un’organica relazione tra la parte nord e la parte sud della città, si offre come un potente strumento per il rilancio di Saronno.

Le fabbriche CEMSA, Isotta Fraschini & Breda chiudono i battenti dopo che, al termine dei conflitti mondiali, le mutate situazioni socio-economiche - congiuntamente con l’incapacità o il disinteresse a promuovere la riconversione in direzione di nuove produzioni - danno il via ad una crisi irreversibile. Nel 1949 la messa in liquidazione degli impianti lascia un grande vuoto, sia a livello sociale (quattromila dipendenti perdono il lavoro), sia nella realtà fisica: più di trecentomila metri quadrati di superficie urbana rimangono inutilizzati per oltre cinquanta anni. Restituire questi spazi alla popolazione è uno degli obiettivi che si pone il progetto.

Tra gli elementi che hanno informato la strategia d’intervento, quello di contenere il continuo movimento degli abitanti verso il centro storico (nel quale si concentrano i principali servizi al cittadino) e di rivitalizzare le aree al di qua della ferrovia è stato prioritario.

A questo scopo, le attività umane previste dall’intervento, per la loro vocazione a polarizzare presenze ad ogni ora del giorno e per il presidio permanente degli abitanti previsti nel nuovo complesso residenziale, rispondono alla necessità di riequilibrare la situazione descritta.

In ogni scelta si è anteposta la necessità di creare luoghi carichi di identità, e con una propria capacità attrattiva e competitiva rispetto alle presenze della città consolidata. L’architettura è intesa come strumento per creare scene urbane contemporanee capaci di reinterpretare la lezione della città storica.

Il superamento fisico della ferrovia è risultato indispensabile per ricomporre la cesura dei binari, vero impedimento per la percorribilità trasversale nord-sud. Si prevede pertanto il potenziamento dei sottopassi esistenti e la creazione di una passerella pedonale.

Il recupero delle presistenze è stao un ulteriore tema di progetto.In particolare, la parte meridionale del cuneo industriale ci ha dato la suggestione di un piccolo complesso già fortemente interrelato. Per questa ragione la scelta è caduta sulla conservazione degli edifici esistenti destinati a ospitare l’ampliamento dell’università di scienze motorie già presente in Saronno.

Più a nord, il gruppo di edifici a ridosso della ferrovia - che sembra riprendere il tessuto del nucleo storico, attualmente utilizzato per varie attività di artigianato - si presta a diventare un nuovo mercato a cielo aperto.

Tra i problemi affrontati, uno tra i più gravosi è stato quello relativo al trattamento dei margini, tema questo che sin dall’inizio ha condizionato le scelte dell’impianto insediativo, quali l’orientamento dell’edificato, l’ubicazione dei punti di approdo e la direzione delle vie d’accesso.

L’area si trova infatti delimitata dal quartiere Matteotti, con il quale indispensabile era trovare un sistema di connessioni, e dal cimitero: luoghi entrambi privi di un’ identità urbana che offrono scarse possibilità di aggancio.

La scelta operata lungo la varesina nasce dalla necessità di avere un fronte urbano nel quale conviva una pluralità di funzioni, anche con attenzione alla composizione sociale, tale da restituire un ordine urbano complesso. La residenza, che fronteggia il quartiere Matteotti, si dispone a pettine per favorire una continua permeabilità degli spazi. L’andamento dei percorsi, disposti a raggiera, sviluppa una percorribilità trasversale di tipo nuovo per la città, e rivendica un carattere più intimo (in relazione agli spazi che attraversa), rispetto alla percorribilità in senso longitudinale, che si propone come percorso pubblico pienamente riconoscibile.

La parte nord presenta un tessuto più regolare ed un’edilizia chiusa. In essa risiede la parte più pubblica del progetto, dove attività commerciali, direzionali, ludiche e culturali convivono assicurando presenza umana tipologicamente differenziata ad ogni ora del giorno. La sequenza di stanze qui proposta intende interpretare la vita comunitaria della città storica europea, dall’introversione della vita claustrale, alla permeabilità del sistema porticato, alla capacità relazionale dei caffè viennesi. Questo luogo, assieme alla successione di piazze già citate, si pone come sistema di spazi per la socialità.

La proposta di una scuola di ricerca botanica si collega con il sistema di serre, che costituisce il laboratorio per l’ osservazione diretta. Aperte al pubblico, le serre funzionano anche come “giardini d’inverno”. All’interno di questo sistema articolato sono racchiusi spazi di lettura, aree di ritrovo, percorsi per lo studio e l’osservazione botanica quotidianamente aperti alla città.

La presenza di un elemento verticale nel parco ha l’intento di orientare e risponde all’esigenza di calibrare lo spazio della “radura” sottostante, (anche con riferimento ai campanili di Saronno).

Un altro ordine di problemi con cui il progetto si è misurato è quello che riguarda il sistema della viabilità e dell’accessibilità. La proposta progettuale prevede pertanto il potenziamento del trasporto pubblico su gomma, con approdi situati presso l’area ex CEMSA, per equilibrare la congestione dell’area della stazione nel vecchio borgo e per scoraggiare l’uso privato dell’automobile.