La tendente diminuzione di disponibilità idrica e il graduale ma continuo aumento delle temperature e della richiesta evapotraspirativa delle colture, rappresentano una notevole preoccupazione per l’agricoltura europea, in particolare nell’area del Mediterraneo, in quanto ne mettono a rischio la sostenibilità economica e ambientale. La risorsa idrica è un fattore determinante della produzione: anche in presenza degli altri fattori in quantità appropriate, la scarsità o la mancanza di acqua possono condizionare fortemente la resa delle colture.
La Campania, con 72.623 ettari ad olivo, è la quinta regione italiana per superficie olivicola e la quarta per numero di aziende (85.870), con appena un decimo della superficie in pianura. A livello provinciale emerge Salerno con il 58,5% della superficie e il 45% delle aziende; segue Benevento rispettivamente con il 45% ed il 21,8%, quindi Avellino e Caserta con dati molto simili, e infine Napoli con il 2,4% ed il 3,7% (Istat, 2010).
Gli oliveti rappresentano una componente fondamentale dei territori di collina e contribuiscono in modo determinante al disegno del paesaggio, molto spesso con sistemi complessi a mosaico nei quali accanto all’olivo si trovano orti, seminativi, foraggere, pascoli. Grazie ad un patrimonio varietale ricco e diversificato ed alle capacità professionali degli operatori, si producono oli pregiati accanto a prodotti di nicchia.
Per quanto riguarda i sistemi produttivi, le differenze sono notevoli. Molto spesso, la gestione è caratterizzata da scarsa attenzione ai problemi di conservazione del suolo, particolarmente importante in terreni declivi a rischio di erosione, del mantenimento della fertilità e ottimizzazione della risorsa idrica, tutti aspetti fondamentali per assicurare una sufficiente produttività e la salvaguardia del territorio, evitando l’abbandono, soprattutto nelle aree più marginali.
In questa forma di agricoltura emerge chiaramente l’importanza della biodiversità microbica, vegetale e animale. Semplificare eccessivamente l’agro-ecosistema riduce la capacità delle colture di resistere agli stress, peggiorando la capacità di nutrizione delle piante e di dare prodotti di elevata qualità organolettica, nutrizionale e nutraceutica.
Di qui la necessità di individuare strategie colturali ed agronomiche per gli oliveti, in combinazione con altre produzioni orticole di eccellenza, per utilizzare le risorse naturali, prima fra tutte quella idrica, in un’ottica di sostenibilità.
Un uso più consapevole e razionale delle risorse idriche ha orientato le linee di indirizzo della Commissione europea (Direttiva Acqua 2000/60/CE) e la definizione della Pac verso il 2020 con l’obiettivo di coniugare la competitività del sistema agricolo con una più spinta tutela delle risorse naturali. Le recenti comunicazioni sulla carenza delle risorse idriche e sulla siccità (2007) e il documento “Blueprint” per la salvaguardia delle risorse idriche europee (2012) hanno portato ad un ampliamento dei criteri di condizionalità degli aiuti per incentivare il risparmio d’acqua in agricoltura. Di qui la necessità di individuare sia tecniche colturali per ridurre e/o evitare perdite di acqua immagazzinata nel terreno ed elevare l’efficienza d’uso dell’acqua sia sistemi di stoccaggio dell’acqua piovana sia specie e varietà in grado di trattenere suolo e acqua.
In molte zone olivicole, soprattutto dell’Italia meridionale, gli agricoltori affidano alle lavorazioni meccaniche il controllo delle infestanti e l’accumulo e la conservazione dell’acqua nel suolo. Questa pratica molto diffusa presenta diversi aspetti negativi che la connotano come tecnica “depauperatrice”. Le lavorazioni del suolo, infatti, soprattutto in ambiente mediterraneo, sono causa di diminuzione del contenuto di sostanza organica, aumento dell’evaporazione e, nei terreni in pendenza non gestiti in modo adeguato, aumentano i fenomeni erosivi.
Il ruolo fondamentale della sostanza organica nel mantenere e migliorare le caratteristiche fisiche del suolo e la capacità di ritenzione idrica è ormai ampiamente acquisito così come l’importanza di preservare la qualità del suolo per il mantenimento della fertilità. La copertura vegetale dei suoli assume un ruolo fondamentale nella gestione dell’acqua aumentando l’infiltrazione, riducendo l’evaporazione e il ruscellamento.
Dalla letteratura scientifica internazionale si evince come le attività enzimatiche siano ampiamente utilizzate quali indicatori della qualità e dello stato di salute del suolo. Gli enzimi del suolo svolgono, infatti, un ruolo fondamentale nella decomposizione della sostanza organica e nel riciclo dei nutrienti. Partendo da risorse aziendali o territoriali, si possono utilizzare i “sottoprodotti”, valorizzandoli con processi di trasformazioni microbiche (aerobiche e anaerobiche) molto semplici per ottenere preparati organici ricchi di microrganismi utili in agricoltura, secondo i principi dell’Agricoltura Organica e Rigenerativa.