NOME BOTANICO: Laurus nobilis L.
FAMIGLIA: Lauraceae
NOME DIALETTALE: Lauro
INGLESE: Laurel
Etimologia e diffusione: dal latino “laudare”, lodare, per le numerose proprietà; “nobilis” illustre, famoso oppure dal celtico “lawer”, verde.
È stato introdotto in Europa dall’Asia. Viene coltivato ovunque come pianta ornamentale, mentre cresce spontaneo in macchie e boschetti della regione mediterranea. È una pianta tipica della macchia mediterranea, in Italia è diffuso lungo le coste, sulle rive del Lago di Garda; nel Cilento vegeta nelle zone di macchia più fresche e con terreno profondo; nel bosco di Policoro, in Lucania, sono visibili esemplari di gigantesche proporzioni.
Caratteri botanici e biologia: è un albero sempreverde che può raggiungere notevole sviluppo, anche 15-20 m. Le foglie hanno picciolo breve, lembo coriaceo, glabro, rigido, lanceolato di colore verde lucido sulla pagina superiore, opaco su quella inferiore.
È una pianta dioica ed i fiori sono riuniti in ombrelle semplici, peduncolate, di colore giallo verdiccio, poste all’ascella delle foglie. Il frutto è una drupa di colore nero lucido con seme a tegumento papiraceo.
Organi della pianta utilizzati e principi attivi: l’olio essenziale ricavato dalle foglie si presenta di color giallo pallido, contiene eucaliptolo, linalolo e terpinolo.
Le foglie contengono un olio essenziale costituito in massima parte da cineolo; nelle drupe sono contenute sia un olio essenziale che un olio grasso. Con quest’ultimo si può preparare il cosiddetto “burro di lauro”.
In terapia, l’olio essenziale delle foglie si usa come stimolante, antisettico e stomachico. Trova impiego nelle industrie dei saponi per toeletta. È uno dei componenti del sapone di Aleppo. Dalle drupe si ottiene per pressione a fresco un olio che contiene oleina, laurostearina e canfora.
Uso alimentare: le foglie sono utilizzate come aromatizzante sia fresche che essiccate; per infusione in alcool si ottiene un liquore digestivo. Una ricetta tipica del Cilento è quella delle “olive ammaccate”. Si scelgono le olive più polpose ma ancora verdi, si ammaccano con una pietra e si denocciolano una per una. Poi si immergono in acqua per 4/-5 giorni, avendo cura di cambiare l’acqua ogni giorno. Trascorso il tempo si mettono in una salamoia preparata con acqua, sale, alloro, finocchietto selvatico per alcuni giorni.
Usi tradizionali: le foglie si usano per preparare i legumi ed insaporire i formaggi e vengono utilizzate per confezionare i fichi secchi (nel Cilento si usa ancora oggi) e la liquirizia.
Curiosità: l’alloro era l’albero sacro ad Apollo, dio della musica, della poesia e delle arti in
genere. Il mito di Apollo e Dafne, avvenente fanciulla, racconta che Dafne, per sfuggire alle attenzioni del dio, si mise a correre e, quando stava per essere raggiunta, ottenne dalla terra di essere trasformata in alloro (il nome greco dell’alloro era dafne).