NOME BOTANICO: Foeniculum vulgare Mill.
FAMIGLIA: Apiaceae (Umbelliferae)
NOME DIALETTALE: Finucchièddo, Fenùcchio sirvàggio
INGLESE: Wild fennel
Etimologia e diffusione: dal latino Foeniculum, diminutivo di Foenum (fieno).
È originario dell’area mediterranea, in tutte le sue forme è stato utilizzato come pianta aromatica e medicinale da greci e romani. Tutte le parti della pianta sono aromatiche. Oggi è diffuso in tutto il mondo fino ad altitudini di 1000 m s.l.m., si trova spontaneo nell’Italia centrale e meridionale, soprattutto nelle aree costiere da 0 a 1000 m s.l.m..
Caratteri botanici e biologici: è una pianta erbacea biennale o perenne, alta fino a due metri in fase di fioritura. Il fusto è eretto, cilindrico, ramificato, striato, un po’ glauco. Le foglie, divise in numerose lacinie filiformi, abbracciano il fusto con una larga guaina leggermente carnosa. La radice è fittonante e bifida nella parte distale. I fiori sono piccoli, gialli e riuniti in ombrelle terminali composte da 10-30 raggi. Fiorisce in estate, il frutto è un diachenio glabro, con mericarpi saldati provvisti di cinque coste.
Organi della pianta utilizzati, principi attivi, proprietà: del finocchio si utilizzano principalmente i frutti destinati all’estrazione dell’olio essenziale, ma si fa uso anche delle foglie e più raramente delle radici.
In fitoterapia trova impiego come carminativo, antiflatulenza e correttivo del sapore, ma anche antibatterico ed antifungino. È noto l’uso di somministrare tisane molto leggere (pochi semi) di finocchio ai lattanti per contrastare le coliche gassose.
L’essenza di colore verdognolo è costituita maggiormente da anetolo e per la parte restante da diverse altre sostanze come il fencone, metilcavicolo, limonene, mircene, pinene, fellandrene.
Uso alimentare: il finocchio trova impiego in cucina, come condimento di cibi, in liquoristica.
Possono essere utilizzate le foglie giovani nelle insalate, per aromatizzare salse, nella preparazione di piatti misti a base di erbe. I semi sono utilizzati per insaporire pane, focacce, biscotti, fichi secchi.
Nel Cilento possiamo apprezzare carni e soppressate arricchite dall'aroma di questi semi.
Uso tintorio: si utilizzano le infiorescenze; i pigmenti sono flavonoidi (quercetin-3-O-beta-glucuronide, isoquercitrina, rutina, quercetin-3-arabinoside); la colorazione è gialla con buona solidità.
Usi tradizionali: molto utilizzato in cucina per aromatizzare verdura, insaccati e biscotti secchi (taralli). Il decotto di semi era usato come carminativo. Veniva preparato anche un decotto per fluidificare il muco in cui venivano utilizzate le radici. In 1 litro d’acqua venivano messe radici di malva, radici di finocchio, un pò d’orzo e un fico secco. Il decotto doveva bollire affinché si riducesse ai 2/3 del litro. Per non farlo raffreddare era tenuto in un recipiente vicino al fuoco.
Le donne cilentane usavano preparare il vino di finocchio ottenuto facendo macerare i frutti nel vino. Veniva utilizzato per arrestare il singhiozzo, per combattere la formazione di gas e favorire la digestione. Ne veniva consigliato un cucchiaio prima del pasto e due dopo.
Il finocchietto è un ingrediente indispensabile del “Mallone”, piatto misto a base di erbe del territorio della Valle dell’Irno (SA) e Montoro (AV).
Curiosità: il finocchietto ha la caratteristica di attirare farfalle ed api. L’espressione di lasciarsi infinocchiare deriva dall’abitudine dei cantinieri di offrire spicchi di finocchio orticolo a chi si presentava per acquistare il vino custodito nelle botti. Il grumolo, infatti, contiene sostanze aromatiche che rendono gustoso anche un vino di qualità scadente o prossimo all’acetificazione.