NOME BOTANICO: Santureja montana L.
FAMIGLIA: Lamiaceae
NOME DIALETTALE: Serea
INGLESE: Winter Savory
Etimologia e diffusione: il nome “Satureja” ha un’etimologia incerta, forse da “séro” che significa “seminare” o da “satum” che significa “seminato”, oppure dal greco “sàturos” ovvero “satiro” o ancora dall’arabo “s’àtar” e infine da “saturejum” ovvero “salsa, mescolanza di ingredienti”. Mentre l’epitelio “montana” deriva da “mons montis” ovvero “dei monti montano” in riferimento all’orizzonte di crescita che è sui 1000-1400 metri s.l.m.
Caratteri botanici e biologici: tale pianta si sviluppa in altezza per circa 50 cm, ed è larga 30 cm. Essa, in genere, possiede un tipico portamento a cespuglio, con fusti particolarmente ramificati. Questi ultimi, inoltre, si sviluppano in maniera strisciante oppure eretta e, di lignea consistenza alla base, posseggono peluria verde nella parte superiore. Le radici sono particolarmente fibrose e con uno sviluppo fitto. Le foglie della pianta, invece, si dispongono in maniera opposta, di color verde lucido, di forma lanceolata e particolarmente lisce al tatto. I fiori sono molto piccoli, ermafroditi e di color bianco. Essi, inoltre, si raggruppano in infiorescenze poste all’apice degli steli della pianta stessa. I semi sono molto piccoli e neri di forma tondeggiante.
Organi della pianta utilizzati, principi attivi, proprietà: i suoi principi attivi quali tannini, acido labiatico, vitamina A, calcio, potassio, olio essenziale contenente borneolo, canfora, carvacrolo, cimene, estragolo, terpinene e timolo, confericono alla santoreggia proprietà antisettiche, antispasmodiche, carminative, toniche, stimolanti, espettoranti, stomachiche, antidiarroiche, digestive.
Le sommità fiorite si usano in infuso, per combattere diarrea, digestioni difficili, disturbi gastrointestinali, per fluidificare catarro nei raffreddori e bronchiti, per lavare ferite e piaghe, e quale collutorio per la gola e la cavità orale infiammata.
Se aggiunta nell’acqua del bagno, toglie la stanchezza, tonifica, purifica e deodora il corpo, usata nel pediluvio toglie il gonfiore delle caviglie. Il suo infuso frizionato sui capelli fortifica il bulbo pilifero e tiene lontano i pidocchi.
Uso alimentare: pianta di grande interesse in cucina al pari di altre labiate (Timo, Rosmarino, Maggiorana e Origano) si armonizza bene con le carni alla griglia, cereali, legumi, insaccati e salse.
La Santoreggia per il suo piacevole aroma, viene anche usata in liquoreria e profumeria.
Curiosità: la Santoreggia era conosciuta dagli antichi romani col nome di Satureia = Erba dei satiri per la sua pelosità che richiamava quella dei satiri, ma anche per le sue ritenute notevoli proprietà afrodisiache, tanto che gli antichi raccomandavano moderazione nel suo consumo, per non scatenare una sessualità smodata ed incontrollabile (satirismo).