Il Tevere

Elaborazione del SIIT - Sistema Informativo Integrato Tevere - a supporto del Contratto di Fiume del Tevere da Castel Giubileo alla foce

Tesi di Laurea di Francesca Angelucci

Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale - Sapienza Università di Roma

Il presente lavoro si inserisce nell’ampio contesto di valorizzazione e riqualificazione del Tevere nel tratto che si insinua tra Castel Giubileo e la sua foce, nato dalla spinta di Agenda Tevere Onlus, ad avviare azioni sul territorio che coinvolgessero la comunità e le istituzioni nel processo di trasformazione delle sponde. Nella ricerca di perseguimento di obiettivi condivisi ed in linea con i quadri normativi ambientali europei – Direttiva Quadro sulle Acque, Direttiva Alluvioni e Direttiva Habitat – Agenda Tevere, insieme ai soggetti firmatari del manifesto d’intenti, 54 in tutto, ha attivato lo strumento del Contratto di Fiume (CdF) che mira alla riqualificazione del corridoio ambientale del Tevere nel tratto in esame, perseguendo un carattere operativo che superi la frammentarietà e complessità del quadro amministrativo esistente che ha riportato, finora, solo interventi emergenziali e puntuali. Ragionare, invece, in un’ottica di pianificazione su vasta scala e programmazione integrata, strategica, negoziata e partecipata quale è il CdF, può consentire il perseguimento di benefici direttamente legati alla riqualificazione fluviale come il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, la mitigazione dei rischi idraulici ed idrogeologici, la gestione della qualità dell’acqua e dei suoli, l’implementazione dei servizi ecosistemici e delle blue-green infrastructures. In ogni Contratto di Fiume sono richiesti, tra gli altri, due passaggi fondamentali: un’analisi conoscitiva preliminare integrata su aspetti ambientali, sociali ed economici del territorio e l’accesso pubblico ai dati e alle informazioni ottenuti. In questo contesto si inserisce il seguente lavoro, che va ad alimentare il quadro conoscitivo attraverso la ricognizione, descrizione e perimetrazione di diverse fonti che confluiscono nel Sistema Informativo Integrato del Tevere attraverso il trasferimento in ambiente GIS. Il SIIT si è declinato nella creazione di un Database Unico del Tevere (DUT), nell’ambito di un progetto realizzato in collaborazione con il DICEA, per contribuire allo sviluppo del CdF e rendere disponibili in forma pubblica, tramite piattaforme informatiche rapidamente aggiornabili e trasparenti, i dati raccolti su uso del suolo, concessioni in aree golenali e specchi acquei e strumenti di pianificazione vigenti. Nell’elaborazione di questo geo-database, la prima fase è consistita nel costruire delle “basi” di banche dati individuate tramite fonti su: stato di fatto, derivanti da un’analisi realizzata utilizzando la Carta d’Uso del Suolo della Regione Lazio e integrandola sulla base delle peculiarità specifiche del territorio riscontrate da immagini satellitari, studio delle attività di concessione e qualità di gestione delle aree golenali; fonti sullo stato delle concessioni, derivanti da un’attività tecnica di ricognizione - dal Bollettino Ufficiale della Regione Lazio - degli atti regionali attinenti concessioni e procedure connesse riguardanti beni demaniali; fonti su strumenti di pianificazione territoriale vigenti (PTPR, PS5 e PRG). Questi ultimi sono stati indagati soffermandosi, in particolare, sulla possibilità di integrazione delle categorie e norme che li regolano, per dare operatività, in futuro, agli interventi programmati dal CdF. Una volta individuate e sistematizzate le informazioni, la descrizione del quadro conoscitivo si è attuata tramite la loro connessione al G.I.S in termini di attributi informativi. Per far ciò i dati sono stati georeferenziati nel sistema di riferimento ED50 e digitalizzati in forma vettoriale come shapefiles. Questa operazione ha consentito di mettere in relazione tutte le banche dati acquisite durante la prima fase e gestirle in maniera organica. La produzione dei dati territoriali è stata utile per avviare delle analisi e considerazioni globali sui vari aspetti riguardanti lo stato reale dei luoghi, lo stato giuridico delle concessioni e lo stato normativo legato alla pianificazione, nonché, valutazioni sullo stato ambientale-idraulico-naturalistico in cui versano le aree ricanti nel corridoio. In particolare, sono emersi forti caratteri di criticità legati a: rischio idraulico, elevato soprattutto in corrispondenza della foce, laddove sono presenti insediamenti residenziali e produttivi che potrebbero essere esposti ad ingenti danni; frammentarietà della rete ecologica, dovuta alla difficoltà di far dialogare il tessuto urbano con l’ambito fluviale, soprattutto, dove si riscontra un forte presenza antropica e i caratteri naturali e vegetazionali risultano completamente assenti, come è il caso del centro storico; un costante degradamento dell’ecosistema ambientale con perdita dei servizi sistemici apportarti, anche dovuto a presenze di insediamenti abusivi come è il caso dell’area di Magliana e, infine, una generalizzata difficoltà di fruizione dovuta alla mancanza di accessi o di attività ricreative da svolgere lungo il fiume, come dimostrano le aree di Tor di Quinto in cui la presenza dei circoli sportivi privatizza completamente le aree impedendo l’accesso al fiume. A questo punto, nella ricerca di soluzioni a tali criticità, si sono delineati alcuni indirizzi di gestione che sono riassumibili in: ricostruzione della continuità ambientale tramite connessione della componente fluviale con le componenti esterne costituenti la rete ecologica e il complesso di aree naturali e protette; potenziamento degli ecosistemi ambientali tramite il recupero e ripristino di aree degradate, l’incremento della massa vegetazionale e la costituzione di oasi naturali laddove siano presenti habitat di valore; la mitigazione e gestione sostenibile del rischio idraulico prevedendo, ove possibile, l’ampliamento delle aree sommergibili per le piene del Tevere e, infine, la promozione e implementazione della fruibilità sia nel contesto urbano che in quello ricadente nella RNS del Litorale Romano, creando percorsi ciclo-pedonali che sfruttino i beni paesaggistici presenti nel territorio. In ultima analisi, è stato affrontato il tema della compatibilità degli strumenti di pianificazione in un’ottica di copianificazione che miri a rendere coerenti categorie di aree e discipline individuate dai diversi piani. Dal riscontro, è stato possibile ricreare un quadro sintetico di percorsi di corrispondenza tra categorie della pianificazione, mentre, per un riscontro sintetico sulle norme sarà necessario operare in modo diverso, probabilmente, individuando delle macrocategorie e un quadro di usi e interventi di sintesi e condivisibile dai vari piani.

PRESENTAZIONE F.ANGELUCCI.pdf
Tesi_ANGELUCCI_1662723.pdf
ALLEGATO_1.pdf

“Riqualificazione Urbana e Ambientale del fiume Tevere nel tratto da Castel Giubileo a Ponte Matteotti” Programma di interventi

Tesi di laurea di Marco Giammartini

Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale - Sapienza Università di Roma

Il Tevere si presenta come il principale fiume dell’Italia peninsulare, con un percorso di 405 km, un bacino idrografico che si estende su una superficie di 17.375 kmq ed una portata media annua alla foce di 240 m³/s. Si attesta come il terzo corso d’acqua italiano per lunghezza dopo il Po e l’Adige.

La sorgente del fiume si trova sulle pendici del Monte Fumaiolo a 1268 m s.l.m. e attraversa sei regioni, concentrandosi principalmente nel Lazio e in Umbria per il 90% del suo territorio, e per il restante 10% in Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Abruzzo.

Nel corso dei secoli il fiume ha assunto differenti nomi come testimonia Plinio il Vecchio nel “Naturalis Historia, III, 53: Tiberis, antea Thybris appellatus et prius Albula”.

Il nome Albula trarrebbe origine, secondo Marco Terenzio Varrone, dalla città Alba o, secondo il poeta Festo, dall’aggettivo Albus a significare “il fiume dalle acque bianche”; mentre il nome Thybris gli sarebbe stato assegnato in memoria di Tebro, re dei Veienti, o secondo l’opinione più diffusa, di Tiberino, nono re di Alba, mitico sovrano dal corpo di gigante che avrebbe trovato la morte proprio sulle rive del fiume.

Dal tempo dei romani ad oggi, come si può naturalmente immaginare, il fiume ha subito notevoli trasformazioni dovute principalmente alle piene e alle rovinose alluvioni che si sono susseguite.

Per circa duemila anni il Tevere è stato parte integrante della città di Roma, vissuto in simbiosi con la collettività tanto che le abitazioni sorgevano sul terreno in prossimità delle rive, senza alcuna separazione.

Solo nel 1871, in seguito agli effetti dell’ultima piena si iniziò a pensare alla costruzione dei muraglioni per mettere in sicurezza l’abitato.

Questo distacco tra il Tevere e Roma, è avvenuto mediante la realizzazione di muraglioni secondo il progetto del Canevari, che se da un lato hanno scongiurato eventi di piena e alluvionali disastrosi (tre o quattro eventi per secolo), dall’altro lo hanno “nascosto” alla vita quotidiana frenetica della città, quasi dimenticandolo.

Questo concetto fu espresso addirittura dal Poeta e scrittore Pier Paolo Pasolini, il quale nell’autunno del 1946 riportò, a seguito di una sensazione percepita a ridosso del Tevere, tali parole: - “Mi è accaduta una cosa commovente, mentre aspettavo sopra un ponte sul Tevere alcuni amici (era notte), mi è venuta l’idea di scendere lungo la scala che giungeva al livello dell’acqua. Eseguii subito quanto avevo pensato, e mi trovai sopra un lembo di sabbia e di fango. C’era un gran buio; sulla mia testa si distinguevano le arcate del ponte e, lungo le rive, i fanali, un numero infinito di fanali. Ero a circa 20 metri sotto il livello della città, ed i suoi frastuoni mi giungevano sordi, come da un altro mondo. Proprio non credevo che nel cuore di una metropoli bastasse scendere una scala per arrivare alla più assoluta solitudine”.

Tutt’ora questa breve descrizione che ne fa Pier Paolo Pasolini può essere fatta propria da ognuno di noi.

La prospettiva che si ha dalle banchine del Tevere nell’osservare i monumenti, i beni storici - archeologici, ci lascia una visione del tutto nuova a cui non siamo abituati.

L’accessibilità e la fruizione alla “risorsa Tevere”, sia alle persone che abitano questi luoghi e sia a coloro che frequentano tali aree, erano in un tempo non troppo lontano erano un bene della città. Per fare in modo che i cittadini tornino ad appropriarsi di questi luoghi, bisogna rendere tali aree sicure dal punto di vista idraulico, preservandole dai fenomeni che ne deturpano la bellezza (abusivismo, degrado) e causano fenomeni di inquinamento diffuso e puntuale; restituendo un corso d’acqua di facile accessibilità e vivibilità alla collettività.

Azioni di recupero e politiche mirate alla riqualificazione del Tevere, condivisione e partecipazione, sinergia tra Enti locali, imprenditori e soggetti competenti sul fiume Tevere, potranno invertire il cambio di marcia in quanto siamo ormai giunti ad un punto di non ritorno.

Presentazione Tesi Marco Giammartini 29 ottobre pdf.pdf
Tesi_Marco_Giammartini.pdf

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