Sono nato a Busto Arsizio nel 1974 ho iniziato con entusiasmo al mondo della mountain bike, ai suoi esordi in Italia, a fine anni ’80.
Partecipavo, insieme ad amici coetanei di Fagnano Olona (VA) ai raduni che, si svolgevano nei dintorni e, alle pochissime gare autogestite che venivano organizzate dai primi gruppi sportivi MTB che nascevano nel varesotto e comasco. Dico nei dintorni perché non c’era nessuno disposto ad accompagnarci in auto, ci spostavamo in bici, gareggiavamo e, dopo il ristoro, si tornava a casa, sempre in bici. Eravamo dei proletari della mountain bike, senza patente e con poche lire per le iscrizioni.
Abbandono la MTB nel 1991 per dedicarmi allo studio (e alle ragazzine)....solo tardivamente ho ritrovato lo spirito sportivo e nel 2014 inizio a correre con una certa costanza; in settimana intorno a casa e nei week end faccio regolari escursioni al Sacro Monte di Varese e nel parco del Campo dei Fiori.
A maggio del 2015 partecipo alla mia prima gara podistica; si trattava del Running day di Saronno, una 10 km FIDAL, che emozione e che soddisfazione, mi sentivo un vero atleta! Ero passato dal divano all’agonismo, avevo concluso una 10 chilometri in 45’:09”, proprio a metà classifica.
Immediatamente realizzo che i 10 km sono stati un traguardo troppo semplice da raggiungere e che la metà classifica mi veste troppo stretta. I chilometri, negli anni a seguire, li ho abbondantemente aumentati la metà classifica un po’ meno ma mi sono preso le mie soddisfazioni.
La disciplina che ho trovato più consona alle mie esperienze e più affascinante in termini di distanza e durezza è stato il Trail running e la prima distanza che affronto è una 27 km, Trail Run for AVIS a Golasecca (VA), che concludo in 2:27’:30” piazzandomi 53° su 140, mi convinco di essere sulla strada giusta e siamo a settembre del 2015, in novembre allungo a 35 km, Trail delle terre di mezzo (VA) concludendo in 3:37’:59”.
Da quel giorno ho partecipato quasi esclusivamente a gare di Trail e Ultra Trail e cito le più caratteristiche:
2015
VIALATTEATRAIL notturna 25 km Q+ 1500m in 2:54’:24” percorso ridotto causa mancanza neve
2016
UTLO 90 km Q+ 5790m in 19:54’:09” (una fatica immane)
VIALATTEATRAIL notturna 25km Q+1700 in 4:04’:44” percorso ufficiale con neve abbondante
2017
Le Porte di Pietra 71 km Q+ 4000m in 12:05’:20” ho iniziato a conoscere la Val Borbera
Gran Trail Rensen 45 km Q+ 3000m in 8:41’:14”
Trail dei Fieschi 40 km Q+ 2950m in 6:33’:18”
4 Chiese Trail 17 km Q+ 1450m in 2:39’:04”
2018
I Villaggi di Pietra 108 km Q+ 6200 in 18:24’:38” (ho continuato a conoscere la Val Borbera)
Val Borbera Trail 90 km Q+ 5000m in 14:53’:56”
Trofeo Trail Malaspina (7 gare) 2° assoluto “che soddisfazione”
2019
The Abbots Way Ultra Trail 125 km Q+ 5420m in 20:59’:31” bellissima gara da Pontermoli a Bobbio
2020
Trail del Moscato 21 km Q+ 1000m in 1:54’:07”
Ultra Trail dei Castelli Bruciati 100 km Q+ 2700m in 13:43’:29” fantastica gara “dietro casa”.
Di solito i miei allenamenti si svolgono nel territorio Novese, tra i vigneti dei dintorni e i monti delle valli Borbera e Spinti. Per i collinari trovo perfetto il territorio dei colli Tortonesi, Carezzano, Sant’Agata Fossili, Castellania.
Il Trail running
… nel tentativo di dare qualche spunto di riflessione....
Nella cronologia delle mie ricerche sul web le parole più ricercate sono sicuramente “Trail running” e “corsa in montagna” (perlomeno tra quelle che si possono citare in questa sede).
Ebbene sono sicuro che anche voi vi siate fatti una bella cultura a riguardo;......…intendevo riguardo il Trail running!
Recentemente, in ottica di programmazione per l’anno 2021, mi sono soffermato sull’articolo pubblicato da Runnersworld e questo è il Link di riferimento:
www.runnersworld.it/running-piu-belle-gare-trail-italia-off-road-9922
Purtroppo non hanno citato al gara Ultra Trail più longeva d’Italia, Le Porte di Pietra che si svolge a Cantalupo Ligure. Le Porte sono state scelte dalla FIDAL per assegnare il titolo italiano di Trail lungo 2021. (Ma di questo evento ne parleremo in un altro articolo).
Nell’occasione ho ripreso uno scritto che avevo prodotto, per mia ricerca personale, tempo fa. Lì cercavo di fissare sulla carta alcuni punti che riguardano la disciplina del Trail e Ultra Trail.
Alcuni aspetti che non riuscivo a digerire e altri da approfondire, aspetti e termini che credo siano diventati uno stereotipo del Trail e Ultra Trail running ma che meritano alcune riflessioni.
Sono partito dalla traduzione della parola Trail, ossia: "traccia", "pista", "sentiero", Wikipedia ne dà una spiegazione molto efficace e valida, senza né addolcire né minimizzare la disciplina.
Sempre Wikipedia cita la carta internazionale del Trail e ne sottolinea la politica in fatto di salute e antidoping. Personalmente, però, mi domando quale sia il nesso tra “salute” e la ricerca dell’estremo in termini di pericolosità, non di lunghezza o durezza delle gare.
Qui si aprono due strade da parte di chi promuove eventi e gare: la strada dell’estremo o quella del viaggio.
L’estremo ammalia la maggior parte dei partecipanti mentre il viaggio si sposa benissimo con chi sa di non aver nessuna possibilità di spuntare un tempo sulla distanza, quindi per comodità la competizione diventa un "bel viaggio".
Mentre condivido la ricerca dell’estremo, non riesco a concepire la ricerca del pericolo.
Di contro, la parola viaggio da una idea di poca competitività ed è fuorviante a tal punto che sminuisce una disciplina atletica di rara durezza. Le fatiche sono tante, a volte immani.
L’atleta prova dolori fisici, durante e dopo, che poco hanno a che fare con la scarsa competitività. Coloro che vi partecipano sono disposti a sacrifici economici e familiari di non poco conto e per questo credo sia incompatibile con l’affermazione che va diffondendosi: “non è una gara ma un viaggio”.
Altro che viaggio, mi è capitato di litigare quasi con qualcuno sorpassato all’ultimo o vedere non poche volte gettare il materiale obbligatorio ad un chilometro dalla partenza per alleggerirsi o ancor peggio tagliare il percorso, non tocchiamo l’argomento doping.
Molti sono i siti più o meno specializzati sui quali si possono trovare decine e decine di tabelle di allenamento, sicuramente tutti interessanti ma, l’aspetto che la maggior parte ignora, almeno nel riportarlo, è la componente mentale, emozionale. L’atleta che vuole cimentarsi con del profitto deve necessariamente stressare la mente, oltre al corpo. Lo stress del corpo è una conseguenza dello sviluppo interiore del concetto di resilienza. L’atleta deve necessariamente vincere la pigrizia e andare a trovare e ricercare spontaneamente e volontariamente le sensazioni spiacevoli che inevitabilmente troverà in gara. Pioggia, vento, freddo, caldo, fame e disagio.
Importante è la ricerca della solitudine durante gli allenamenti. La mente deve essere capace di gestire la situazione di disagio in autonomia, non è raro in un Ultra Trail che l’atleta trascorra ore intere o notti in completo silenzio. Capita di aprire bocca solo ai punti di ristoro e lì ci si ricorda di essere ancora capaci di parlare.
L’aspetto interessante della disciplina di cui stiamo chiacchierando è sicuramente la minor monotonia rispetto alla corsa in pista o in strada. Nel Trail, oltre alle attrezzature in comune col podismo, esiste un mondo di oggetti da curare, accudire, tenere in efficienza perfetta.....pena il ritiro o l’evento incidentale. Ne cito alcune: calze delle più svariate tipologie, zaino specifico dai 5 ai 20 litri, borracce, borracce termiche (credeteci, è provato che l’acqua a circa 0°C ghiaccia e non si riesce più a bere), teli termici, guanti, ramponi per le invernali su neve e ghiaccio, bastoni telescopici o fissi, lampade frontali, maglie termiche, gusci traspiranti con tecnologia avanzata, selezione del cibo da portare a seguito, presidi per fasciature dei piedi che sappiano resistere come una seconda pelle…, sotto i miei piedi la sera prima di UTCB.
Il corredo per affrontare una 100km può arrivare facilmente ai 600€ e l’aspetto più affascinante è che si deve porre particolare attenzione all’efficienza della strumentazione quali batterie, fasciature, bastoni, ramponi che sono da testare con cura nelle uscite di allenamento specifico.
Si capisce bene che tutta questa cura rende la disciplina più simile agli sport con attrezzi quali il ciclismo su strada e la MTB.
Sempre riguardo il tema della monotonia si può aggiungere che il Trail (e ancora di più l’Ultra) permette, anzi richiede, l’inserimento di sport alternativi a completamento dell’allenamento. È ben accettata la bicicletta e soprattutto la MTB.
Ottima soluzione durante le fasi di scarico e post gara per evitare di sovraccaricare il sistema e per distogliere mente e sciogliere i muscoli e le articolazioni.
(Monte Ebro da Cantalupo e monte Giarolo)
Le mie personali conclusioni, a questi punti che ho voluto condividere, sono che tutte le caratteristiche elencate, anche quelle che mi convincono meno e quelle più scontate, sono il successo di una disciplina tanto dura quanto affascinante.
Disciplina che a ognuno di noi fa dimenticare le fatiche e i dolori della gara e ci spinge a cercarne di nuove con l’obiettivo di migliorarci e… lo accetto e lo dico pure io: fare un bel viaggio nella natura.
LE PORTE DI PIETRA, 72 km, 4400 metri di dislivello positivo, 4 punti ITRA.
Da non scordare le altre manifestazioni con epicentro Cantalupo Ligure:
IL CASTELLO DI PIETRA, 16 km, Q+630m
LE FINESTRE DI PIETRA, 37 km, Q+2090m.
Riguardo le Porte si trova davvero tanto materiale pubblicato, resta davvero poco da dire e lo faccio anche con l’aiuto degli amici di allenamento che diventano anche amici di vita;
Paolo Zanchi, atleta e organizzatore, dice: “conosco quasi ogni metro del percorso e sviluppandosi sul crinale della Val Borbera ti permette di vedere in vari punti l’intero percorso e nella seconda parte, di vedere ciò che hai fatto”
Mauro Bacchiocchi, atleta: “…ogni singolo passo aveva la sua storia, la sua nobiltà”
Sandro Trezza, atleta.: “…ho provato euforia e sconforto, correndo le Finestre, come quando in fondo alla discesa vidi un campanile, pensavo fosse Cantalupo e invece era Rocchetta…mancavano ancora 3 chilometri di sofferenza. Questi sentieri mi hanno lasciato un ricordo indelebile e quest’anno gareggerò nelle Porte”
Daniele Bucchi, atleta:” ho corso le Finestre e mi hanno introdotto nel mondo del trail, col senno di poi sono convinto che resterà nel cuore per la sofferenza e per le persone che ho conosciuto, quest’anno correrò le Porte”
Giorgio Rosso, atleta e organizzatore: “io sono di parte, è la gara di casa, quindi per me è spettacolare” però poi aggiunge “credo che tratti come le “ripe” siano favolosi”.
Io, ci sono arrivato per caso ma era un passaggio inevitabile.
Nel 2017 mi sono trasferito dalla provincia di Varese a Novi Ligure.
Uno dei problemi che ho dovuto affrontare è stato l’organizzazione degli allenamenti. Dove abitavo avevo una rete di percorsi che oramai conoscevo bene e mi potevo orientare senza grossi problemi, mi sono trovato quindi a dover riorganizzare tutto, compresi i punti cardinali. Durante le mie uscite, i monti erano a nord e la pianura a sud, qui nel basso Piemonte è al contrario.
Cercando delle gare ultra trail nel territorio, vedo su Wedosport, una gara dal nome curioso, Le Porte di Pietra, mi pareva strano una gara ultra proprio dove vorrei andare ad allenarmi, a trenta minuti da casa, in val Borbera. La mia impreparazione mi fa credere sia una manifestazione di basso rilievo, mi iscrivo, la corro e la vita per me cambia, diventano posti anche miei, conosco persone speciali, amici coi quali condividere passione e allenamento.
Scopro solo poi che Le Porte, sono la gara ultra trail più antica d’Italia e anche quella col maggior numero di edizioni, quest’anno siamo alla 16^.
Tra i primi partecipanti e vincitori si trovano Pablo Barnes, Marco Olmo e Virginia Olivieri.
I record: femminile Julia Baykova 8h39’01” (2014), maschile Silvano Fedel 7h21’19” (2011).
Il tracciato compie un percorso quasi circolare intorno a Cabella Ligure: dopo pochi minuti dalla partenza, si arriva alle strette di Pertuso e ci si inerpica sul sentiero che porta alla Croce degli Alpini, lungo la salita si vedono uomini e donne del soccorso appollaiati e pronti nei punti più critici. Terminata la salita rocciosa inizia la vera gara, quella sulle creste, quella che ti permette di vedere tutto il percorso con sempre ben chiare le vette, una dietro l’altra, Monte Buio, Antola, Monte Tre Croci, Carmo, Legnà, Chiappo ed Ebro poi giù nel bosco…
…sino al rifugio Ezio Orsi che ti appare all’improvviso.
Quindi l’ultima salita verso il Giarolo.
Nella mia esperienza ricordo i cartelli sulle piante, quelli che identificano le zone di caccia, passavano dalla provincia di Alessandria a quella di Genova, Piacenza poi ancora Alessandria, la ricordo come una gara sempre in salita, con un’unica discesa, dal Monte Giarolo al traguardo di Cantalupo passando dai piani di San Lorenzo. Discesa infinita quest’ultima, dolorosa, ti fa pentire di aver maledetto le salite, come a dirti: “mi hai invocato e adesso fatichi nel percorrermi”.
Credo che la raccomandazione migliore l’abbia fatta l’amico Paolo Zanchi: “non consiglio a nessuno di partecipare a questo trail perché il rischio è di rimanerne stregati”.
Giovanni Cavalli 04/maggio/2021