Descritta per la prima volta dallo psichiatra e pediatra austriaco Hans Asperger, è un disturbo del neurosviluppo che limita le capacità comunicative e di socializzazione. Rientra tra i disturbi dello spettro autistico ad alto funzionamento (ASD) e le prime manifestazioni compaiono durante l'infanzia. Le persone con Asperger hanno uno sviluppo cognitivo normale, ma difficoltà nelle interazioni sociali e nella comunicazione verbale e non verbale. Presentano un QI nella norma, o al di sopra della media; interessi tendenzialmente ristretti, comportamenti ripetitivi e stereotipati. Preferiscono la routine e mostrano resistenza ad adattarsi ai cambiamenti, tutte caratteristiche, secondo alcuni studiosi, che accomunavano geni quali Newton ed Albert Einstein.
Sindrome di Tourette (ST)
La sindrome di Tourette è un disturbo neuropsichiatrico complesso caratterizzato dalla manifestazione di tic motori e vocali, i quali emergono in maniera involontaria e non di rado accompagnati da una significativa variabilità nella loro intensità e frequenza. Tali tic si configurano in modo stereotipato e possono includere gesti ripetitivi, movimenti improvvisi di diverse parti del corpo, come scuotimenti del capo, smorfie facciali o movimenti bruschi degli arti, accompagnati talvolta da vocalizzazioni che spaziano da suoni monosillabici a parole o frasi. In alcuni casi, possono anche verificarsi tic coprolalici, ossia l’impellente bisogno di proferire parole o espressioni socialmente inadeguate, sebbene questa manifestazione sia rara e non rappresenti la regola. La Tourette, che prende il nome dal neurologo francese Georges Gilles de la Tourette, è considerata una sindrome di origine neurobiologica, con un’importante componente genetica. La patogenesi non è ancora del tutto chiarita, ma si ritiene che possa coinvolgere alterazioni nei circuiti neuronali che connettono i gangli della base e la corteccia frontale, con un’alterazione nel rilascio di neurotrasmettitori quali dopamina e serotonina.Il quadro sintomatologico della sindrome di Tourette spesso esordisce nell'infanzia, solitamente tra i 5 e i 10 anni, con una tendenza alla riduzione dei sintomi nell’età adulta. Tuttavia, la sindrome può comportare difficoltà di adattamento e impattare significativamente sulla qualità di vita degli individui, in particolare quando si accompagna a disturbi cooccorrenti quali il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) o il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Il trattamento della Tourette si basa su un approccio multidisciplinare e può includere la terapia comportamentale, farmacologica e, in casi estremamente refrattari, anche interventi di neurochirurgia. L’obiettivo della terapia non è l’eliminazione completa dei tic, bensì il miglioramento della gestione sintomatologica e dell’adattamento sociale e psicologico del paziente.
Un sistema di puntamento rappresenta un'articolata soluzione tecnologica concepita per dirigere e posizionare con precisione un indicatore visivo su un'interfaccia digitale, solitamente rappresentato da un cursore in forma di freccia. Tale sistema, oltre alla comune configurazione basata sul mouse tradizionale, si avvale di un'ampia varietà di strumenti assistivi alternativi, ideati per garantire l'accesso inclusivo e ottimale alle persone con esigenze specifiche. Nella sua configurazione, un sistema di puntamento può includere dispositivi di interazione innovativi, come sensori di movimento, tecniche di eye-tracking, comandi vocali o sistemi tattili. Ciascuna di queste tecnologie è sviluppata per intercettare e interpretare con immediatezza i minimi impulsi dell’utilizzatore, trasformandoli in azioni coordinate sullo schermo, con l'obiettivo di offrire una navigazione fluida e naturale.
Azioni e iniziative in favore della persona con disabilità nel compimento di specifiche attività o nell'esercizio di determinati diritti, per poter vivere e partecipare alla società in condizioni di pari opportunità, eliminando o riducendo l'interazione negativa tra persona e ambiente, principale causa della condizione di disabilità. In ambito scolastico la figura dell’insegnante di sostegno è finalizzata a interventi di supporto sulle classi nelle quali vi siano alunni con certificazione di disabilità.
La sottotitolazione in ambito inclusivo è un prezioso strumento di mediazione testuale che, attraverso la trasposizione scritta di dialoghi, suoni e elementi sonori significativi, consente la fruizione dei contenuti audiovisivi a una platea ampia e diversificata. Essa risponde a esigenze comunicative specifiche, rivolgendosi in particolare a persone con deficit uditivi, soggetti con difficoltà linguistiche o chiunque necessiti di un supporto visivo per comprendere appieno l’esperienza audio-visiva. Questa pratica traduce non solo le parole pronunciate, ma integra descrizioni che rappresentano suoni, musiche, toni emotivi, pause significative e segnali acustici rilevanti, delineando un quadro interpretativo che rende il contenuto profondamente inclusivo.
Insieme di operazioni e di risorse pedagogiche che sono utilizzate, in modo pianificato e all'interno di un contesto educativo didattico, per favorire il conseguimento degli obiettivi di apprendimento in base alle caratteristiche degli alunni.
Gli strumenti sono quei dispositivi che permettono e facilitano il raggiungimento di un obiettivo.
Studente con disabilità intellettiva
Uno studente con disabilità intellettiva è un discente la cui capacità cognitiva risulta limitata rispetto alla norma, comportando una difficoltà nelle funzioni intellettive generali, quali il ragionamento, la risoluzione dei problemi, la pianificazione, il pensiero astratto, la comprensione di concetti complessi e l'apprendimento. Tali difficoltà intellettive, che emergono generalmente in età evolutiva, influenzano anche le capacità adattive dell'individuo, rendendo più ardua la gestione autonoma della vita quotidiana, l'interazione sociale e il conseguimento di competenze scolastiche e professionali. La disabilità intellettiva si articola in vari gradi di compromissione cognitiva, classificati in base al livello di gravità e ai limiti funzionali riscontrati nelle abilità intellettive e adattive. Secondo i criteri diagnostici, quali quelli forniti dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), la disabilità intellettiva si divide in quattro gradi principali: Lieve: il quoziente intellettivo (QI) si colloca generalmente tra 50-55 e 70. Moderato: il QI varia solitamente tra 35-40 e 50-55. Grave: con un QI generalmente compreso tra 20-25 e 35-40. Profondo: il QI è inferiore a 20-25.
Studente con distrofia muscolare
Lo "Studente con distrofia muscolare" è un individuo che, nonostante sia affetto da una condizione genetica progressiva e degenerativa che compromette la forza e la funzionalità muscolare, può affrontare con determinazione e resilienza il percorso educativo. Tale condizione, denominata "distrofia muscolare", racchiude un insieme eterogeneo di patologie caratterizzate da un progressivo indebolimento e degenerazione delle fibre muscolari, spesso con esordio precoce e progressione graduale, le cui manifestazioni variano in intensità e possono includere limitazioni motorie, difficoltà respiratorie e problemi cardiaci. L'alunno, pur vincolato da tali limitazioni fisiche, può con i supporti adeguati mantenere un fervido desiderio di apprendimento e una spiccata sensibilità verso il sapere.
Studente con malattie rare
Lo "Studente con malattie rare" è un individuo il cui percorso di vita e di apprendimento è segnato dalla convivenza con una patologia appartenente a un gruppo eterogeneo di condizioni mediche definite come "rare" a causa della loro bassa prevalenza nella popolazione generale. Queste malattie, spesso di origine genetica e cronica, si distinguono per la loro complessità clinica, l’andamento imprevedibile e, sovente, l'assenza di una cura risolutiva. Il vissuto di tale studente è quindi intessuto di sfide quotidiane che riguardano non solo la salute fisica, ma anche la dimensione emotiva, psicologica e sociale. In Europa una malattia si definisce rara quando colpisce non più di 5 individui ogni 10.000 persone.
Studente in ritiro sociale
L’“alunno in ritiro sociale” si configura come uno studente che manifesta un distacco volontario e prolungato dalle dinamiche relazionali e sociali consuete, rifuggendo, sovente in modo radicale, dalle interazioni con i pari e dalle attività collettive. Tale condizione si distingue per un progressivo allontanamento dal tessuto comunitario, che include contesti educativi e aggregativi, e che può sfociare in un isolamento profondo e auto-imposto, talvolta confinato agli spazi domestici. Questo ritirarsi può derivare da una molteplicità di cause, spaziando da disagi di natura emotiva, come l’ansia sociale o l’incertezza identitaria, fino a pressioni esterne o fallimenti percepiti, portando l'alunno a rifugiarsi in una sorta di universo personale, che può diventare via via più impenetrabile. In tale scenario, l’alunno tende a evitare le situazioni che implicherebbero un’esposizione di sé, giungendo a rifiutare le occasioni di interazione e scambio, con ripercussioni significative sullo sviluppo sociale, emotivo e, non di rado, anche accademico.