"È un monumento di una collettività che guarda al resto del mondo e che al domani si proietta con slancio." Questa frase di Antonino Saggio, tratta dall'articolo “La via dei simboli” (pubblicato su "Costruire", n. 182, 1998), sintetizza il valore dell’architettura come rappresentazione non solo di un edificio, ma della stessa comunità. Saggio propone una riflessione sull’evoluzione del simbolismo nell’architettura moderna, mostrando come, da tabù del Movimento Moderno, il concetto di "monumento" sia tornato a rappresentare l’identità collettiva in opere iconiche che si distinguono per la capacità di rappresentare non un potere autoritario, ma uno slancio verso il futuro.
L’autore ci guida attraverso una serie di architetture che esemplificano questa rinascita simbolica, in un percorso che parte da Jørn Utzon, celebre autore della Sydney Opera House, fino ad arrivare a Frank Gehry, creatore del Guggenheim di Bilbao. Questi due edifici, pur diversissimi per concezione e contesto, riescono a diventare simboli di una città e, in qualche modo, del tempo in cui sono stati realizzati.
Le opere principali come tappe simboliche
La Sydney Opera House (Jørn Utzon) è la prima architettura moderna ad assumere una dimensione monumentale senza le rigidità della retorica classica. Il suo design rappresenta le vele di una nave, riflettendo l'identità australiana e la sua connessione con il mare. Utzon crea una struttura che è al tempo stesso innovativa e rappresentativa, diventando un simbolo di apertura e modernità per un intero continente.
Quarant’anni dopo, Gehry con il Museo Guggenheim di Bilbao introduce una nuova tipologia di monumentalismo contemporaneo. Il museo non si impone come una massa uniforme ma come una "macchina urbana" che dialoga con la città e il fiume, creando percorsi e spazi pubblici vissuti dalla collettività, come in una moderna cattedrale gotica. Gehry cattura la luce e il movimento, con superfici riflettenti che mutano nell’arco della giornata, invitando i visitatori a un’esperienza sensoriale che ricorda la spiritualità delle grandi cattedrali. È un’architettura “civica”, come nota Saggio, che si allontana dall’idea dell’architetto come “eroe” solitario, proponendo un’opera in cui la collettività è al centro.
Gli esempi di Scharoun, Le Corbusier e Johansen
La visione simbolica è presente anche nella Philarmonie di Berlino di Hans Scharoun, dove lo spazio interno, senza simmetrie forzate, permette alla musica di risuonare in un ambiente che richiama la struttura organica di un teatro antico. Ronchamp, la cappella progettata da Le Corbusier, è un altro esempio di “cattedrale moderna”, dove l’architettura comunica il senso del sacro attraverso luce, forma e materia. Allo stesso modo, il Mummers Theater di John Johansen esprime la vitalità urbana con una struttura in continua evoluzione, che unisce forme audaci a una funzionalità innovativa.
L’esperienza sociale e culturale con Piano, Rogers ed Erskine
L’articolo sottolinea anche il Centre Pompidou (o Beaubourg) a Parigi di Renzo Piano e Richard Rogers come un simbolo della cultura accessibile e partecipata. Questo edificio, simile a una "macchina culturale", è visibile in tutte le sue parti strutturali e funzionali, suggerendo un’apertura radicale che rappresenta l’evoluzione culturale della città. Il Museo della Scienza di Amsterdam, sempre di Piano, offre invece un’architettura che abbandona la funzionalità pura per adottare la metafora: è una nave incagliata, che evoca avventura e scoperta, e rappresenta un’evoluzione del simbolismo architettonico.
Anche il The Byker Wall di Ralph Erskine assume una dimensione simbolica, integrandosi nel paesaggio urbano di Newcastle con una forma sinuosa che offre rifugio e identità alla comunità locale. Erskine riesce a creare un’architettura “umanistica” che si adatta alle esigenze del quartiere, facendo del Byker Wall un simbolo di protezione e unità.
Saarinen e l’esperienza del movimento
Il Terminal TWA di Eero Saarinen a New York è un’altra pietra miliare simbolica. Qui Saarinen cattura l’essenza del viaggio e del movimento con forme che richiamano ali e fluidità, offrendo un’esperienza che va oltre la semplice funzionalità. Il terminale è concepito come uno spazio dinamico, anticipando la moderna era dei trasporti globali e diventando simbolo della velocità e dell’interconnessione.
In “La via dei simboli”, Saggio dimostra che il ritorno al monumentalismo e al simbolismo è una risposta ai bisogni collettivi contemporanei.
L’architettura, superando le barriere della pura funzionalità, diventa un linguaggio simbolico capace di comunicare identità, cultura e valori di una comunità.
Attraverso le opere di Utzon, Gehry, Piano, Saarinen, Libeskind e altri, Saggio ci invita a vedere l’architettura moderna come un’espressione della collettività e della sua proiezione verso il futuro.
Di seguito, un elenco delle opere menzionate nell’articolo di Antonino Saggio, con una breve spiegazione per ciascuna su come contribuiscono alla riflessione sui simboli e il monumentalismo nell’architettura moderna.
Come esempio di simbolismo pionieristico nell’architettura moderna.
È uno dei primi esempi di monumentalità nell’architettura moderna: un edificio iconico e rappresentativo, che esprime il dinamismo e la contemporaneità dell’Australia. Utzon riesce a creare un simbolo universale che trascende il tempo, diventando un'icona culturale del Paese.
Per illustrare l’evoluzione del monumentalismo moderno di Gehry.
Il Guggenheim rappresenta un simbolo di rinascita urbana, proiettando Bilbao sulla scena globale. Gehry crea un edificio che si inserisce perfettamente nel contesto, intersecando elementi naturali e urbani, e offre un’esperienza architettonica unica, simile a quella di una cattedrale moderna, per la collettività.
Per evidenziare la spazialità organica di Scharoun.
Quest’opera esprime il concetto di spazialità fluida e sociale, andando oltre i modelli tradizionali di sale da concerto. La struttura diventa un simbolo di apertura e partecipazione, tracciando una linea tra l’architettura funzionale e l’espressionismo e la musica diventa un'esperienza collettiva.
Esempio del senso sacro e simbolico nell’opera di Le Corbusier.
Con questa cappella, Le Corbusier esplora la spiritualità e il simbolismo nell’architettura. Ronchamp rappresenta una “cattedrale” moderna, in cui la forma e la luce creano uno spazio sacro che riflette il dialogo tra natura e costruzione.
Un’icona di trasparenza e accessibilità culturale.
Questo centro culturale multimediale rappresenta un’idea di “macchina” culturale aperta, visibile e interattiva. L’architettura mette in risalto la trasparenza e la funzionalità, diventando simbolo di accessibilità e modernità, al cuore di Parigi.
Come rottura dalle forme architettoniche convenzionali.
Un esempio di architettura dinamica e sperimentale, il teatro di Johansen rompe con le forme architettoniche convenzionali, contribuendo alla ricerca simbolica nel design contemporaneo. È una “macchina strepitante” che esprime energia e movimento.
Per mostrare l’uso della metafora nell’architettura contemporanea.
Ispirato a una grande nave, questo museo rappresenta un’architettura metaforica e narrativa. Invece di essere solo una struttura funzionale, il museo diventa un simbolo della conoscenza e della scoperta, in armonia con il contesto urbano di Amsterdam.
Rappresentativo dell’esperienza di movimento e fluidità.
Con il terminal della TWA, Saarinen esplora la relazione tra forma e movimento, creando un edificio che simboleggia il dinamismo e il futuro. Il terminal è un'architettura iconica che anticipa l’era moderna dei trasporti e dell’interconnessione globale.
Modello di architettura sociale e comunitaria
Questa muraglia residenziale a Newcastle rappresenta un modello di architettura sociale e comunitaria. La sua forma ondeggiante si inserisce nel paesaggio come simbolo di protezione e rifugio per la collettività, ponendo l’architettura al servizio delle esigenze locali.
Un potente simbolo della memoria e della storia.
Simbolo della memoria e della tragedia, questo museo-monumento utilizza l’architettura come linguaggio per raccontare la storia dell’Olocausto. Le forme angolari e il percorso labirintico creano un’esperienza emotiva che trascende la funzione museale, diventando un monumento alla memoria collettiva.