COME FARE PER... Mangiare sano

La “cultura della corretta alimentazione” s’impara da bambini

I bambini mangiano troppo e male.

L’aumento del sovrappeso e dell’obesità ha determinato nella popolazione infantile la comparsa di malattie che un tempo colpivano solo gli adulti come l’ipertensione e il colesterolo alto.

I bambini e gli adolescenti, quindi, non vanno lasciati liberi di mangiare come e quanto vogliono perché possono incorrere in errori dannosi per la loro salute anche in futuro. Per questo motivo, è fondamentale, nel caso dell’obesità infantile, il ruolo che svolgono i genitori nell’educazione e nelle abitudini alimentari, ed è opportuno che il ragazzo stesso maturi una propria coscienza su ciò che fa bene o male alla sua salute e impari a distinguere comportamenti corretti in tema di alimentazione.

Sicuramente è difficile far amare frutta e verdura ai bambini, convincerli a dosare i dolci e i grassi, invogliarli ad apprezzare la varietà dei cibi ed abituarli a non eccedere nelle quantità, ma è uno sforzo necessario per insegnare loro a non compromettere la propria salute.

Senza ossessionare o punire e senza penalizzare la gola, bisogna aiutarli a capire che cosa è meglio mangiare ed indirizzarli verso un rapporto sano ed equilibrato con il cibo. Non solo, insegnare ai ragazzi a nutrirsi significa anche educarli a volersi bene a cominciare dal rispetto per il proprio corpo.

Non è un percorso facile in quanto, la comunicazione di promozione di comportamenti alimentari corretti si scontra con l’affollamento schiacciante di messaggi pubblicitari indirizzati ai giovani e alle loro famiglie promossi dalla comunicazione commerciale. In particolare, i consumi dei ragazzi fuori casa sono disordinati perché fortemente influenzati dalle suggestioni pubblicitarie e condizionati dalle mode del gruppo dei coetanei. Tuttavia, si tratta di un intervento necessario soprattutto alla luce dei dati emersi dalla recenti ricerche sulla popolazione.

Abitudini alimentari

Le indagini ISTAT sulle “Abitudini alimentari: tendenze evolutive nella popolazione e nei giovani” consentono di esaminare le tendenze del comportamento alimentare degli italiani, giovani in particolare.

I giovanissimi, delineati dall’indagine, sono coloro che mostrano le tendenze evolutive meno “salutari” rispetto al resto della popolazione esaminata. Dai dati raccolti, in generale, si evidenziano la diminuzione dei consumatori e la rarefazione delle frequenze di consumo per certi prodotti (carni avicole, vegetali e frutta). Alcune di queste tendenze vanno in senso contrario rispetto alle attuali indicazioni dietetiche che suggeriscono alcune porzioni quotidiane di verdura e frutta e la scelta di “carni bianche” rispetto a quelle “rosse”. Si registrano, invece, alcune polarizzazioni, cioè intensificazioni delle frequenze di consumo, su prodotti per i quali piuttosto se ne suggerisce un uso più contenuto (carne bovina e alcolici fuori pasto).

Aumenta il numero dei consumatori e diminuiscono le frequenze di consumo per i cereali, i latticini, i salumi e alcune bevande alcoliche tra cui il vino. In crescita troviamo la carne fresca di maiale, pesce, uova e il consumo di bevande gassate e dolci, oltre all’acqua minerale.

Tra i giovani, gli adolescenti di 14-17 anni mostrano tendenze negative riguardo al consumo di cereali, di frutta e di vegetali, mentre in aumento è la tendenza all’uso di bevande alcoliche. Altissima è la preferenza per i prodotti fuori pasto e i soft drinks.

Diffondere la cultura della corretta alimentazione non è, comunque, l’unico provvedimento utile per prevenire l’obesità infantile.

Parallelamente, occorre avvicinare i ragazzi all’attività fisica in quanto lo sport praticato regolarmente non solo permette di tonificare la massa muscolare ed esercita un effetto positivo sull’umore e sui livelli di autostima, ma aiuta anche a contrastare l’obesità e, più in generale, svolge un ruolo protettivo per la salute. Infatti, i bambini e gli adolescenti che non praticano alcuna attività fisica hanno una probabilità maggiore di sviluppare un eccesso ponderale.

Il ruolo delle mamme

I comportamenti alimentari del bambino sono decisamente influenzati dal modello culturale che caratterizza il suo contesto socio-familiare, in modo particolare dallo stile di vita, dalle abitudini alimentari, dal personale rapporto con il cibo che ha la mamma e da come vive il suo ruolo di “nutrice”:

  1. Uno stile femminile colto e attivo, ad esempio, solitamente tipico di donne che hanno una vita extradomestica impegnativa e debbono investire e organizzare al meglio il loro tempo a casa, è spesso collegato ad un approccio attento e controllato nei confronti dell’alimentazione, frequentemente inserito in un progetto complessivo di benessere e forma fisica.

  2. Uno stile femminile conservatore è quello, invece, delle tradizionali “madri di famiglia”.

  3. La preparazione dei pasti è vissuta come un preciso dovere ed un modo attraverso il quale esprimere l’amore e l’impegno nei confronti della famiglia.

  4. L’approccio all’alimentazione di questo tipo di donna è semplice e diretto, lontano da preoccupazioni salutistiche: il cibo è nutrimento, nella scelta e preparazione è meglio seguire la tradizione ed è importante far trovare ai familiari un pasto completo, abbondante e di loro gradimento a pranzo e cena.

  5. Differente dai precedenti lo stile “giovanile”: l’alimentazione è una sfera dominata dal piacere, predomina lo sperimentalismo per cibi nuovi e insoliti consumati spesso al di fuori dell’orario canonico dei pasti, in modo disordinato e affrettato. Le scelte risentono delle suggestioni della pubblicità e del gusto di esplorare condiviso, di solito, con il gruppo degli amici.

Le scelte di mamme così diverse si riflettono, naturalmente, in quello che decidono di mettere a tavola per sé e per i propri figli. La figura della madre come “responsabile acquisti”, quella cioè che decide cosa deve mangiare la famiglia, è, dunque, molto importante.

È necessario, quindi, con un'informazione adeguata e attraverso strumenti di comunicazione efficaci, accrescere nelle madri la consapevolezza dei rischi che errate abitudini alimentari comportano per la salute, anche futura, dei figli, aiutandole a scegliere percorsi più salutari: strumenti di prevenzione, questi, sufficienti ad evitare l’insorgere già dall’infanzia di patologie gravi come l’obesità.