COME FARE PER... L'aerosolterapia

"L’aerosol è più efficace quando diventa un gioco"

di Gianluigi Marseglia, Professore di Pediatria Generale e Specialistica Clinica Pediatrica Università degli Studi di Pavia Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo.

Con la ripresa dell’attività scolastica e il calo delle temperature, riemergono le cosiddette malattie da raffreddamento, che altro non sono che infezioni localizzate a vari possibili livelli delle vie respiratorie.

Nella maggior parte dei casi l’aerosol rientra nelle prescrizioni, in quanto consente di veicolare i farmaci direttamente nella sede in cui devono esplicare la propria azione, annullando l’attesa dovuta al tempo di assorbimento ed eliminando numerosi effetti indesiderati, dovuti proprio agli effetti sistemici di alcune molecole.

L’efficacia di tale modalità terapeutica, tuttavia, è strettamente subordinata a due fattori: la scelta di un apparecchio in grado di produrre particelle di dimensione funzionale a raggiungere il distretto di interesse e l’osservanza delle indicazioni da parte del bambino.

Ed è proprio la compliance (aderenza alla terapia), il problema di sempre, a rivelarsi come fattore critico nella buona riuscita della terapia: non tutti i bambini gradiscono l’aerosol, se si considera che a durata di un ciclo può variare da una o due sedute al giorno – ciascuna di 10-20 minuti – per 6-10 giorni, in rapporto all’entità del quadro infettivo.Il disagio di dover applicare la mascherina, la frequente rumorosità degli apparecchi e la noia dell’attesa sono i classici fattori responsabili di una scarsa aderenza che, oltre a ridurre la dose di farmaco che giunge alle vie aeree, comporta anche la diffusione nell’ambiente degli stessi principi attivi.

Va poi ricordato che nei bambini più piccoli spesso l’aerosol viene anche impiegato quando le condizioni obiettive non richiedono una terapia farmacologica specifica, ma rendono in ogni caso consigliabile un intervento di “detersione preventiva” delle alte vie aeree.

Ma quali sono le ragioni che concorrono a rendere le infezioni respiratorie nei bambini non soltanto un’evenienza frequente, ma anche episodi gravati da un notevole impatto sociale?

In primo luogo la verginità immunologica: il sistema difensivo matura infatti nei primi 10 anni di vita, e l’età prescolare in particolare rappresenta il periodo di maggiore suscettibilità agli agenti microbici che trovano nella vita di comunità le condizioni ideali per dare luogo a vere e proprie microepidemie, essendo facilmente trasmessi da un bambino all’altro e spesso anche all’interno del nucleo familiare.

Non meno importanti sono poi alcuni aspetti anatomo-funzionali, tra cui la minore efficienza del drenaggio del muco e dell’attività della tuba di Eustachio, e alcuni fattori ambientali, tra cui l’esposizione al fumo passivo, l’eventuale sovraffollamento familiare e le condizioni igieniche di vita.

La presenza di patologie o la predisposizione allergica rappresentano ulteriori condizioni che favoriscono l’incidenza di infezioni respiratorie e ne rendono anche più gravoso il decorso.

Alle forme acute si sommano poi quelle ricorrenti, che costituiscono un altro importante motivo di preoccupazione per i genitori e interessano almeno il 6% dei bambini italiani prima dell’ingresso alla scuola elementare.

Ecco allora riproporsi il problema della prescrizione di un trattamento mirato e al tempo stesso bene accetto dal bambino, che in genere non ama ingerire capsule o compresse, è attento al sapore degli sciroppi e spesso rifiuta una medicina soltanto sulla base di impressioni o aspettative negative.

La disponibilità di uno strumento che cattura l’attenzione del bambino è senz’altro positiva nel favorire la sua aderenza alla terapia: distoglie infatti la sua attenzione dalla mascherina, impegna la sua fantasia e trasforma la seduta in un’opportunità di divertimento e perfino di apprendimento.

Questo è ancora più vero alla luce della Guida per la Diagnosi e la Terapia dell'Asma PRACTALL, recentemente pubblicata (2008) a firma di un comitato europeo di esperti, nella quale si contempla l'impiego a scopo pedagogico di filmati, giochi e programmi interattivi nel trattamento delle malattie più complesse.

L’associazione di un gioco interattivo al nebulizzatore diventa così una soluzione efficace per coinvolgere il piccolo paziente – evitando tra l’altro ai suoi genitori l’onere di escogitare i più variegati stratagemmi per praticare l’aerosol – attraverso modalità che, oltre a essere piacevoli, contribuiscono a distendere l'ansia e, al tempo stesso, danno una forte motivazione ad affrontare il percorso terapeutico nel pieno rispetto delle indicazioni fornite dal pediatra.