Biografia
Carlo Goldoni, nacque il 25 febbraio del 1707 a Venezia in una famiglia borghese originaria da Modena, poi lasciato con la madre. Carlo inizia il suo percorso di formazione nella città umbra di Perugia. Poi tornato a Venezia nel 1721 iniziò a fare il praticantato presso lo studio legale dello zio. Nel 1729 si trasferì a Feltre per svolgere l'attività di coadiutore della Cancelleria criminale.
Dove soggiornò nella villa di Bonsembiante dove scrisse come principiante due intermezzi comici per il carnevale seguente detto il buon vecchio.
Dopo la morte del padre nel 1731 Carlo continuò i suoi studi a Padova per la sua carriera forense e tornò a Venezia con l’incarico di scrivere dei testi per il teatro San Samuele: nascono così le prime tragicommedie del neo-avvocato Carlo Goldoni come il Belisario nel 1734, Don Giovanni Tenorio nel 1735 fino a Giustino nel 1938, in quell'anno presentò anche la sua prima vera commedia il Momolo cortesan.
Poi continuò a lavorare nel teatro durante la guerra di successione Austriaca in Toscana perché abbandonò Venezia per causa dei debiti. Dopo l’incontro con il capocomico Girolamo Medebach firmò un contratto che sanciva di scrivere ogni anno dei testi per la sua compagnia di attori presso il teatro di Venezia di Sant’Angelo fino al 1753, dove in questi anni mise in scena alcune delle sue opere più famose tra cui La locandiera.
Poi su invito dei fratelli Vendramin presso il teatro di San Luca dove scrisse altre meravigliose commedie e tragicommedie come Il Campiello. Si tratta di tutte opere interamente scritte interamente in lingua veneta.
Nel 1762 Goldoni abbandonò Venezia per trasferirsi a Parigi dove accetta il prestigioso incarico di dirigere le comédie italienne. Tuttavia il teatro Goldoniano non piacque molto ai francesi che preferivano le trame fantasiose della commedia dell’arte, nonostante questo Carlo compose due grandi opere di successo prima in francese e poi in italiano: Il ventaglio e Il burbero benefico.
Dal 1783 negli ultimi dieci anni della sua vita si dedica alla scrittura della sua autobiografia il Mémoires pubblicato cinque anni dopo. Morì a Parigi povero e malato nel 1793 anche a causa dello scoppio della rivoluzione francese.
L'autobiografia di Carlo Goldoni
Il ritratto di Carlo Osvaldo Goldoni
Le tragedie romanzesche
Carlo Goldoni scrisse alcune tragedie romanzesche, letterarie e accademiche ma i risultati più soddisfacenti sono quelli delle commedie, soprattutto Il Campiello. Scritto nel 1755, Il Campiello è una commedia corale narrante i momenti delle azioni svolte quotidianamente dal popolo veneziano nella piazza della loro città. Nel 1759 Goldoni scrive l’opera Gl’innamorati che apre il periodo dove inizia ad approfondire la psicologia e le sue dinamiche che girano attorno all’amore ed i suoi momenti di non quiete. L’opera parla della gelosia che si frappone tra i due giovani protagonisti Eugenia e Fulgenzio in chiave comica ed in situazioni altrettanto umoristiche tipiche della commedia dell’arte, inoltre il testo mette in risalto attraverso i tratti dei protagonisti la società alquanto mediocre che in quel periodo.
I rusteghi (1760), -La casa nova- (1760), Le baruffe chiozzotte (1762), Sior Tòdero brontolon (1762), Una delle ultime sere di carnovale (1762) sono le commedie che Carlo Goldoni produsse ambientate a Venezia e nei suoi pressi.
I rusteghi opera scritta in lingua veneta rappresenta il “conflitto” tra 4 vecchi ostili al presente e alle nuove generazioni con le loro idee e un gruppo di giovani fanciulle che sentono il dovere di godersi la gioia e la felicità del presente rappresentato nell’opera dal carnevale
La casa nova commedia elegante dove emerge la stima e la simpatia di Goldoni verso i comuni cittadini attraverso Anzoletto, borghese in crisi economica che vive tra gli scontri violenti tra la sorella Meneghina e la moglie Cecilia.
Le baruffe chiozzotte in quest’opera è narrata la vita, gli amori, i problemi della quotidianità, gli scontri e le debolezze dei pescatori di Chioggia. L’opera è caratterizzata dall’uso del dialetto Chioggiano, dalle nostalgie e dal trionfo del popolo, e da un rilevante giro di pettegolezzi e baruffe tra donne.
Sior Tòdero brontolon è la commedia dove Goldoni narra la storia del Sior Todero, un vecchio arpagone che comanda e padroneggia tutto ciò che riguarda casa sua, che vuole far sposare la nipote con un allocco uomo appartenente ad una famiglia che il vecchio conosce bene e per la quale non dovrebbe pagare la dote ( la dote è l'insieme dei beni conferiti dalla famiglia della sposa, o dalla sposa stessa, al marito), l’unica in grado di cambiare il destino della povera ragazza è la nuora che la farebbe sposare con un ragazzo perbene. Quando il nonno scopre del piano della nuora fa di tutto per far valere il suo proposito che, grazie all’operosità delle donne, fortunatamente non verrà svolto.
Una delle ultime sere di carnovale nella casa adibita anche a laboratorio di stoffe del commerciante Zamaria si festeggia la fine del carnevale mangiando, ridendo, giocando e ballando in serenità fino a quando, il disegnatore di stoffe Anzoleto annuncia la sua partenza per la Moscovia con la ormai anziana ricamatrice di stoffe madame Gatteau, questo annuncio scatena la gelosia di Domenica (la figlia del proprietario del laboratorio) segretamente innamorata del disegnatore. L’ anima di Domenica si calmerà solo quando si mariterà con Anzoleto che avrà fatto sposare madame Gatteau con Zamaria.
Piazza San Marco ai tempi di Goldoni: la piazza dove si svolgono vari passaggi dell'opera -Il Campiello-.
Dipinto che rappresenta un passaggio di baruffe chiozzotte, una commedia di Goldoni.
Rappresentazione di una scena della commedia di Carlo Goldoni Sior Tòdero brontolon dove si possono identificare i protagonisti della vicenda.
La prima volta che si parla di commedia dell’arte è nel 1750 quando Goldoni scrive “Il teatro comico”, una commedia che parla di quegli attori che recitano appunto le commedie dell’arte usando maschere e improvvisando le parti e in cui per la prima volta ci sono attori professionisti e non dilettanti. La parola “arte” è usata da Goldoni con il significato di professione, mestiere: in questa forma di spettacolo gli attori facevano gli attori per lavoro.
A Venezia con le commedie nasce il teatro privato a pagamento.
Goldoni avrà il compito di riformare la commedia dell’arte e le modifiche che apporterà saranno fondamentali. La commedia goldoniana sarà subito apprezzata da tutti perché precisa e ad effetto. Alcuni suoi personaggi sono stereotipati ma la maggior parte hanno una propria personalità. Inoltre toglie il canovaccio, il modo in cui improvvisavano seguendo la linea principale della storia: dà dei copioni e ognuno deve imparare le battute a memoria. Infine toglie i filtri che evidenziavano i cattivi vizi e lo fece somigliare di più alla società reale (Verrà approfondita in "Riforma del teatro di Goldoni").
NOME: CARATTERISTICHE: PAESE:
Arlecchino Servo imbroglione. (Primo zanni)* Bergamo
Balanzone Serio e presuntuoso. Bologna
Brighella Servo furbo. (Secondo Zanni)* Bergamo
Colombina Servetta. Venezia
Pantalone Anziano mercante. Venezia
Pulcinella Servo malinconico. Napoli
*Lo zanni è la più antica maschera del servo. Il suo ruolo si sdoppia in primo zanni, furbo e maneggione e in secondo zanni sciocco e pasticcione.
Arlecchino
Il servitore di due padroni è una commedia di Carlo Goldoni del 1745, che viene anche ricordata con il titolo “Arlecchino servitore di due padroni”, perché il protagonista, Truffaldino, deriva appunto dalla celebre maschera.
La commedia comincia a casa dell’anziano mercante Pantalone de’ Bisognosi che sta assistendo alla promessa di matrimonio di sua figlia Clarice e Silvio. I due sono innamorati e questa promessa è potuta accadere solamente perché l’uomo a cui Clarice era destinata, Frederigo Rasponi, morì in una lite a causa di sua sorella Beatrice. Alla promessa ad assistere c’è Smeraldina, la serva di Clarice e Brighella, un locandiere che fa da testimone. In quella scena arriva Truffaldino che annuncia il suo padrone, proprio Frederigo che era andato a Venezia per incontrare quella che sarebbe dovuta essere la sua futura moglie. Colui che si presentò come Frederigo era in realtà sua sorella Beatrice travestita da uomo per cercare il suo amante Florindo Aretusi che era scappato a Venezia dopo aver ucciso il fratello della sua amante durante la famosa lite. Brighella riconosce la ragazza, però decide di stare al gioco. Nemmeno Truffaldino capisce che il suo padrone non era veramente il suo padrone.
Truffaldino combina sempre guai e dà la colpa ad un servitore inesistente che chiama Pasquale.
Quando Beatrice rincontra Florindo pensa che Pasquale sia il servitore di Florindo e lui pensa che sia quello della ragazza. Nel mentre quello che dovrebbe essere stato Frederigo Rasponi sta rovinando la vita di Clarice, Silvio e le loro famiglie.
La finzione del servitore Truffaldino arriva al culmine quando scambia il contenuto dei barili di Beatrice e Florindo. Quando i due chiesero al servitore perché avesse le cose del loro amante lui rispose che erano ereditate da dei padroni defunti che aveva avuto prima. Appena Truffaldino dice loro queste cose i due minacciano di suicidarsi pensando che i rispettivi amante siano morti. I due innamorati si trovano casualmente e si sposano, successivamente viene svelato l’inganno di Beatrice, quindi Silvio è Clarice si riappacificano anche con le famiglie e a Truffaldino viene concesso di sposarsi con la sua amata Smeraldina.
La riforma del teatro di Goldoni
Per riforma goldoniana del teatro si intende la serie di cambiamenti graduali che Goldoni applica agli schemi del teatro che si utilizzavano oramai da secoli dove gli attori pur di far divertire il pubblico utilizzavano forme di comicità volgari e approssimate. Goldoni si rende conto della crisi dopo la pubblicazione della commedia dell’arte, sin da subito vuole correggere i difetti dell’opera gradualmente, in modo tale da abituare a poco a poco il pubblico a qualcosa di moderno senza deluderlo.Iniziò col togliere il canovaccio, un accenno della scena che si doveva improvvisare, e mise il copione, l’insieme scritto di tutte le battute che si dovevano recitare. Proseguì col togliere l’improvvisazione delle scene e stabilì che ogni attore doveva imparare le sue battute della scena a memoria, visto che mise ad ogni personaggio un carattere ed un’identità ben precisa ognuna diversa dall’altra conforme al nuovo pubblico borghese. Come ultimo cambiamento Goldoni fece diventare il teatro un luogo dove si rappresentava la realtà sociale senza filtri evidenziano anche i cattivi vizi e modi della società dell’epoca per poi correggerli con l’educazione illuminista.
Il processo di riforma si chiuse con 16 commedie che scrisse in brevissimo tempo.
Teatro Sant'Angelo: il teatro dove Goldoni mise in pratica i primi cambiamenti dettati dalla sua riforma.
La critica goldoniana
I pregiudizi principali che hanno sempre pesato sulla critica goldoniana sono:
1.la natura estetica, si pensava infatti che l’autore teatrale non era degno di produrre vera letteratura, vennero negati per anni i valori poetici delle sue opere; il massimo relatore fu Benedetto Croce tra l’800 e l’inizio del ‘900.
2.la natura ideologica, Goldoni non veniva considerato un rivoluzionario ma bensì un moralista; questo pregiudizio verrà affermato da Francesco De Sanctis a cavallo tra il 1800 e inizio ‘900.
I motivi che Benedetto e Francesco individuarono per affermare la mente rivoluzionaria di Goldoni nell'ambito teatrale sono i seguenti:
-Con la narrazione in prima persona Goldoni fornisce al pubblico una chiave di lettura giusta e comprensibile per il popolo del tempo.
- il secondo è che i contemporanei, pubblico e critica, avvertono con più immediatezza gli aspetti realistici e rivoluzionari delle commedie goldoniane, vivendo all'interno di quella società che Goldoni andava rappresentando.
Però il massimo critico di Goldoni è Carlo Gozzi egli afferma :
"espose sul teatro tutte quelle verità che gli si parano dinanzi, ricopiate materialmente e trivialmente, e non imitate dalla natura, né coll'eleganza necessaria a uno scrittore";
"non seppe, o non volle, separare le verità che si devono da quelle che non si devono porre in vista sopra un teatro; ma si è regolato con quel solo principio, che la verità piace sempre";
Le commedie di Goldoni "odorano per lo più di pernicioso costume. La lascia e il vizio gareggiano in esse colla modestia e colla virtù, e bene spesso queste due ultime sono vinte da' primi";
"ha fatto sovente de' veri nobili lo specchio dell'iniquità e il ridicolo; e della vera plebe l'esempio della virtù e il serio in confronto, in parecchie delle sue commedie";
Goldoni ha realizzato una scaltra operazione di avvicinamento alla plebe: "io sospetto (e forse troppo maliziosamente) ch'egli abbia ciò fatto per guadagnarsi l'animo del minuto popolo, sempre sdegnoso col necessario giogo della subordinazione";
Quanto allo stile: "Moltissime delle sue commedie non sono che un ammasso di scene, le quali contengono delle verità, ma delle verità tanto vili, goffe e fangose, che quantunque abbiano divertito anche me medesimo, animate dagli attori, non seppi giammai accomodare nella mia mente che uno scrittore dovesse umiliarsi a ricopiarle nelle più basse pozzanghere del volgo, né come potesse aver l'ardire d'innalzarle alla decorazione d'un teatro, e soprattutto come potesse aver fronte di porre alle stampe per esemplari delle vere pidocchierie";
Un'ultima accusa riguarda il fatto che Goldoni ricavi da vivere dal suo stesso mestiere di autore teatrale.
Nel pieno ottocento, con Francesco De Sanctis si riconosce Goldoni la novità del realismo Francesco De Sanctis formula delle accuse di volgarità e mancanza di vera poesia.
In conclusione possiamo dire che la critica di De Sanctis sono:
1 si riconosce il valore realistico e quindi nuovo dell'opera di Goldoni
2 si formulano accuse di grossolanità e volgarità dello stile
3 il giudizio negativo è esteso a tutte le opere di Goldoni, nessuna esclusa
A questi giudizi si rifà Benedetto Croce che esprime giudizi netti e riduttivi per esempio dice:
1 non ha grandi capacità nell'osservazione degli uomini
2 non scrive la vera poesia.
La svolta degli studi goldoniani
All’inizio del Novecento ci fu una svolta nella critica goldoniana, con due autori, non molto famosi al giorno d’oggi: Luigi Falchi ed Ernesto Masi, che pubblicato studi su Goldoni. Questi studi non fecero breccia nella cultura dell'epoca, che era fortemente condizionata dalla critica desanctisiana e crociana. Gli studi del russo Givelegov ebbero ben altro impatto. Quest’ultimo studia con attenzione la maschera di Pantalone. Alla fine con il critico russo vengono messi nuovi punti nella critica goldoniana:
-riconoscimento dell'arte realistica del suo teatro
-riconoscimento di uno sguardo attento e profondo alla realtà sociale
-spessore ideologico di tutta riforma
-risultati poetici indiscussi
Benedetto Croce
Francesco De Sanctis
( Studenti.it, Wikipedia, Dialogo in rete, Grandi Storie Grandi Libri ((S. Brenna, D. Daccò)) )