Erasmo da Narni (1370-1443), detto il Gattamelata, nacque nel 1370 a Narni.
Il padre era un fornaio di Duesanti.
Costretto dalle sue condizioni economiche familiari, fece il suo esordio nella vita militare sotto il nobile di Assisi Ceccolo Broglia, prima di passare, con l’amico Brandolino Conte Brandolini, al servizio del condottiero Braccio da Montone.
Si pensa che le due ragioni per la quale gli venne attribuito il nome di Gattamelata furono per la sua dolcezza, furbizia e astuzia o dalla derivazione del cognome della madre, Gattelli.
Militò al servizio della Repubblica di Firenze, dello Stato Pontificio e della Repubblica di Venezia a cui rimase sempre fedele, e per questo la Serenissima Repubblica riconobbe i suoi meriti con onori e premi.
Si sposa nel 1410 con Giacoma Leonessa dalla quale ebbe tre figli: Giannantonio, Lucia e Polissena.
Partecipò poi a importanti operazioni militari tra cui la rivolta di Bologna e la grande campagna nella Lombardia in cui il Gattamelata attuò una tattica difensiva che gli permise di conquistare Verona.
La sua fama di uomo coraggioso iniziò a diffondersi dopo la battaglia dell’Aquila e dopo la sua fuga dalla prigione. Venne assoldato da papa Martino V per sedare i signorotti dell’Emilia, ma venne presto scomunicato dal papa per la sua relazione con la vedova di Braccio da Montone. Successivamente il Gattamelata conquistò con uno stratagemma prima il castello di Villafranca e poi di Castelfranco Emilia. Venne poi assoldato da Venezia insieme a Brandolino Brandolini e mandato a difendere Bologna dalle truppe di Niccolò Piccinino, a servizio dei Visconti di Milano.
Gattamelata Padova
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Nel 1436 il Gattamelata e Brandolino ottennero un contratto biennale da Venezia che cedette loro due contee sulle colline trevigiane, dove un anno dopo Brandolini si ritira nella fortezza di Castelbrando. Il Gattamelata si trova allora solo e inizia a collaborare con il marchese di Mantova Giovan Francesco Gonzaga contro Milano.
Attraversato l’Adda per raggiungere Milano, il Gattamelata si trovò di fronte ai nemici, probabilmente tradito da un Gonzaga in contatto con Milano. Questo ostacolo non lo scoraggiò, e con una parte dell’esercito fermò il Piccinino a Brescia mentre con l’altra parte andò verso nord, salì i monti della Val Sabbia e, dopo aver attraversato prima il Mincio e dopo l’ Adige, conquistò Verona. Questa grande impresa gli garantì il titolo di Capitano Generale delle forze venete e un palazzo a San Polo a Venezia.
Nel 1439 combatté vicino al Garda ottenendo vittorie e sconfitte, ma poi i Visconti, una volta attraversato l’Adige, conquistarono gran parte della pianura veronese. Alla fine però il Gattamelata, affiancato da Francesco Sforza, riuscì ad entrare trionfalmente a Verona. Mentre andava verso Brescia il Gattamelata venne colpito da un’emorragia cerebrale che lo costrinse al ricovero a Padova e dalla quale non si riprese più. Fece testamento e nominò il figlio Gianantonio erede universale ed espresse il desiderio di venire sepolto in una cappella della chiesa del Santo a Padova.
Si ritirò a Padova dove morì il 16 gennaio 1443, ora è sepolto nella basilica di Sant’Antonio.
Il principe romano Paolo Savelli era stato onorato per le sue imprese con un monumento funebre nella chiesa dei Frari a Venezia, e allo stesso modo anche Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, meritava un monumento ancora più grande che celebrasse le sue imprese. Ci pensò Donatello che realizzò una statua equestre in bronzo alta più di quattro metri davanti alla Basilica del Santo a Padova. Le spese per la statua vennero pagate da Venezia dato che il Gattamelata aveva largamente contribuito ad ampliarne i domini.
Noemi B, Roberto F, Francesco Z. 2C (a.s. 23/24), Francesco Miotto (PCTO, a.s. 23-24)