SPAZI APERTI - UN PAESAGGIO PER EXPO

Post date: Oct 12, 2011 9:28:14 AM

Uno studio, promosso da Fondazione Cariplo e realizzato dal Dipartimento Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, scatta la fotografica di quello che rimane ai margini di Milano, in una delle aree a maggior rischio di consumo di suolo. Dei 31500 ettari di territorio studiati, restano 11600 ettari di spazi aperti. In soli otto anni più di mille ettari di campi, prati e boschi sono stati persi.

Nella mostra aperta dal 24 settembre al 9 ottobre alla Triennale di Milano ha documentato il fatto con fotografie, tabelle e schemi. Alcuni sono riportati in basso.

Al convegno pubblico tenutosi il 7 ottobre si sono potute ascoltare le seguenti valutazioni:

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Del fatto che il suolo è dove avvengono le trasformazioni biochimiche e microbiologice non se ne parla mai; si parla del suolo per aspetti estetici e paseaggistici, su cui sono d'accordo, ma non dimentichiamoci di questa parte più rilevante. Sul suolo si mangia l'unico modo per produrre cibo, oltre al mare, è il suolo.

[...]

Voglio però richiamare un concetto che non compare quando si parla di suolo. Il concetto di irreversibilità della trasformazione. Tanti errori li possiamo correggere, magari durano qualche anno, pesano su una o due generazioni, nel caso di urbanizzazione del suolo questo errore non è più correggibile. La formazione di suolo è un processo storico che dura millenni, termodinamico possiamo dire, con condizioni non più riproducibili, il clima del futuro non sarà quello del passato, la vegetazione sul suolo in formazione non sarà quella futura.

Noi non potremo mai più ricostruire le condizioni che hanno permesso il processo che gli esperti chiamano di pedogenesi; è un processo storico. Quando distruggiamo il suolo, viene asportato quel metro di strato utile, frutto di questa pedogenesi storica. Questo metro viene tolto, in genere viene rivenduto per fare il giardino della villetta di qualcuno oppure l’aiuola all’interno di una rotonda, poi si gettano le fondamenta, si costruisce il manufatto. Solo in pochi determinati casi si può tornare indietro, asportando il cemento e mettendo in atto una pedogenesi accelerata, portando suolo buono da fuori.

Quel suolo è perso, perso per sempre, i nostri figli e nipoti potranno maledirci un giorno per non avere più la disponibilità di questo suolo. Nome e cognome di chi l’ha fatto, la catena di complicità che hanno causato questo danno enorme di bene comune che un giorno dovremo rendere esplicita, una responsabilità grave. Molti lo fanno inconsapevolmente, perché non hanno neanche la percezione di quanto stanno facendo altri ne sono ben consapevoli ma preferiscono i danè, subito e poi i problemi li lasciano al futuro. Questa irreversibilità deve essere tenuta in conto, perché in ogni trasformazione non è più possibile tornare indietro. Non è che l’amministrazione successiva di un comune possa dire “avete asfaltato troppo, adesso rimettiamo i campi di mais”. No, ci tiene l’asfalto, le eventuali macerie e si andrà a comprare il cibo fuori, lontano.

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Qui uno schema che indica in giallo i metri quadri a disposizione per abitante persi dal 1999 al 2007.

Qui sono indicate le aree agricole ancora produttive e in rosso quelle di nuova urbanizzazione.

Arese Valera piano integrato di intervento parco delle groane castanei perferi fornaro dorsale verde nord.

Qui sono indicate le aree di qualità elevata presenti nella zona.