NOME DELLA CITTA’: dal greco “adiaforìa”, indifferenza
Dopo aver attraversato quella strada sommersa da neve e gelo, varcai le mura di Adiafora: una perfetta allegoria dell’indifferenza e della freddezza umana. Recinti e gabbie sono i protagonisti indiscussi. Gabbie “invisibili” circondano gli igloo di ghiaccio e titanio e impediscono agli altri di entrare nella dimora a meno che non si tratti di ospiti desiderati. La cosa che più mi ha stupito? Qualsiasi oggetto, che sia una scatola, una pentola, una sedia, qualsiasi oggetto ripeto, era circondato da fil di ferro. Percorrendo le vie della città notai che tutti i pomelli di tutte le porte erano stati rimpiazzati da maschere spaventosamente accoglienti. La gente sembrava solidale, gentile e disponibile. Ma scavando nel profondo potrei affermare che nell’aria si respirava solo avarizia, diffidenza, possessività. Adiafora è la città fredda, la città in cui o indossi una maschera, o scegli di fuggire da quel clima pesante, ipocrita e soffocante. Come in un deja - vu mi è sembrato di ri-conoscere la stessa patina ipocrita di una città di nome MASKA. L'avrò realmente percorsa o anche questo è un abbaglio della mia fantasia?
Ormai facevo parte di quel meccanismo cieco e crudele: quella maledetta gabbia mi stava soffocando.