SAMUEL CAPIZZI - 5^B 17-18ALESSIO MORELLI - 5^B 17-18TOMMASO CICCARONE

Dialogo 2 - Il Risveglio


Il Gran Khan nei suoi pensieri, giunse alla cima più alta della città e tutto gli parve un deja-vu

L’incubo di Kublai Khan fu lungo e frammentato. Il suo percorso immaginario lo portò a comprendere una importante verità da raccontare a Marco al suo risveglio.

KHAN: “Spero le mie ancelle ti abbiano curato a dovere, Marco”

MARCO: “Si, sono ore ormai che ho ricevuto le cure e ho passato il resto del tempo a vederti dormire. Ti sei agitato molto, mio Signore, anche se mi è sembrato vederti sorridere mentre le lacrime ti rigavano il viso”

KHAN: “Non dire a nessuno ciò che hai visto. E ciò che hai visto è nulla rispetto a ciò che ho sognato. Ora sono confuso perché non so nemmeno se ho sognato oppure ho ricordato luoghi forse conosciuti in tempi ormai antichi. Siediti: provo a raccontarti”

Il Gran Khan si siede sul suo cuscino di velluto e grattandosi meccanicamente il dito indice, arrossato da una puntura di insetto, così comincia:

“Mi sembra di aver vissuto un incubo, o comunque un sogno assurdo: Ho viaggiato per Kerotoia, una città abissale sviluppata in altezza. La seconda città del mio percorso dopo Pearl: sono poi passato per Clepsidrea, città del tempo, per Kaori, città della fragranza, e per Aleta, città dello svelamento e della verità. Da ognuna di queste ho imparato una lezione importante che mi fa sentire stranamente lucido nonostante il prevalente senso di confusione. Sono arrivato ad Innedda, l’ultimo distretto di Aleta, in cui tutti i desideri e le passioni del genere umano vengono realizzate sotto forma di strutture architettoniche. Da lì ho notato un precipizio al confine della città da cui si intravede, tra nubi e nebbia, una città familiare; quella città era Pearl. Capisci? Ho viaggiato in avanti per ritrovarmi indietro!”

Il Khan voleva a tutti i costi sapere come quell’ incubo continuasse. Ripercorse Innedda, l’ultima città visitata. Nei suoi pensieri, giunse alla cima più alta della città e tutto gli parve un déjà-vu: la visione di Pearl da Inedda gli fece capire che quell’incubo era un viaggio che aveva già percorso.

Quello che Kublai Khan aveva affrontato fu un viaggio ciclico di cui, precedentemente, non si accorse. È stato un viaggio improntato alla ricerca della realizzazione dei propri desideri e delle proprie passioni, che però sembra abbiano portato alla corruzione interiore del genere umano. Di questo percorso si può ignorare l’esistenza, tanto da poterla percorrere più volte inconsapevolmente. Ma una volta arrivati alla consapevolezza, ci sono due possibili scelte: ritornare a percorrere quel cammino di distruzione o cercare di cambiare qualcosa.

KHAN: “Ti vedo perplesso, Marco; hai il volto segnato dallo spavento”

MARCO: “Mio Signore, ciò che vedi è il riflesso del tuo stesso volto! Io sono partito da diversi anni: mi hai mandato tu alla ricerca di città di cui hai sentito solo parlare e sono ancora in viaggio. Sono intrappolato in questo viaggio abitando, dormendo e parlando da solo in una gondola!”

MARCO: “permettimi una domanda…”

KHAN: “spara!...”

MARCO: “ Ma cosa è per te la perfezione?”

KHAN, in modo allucinato ma deciso davanti al suo specchio:

“Illusione, becera illusione di vita che tende a un qualcosa di irraggiungibile, ed è proprio quando questa illusione si eleva ai suoi massimi livelli che si risprofonda nel rude, nel freddo, e nel basso. Se vuoi dire che le illusioni invecchiando siano come il vino, non è così; se vuoi dire che diventano aceto, è così...E Cosa si può fare per evitarlo?

Semplicemente vivere.”