Nome della città: Maska (dal greco μάσκα, “maschera”)
In naturale prosecuzione con l'atmosfera di Winona mi sono ritrovato in una cornice non meno assurda, e comunque in coerenza con il naturale collegamento rispetto alla città di Nyx, dalla quale mi ero allontanato dalla biforcazione che conduceva a Kaori. Non immaginavo di ritrovarmi in prossimità di proprio di Nyx: credevo infatti che l'approdo a Winona fosse il risultato di un percorso incalcolabile e irripetibile.
Maska è una città effimera, perché composta interamente da set cinematografici, i quali vengono sostituiti e scambiati quasi ogni giorno, quindi dove ora vedi un bar, domani potrebbe esserci una casa o altro. I cittadini di Maska invece sono individui comuni, ordinari, eccetto per un particolare, tutti imitano in tutto e per tutto il personaggio cinematografico che gli è stato assegnato. Prendendo un taxi, per esempio, potresti trovare davanti a te una copia esatta Travis Bickle (Taxi Driver) o camminando per strada potresti imbatterti in un litigio tra le copie dei fratelli Vega (Vic “le iene” e Vincent “pulp fiction”). Questo continuo imitare porta i cittadini ad una perdita della propria identità e ad un continuo dissidio interno tra la persona ed il personaggio, ciò causa nella maggior parte dei cittadini una sorta di malessere interiore che li corrode lentamente dall’interno.
Maska è schizofrenica. Il senso della realtà è iscritto in una vita da copione: parole, silenzi, gesti, atteggiamenti, posture all’interno di piazze e edifici in cartongesso e all’interno stesso della vita e case private, prima di colazione, ci si mette davanti allo specchio a ripetere ad alta voce la giornata che sta per iniziare; le persone che si stanno per incontrare; gli imprevisti già scritti e le reazioni già impartite. Si vive a braccio solo nelle pause-pranzo e durante il sonno. Ma anche sotto le coperte si sogna di uscire dal proprio personaggio per infilarsi in un nuovo carattere. A Maska mi hanno riconosciuto come Marco Polo, quello dello sceneggiato andato in tv e non sono riuscito a chiedere indicazioni per la ambasciata di Venezia perché circondato da paparazzi e costretto a firmare autografi. A Maska non si è più sicuri di essere ciò che si è, e nemmeno ciò che si vuole apparire.