NOME DELLA CITTA’: “dalla cenere” (si chiama così perché si pensa che l’origine della città sia collocabile nelle profondità di uno dei crateri di kerotoia)
Giunsi a Ceneride scivolando dai sotterranei in cui mi ero imbattuto percorrendo l’arcipelago emotivo e complicato di Kerotoia. E’stata una sorpresa scoprire che alle porte di questa città sommersa, nella grande grotta rifornita di ossigeno da areatori e condotte d’aria, vi fossero distributori automatici di bocchettoni d’ossigeno e tute termoprotettive da utilizzare entrando nella città.
Se, o grande Khan, ti stai chiedendo come funzioni la vita in quella che può assomigliare alla sua normale quotidianità, cerco di farti immaginare anche in questo caso una varietà di facce e spazi non tutti sommersi d’acqua. Le piazze e le strade sono sottomarine e bisogna necessariamente procurarsi gli strumenti distribuiti all’ingresso della grotta.
Non ci sono veicoli di nessun genere e puoi vedere solo persone muoversi cullate dalle correnti sottomarine trasportate dalla lentezza e assenza di gravità. Ho appreso che con passare il tempo in acqua si ricostituisce il rapporto con l’altro, perché costringe ad una comunicazione silenziosa, come spesso succede fra me e te galleggiando nel fumo delle nostre pipe: vivere la città in queste condizioni può far scaturire pensieri e sensazioni che da soli non sarebbero nati, ma senza l'intrusione di menti esterne nella nostra.
Il movimento in acqua è rallentato: le città sommerse sono un modo per riscoprire la lentezza che il progresso ci ha tolto.
Tuttavia le abitazioni sono incapsulate in campane di vetro trasparente in termoequilibrio con l’ambiente esterno: case, uffici, bar, teatri, arene e circhi ospitano la serenità scandita da un tempo lento, solenne e non sprecato dall’alienazione frenetica della nostra vita di superficie. Questo è il motivo per cui a Ceneride non c’è una popolazione numerosa: la carta di cittadinanza ha come requisito l’assenza di ansia e competitività, certificata da test psicoattitudinali somministrati dall’Ufficio Anagrafe subacqueo. Molti hanno provato a rifugiarsi qui dalla superficie alle solenni profondità di questo paradiso silenzioso ma sono impazziti all’idea di potersi prendere cura della propria anima in tempi lenti e troppo tranquilli. Da viaggiatore ho rischiato io stesso di essere contagiato da questa alterazione del tempo interiore e abissale, patologia che ha condotto molti abitanti a trasferirsi e fondare una città-Quarantena da cui non sono mai più usciti: Klepsidrea è questa città dai tempi relativi.