NOME DELLA CITTA’: acrostico/fusione delle tre note Fa Si Re
Arrivare a Fasire è, dopo aver attraversato foreste e costeggiato spiagge, come vivere un deja-vu nel quale non sono gli odori né i ricordi, né percezioni visibili a procurarti questo senso di già vissuto. Fasire non ha indicazioni stradali quindi nessuna segnaletica mi annunciava che fosse una città dalle caratteristiche non comuni. Ci si arriva catturati da suoni in lontananza, diversi fra loro e che armoniosamente fusi producono per il visitatore un canto di sirene che non si può rifiutare. Qui si vive attraverso l’udito e la musica richiama la memoria. Il primo ricordo – pensiero che mi ha posto di fronte il mio deja-vu è la città di Melopea. Quella città fantasma era disabitata perché i suoi cittadini si sono trasferiti qui da un paio di generazioni. Interrogando la gente che incontravo, mi è stato spiegato che tempo addietro Melopea era piombata nella tristezza: l’isolamento della foresta e la pesantezza dell’anima formavano nuove generazioni all’insegna di preoccupazioni che avevano cominciato a disabituare alla leggerezza ed equilibrio mente-cuore. I governatori della città decretarono dunque un esodo che aveva lo scopo di rifondare la città per salvare le nuove generazioni dalla pesantezza e perché una città non è il suo luogo ma il suo popolo. Bisognava ricominciare di nuovo e un giorno, non si sa quando, Melopea sarebbe stata ripopolata da frutti maturi di anime musicali, perché la musica è alla base della formazione dell’antico e del nuovo popolo di Fasire. Ri-comincire dall’ABC in musica sarebbe FA-SI-RE.
Una città danzante, una città dove tutti cantano, una città dominata dalla musica :
Fasìre è una città dalle mille note colorate, dove passeggiando per la città sei costantemente accompagnato/a dalla musica
“La musica ci aiuta a migliorare le nostre giornate, e una città piena di musica può farci vivere meglio” c’è scritto sull’arco di ingresso alla città e sui muri laterali “Il futuro tornerà ad essere quello di una volta”. Fasìre è una città dove la gente balla , la gente canta, mentre lavora, mentre fa shopping nei centri commerciali.. I cittadini cantano, suonano e ballano costantemente. Tutti gli abitanti, negozianti, diventano cantanti, attori e ballerini di uno spettacolo che ha come scenario proprio la loro città. Musei di musica, teatri sempre pieni, ponti della musica. Nei giorni di festa si celebrano gli dei Apollo e Dioniso, Pitagora, i santi Wagner e Nietzsche; Bob Marley e i Doors; Beatles e Rolling Stones; via Beethoven conduce a Largo San Mozart; vicolo Brian May è una traversa di Viale Eddie Van Hallen. L’architettura richiama la struttura del pentagramma, le strade le tastiere, le tende e finestre riproducono fisarmoniche che aprendosi e chiudendosi annunciano risveglio e riposo. Come nelle feste dionisiache la città si ferma per 4 giorni allestendo festival e rassegne musicali tra generi diversi: Jazz, Metal, Operistica, Pop, Rap, classica, sacra. A Fasire anche i silenzi sono sinfonici e quando cala la notte, il rintocco della campana annuncia una melodia nuova 30 volte al mese: quando arrivai a Fasire, prima di chiudere gli occhi per un nuovo risveglio e rimettermi in cammino, dalla playlist votata democraticamente dal popolo di Fasire, mi addormentai sulle note di Purple Rain di Prince e il rintocco della sveglia mi annunciò il buongiorno con Una città per cantare di un mio conterraneo, anche se non di Venezia, un tale Ron.