Una vera e propria lezione di cittadinanza attiva quella a cui abbiamo avuto il privilegio di assistere sabato 17 febbraio 2024, tenuta dal prof. Marco Omizzolo e inserita all’interno del progetto PCTO Biblioteca, nella specifica sezione del progetto che riguarda gli Incontri con gli Autori.
- Ma, chi è Marco Omizzolo?
Sociologo e ricercatore Eurispes, docente di Sociopolitologia delle migrazioni presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, Marco Omizzolo è noto, sul territorio nazionale e internazionale, per il suo infaticabile impegno a difesa degli ultimi della fila, uomini e donne, italiani e stranieri, migranti e non, con la schiena piegata, privati di diritti fondamentali in un mondo di padroni, padrini e caporali.
Il professore-sociologo lavora su mafie, sfruttamento, tratta internazionale, caporalato e schiavitù contemporanee.
Nel 2019 è stato nominato, dal Presidente Sergio Mattarella, Cavaliere della Repubblica per meriti di ricerca e impegno contro lo sfruttamento lavorativo.
Da oltre venti anni, infatti, in un percorso continuo di ricerca-azione, egli è a fianco della comunità indiana sikh pontina, in un processo di formazione, emancipazione, rivendicazione di diritti e libertà fondamentali, per riuscire a trovare insieme a loro un varco, quella maglia rotta nella rete di connubi malavitosi tra Istituzioni, Politica, Imprenditoria corrotta e corruttibile di fronte ai lustrini delle agromafie.
Giornalista, scrittore, saggista ha pubblicato numerosi lavori editoriali:
Sotto padrone (Fondazione Feltrinelli 2019), Essere migranti in Italia: per una sociologia dell’accoglienza (Meltemi Editore), La Quinta Mafia (RadiciFuture 2021), Per motivi di giustizia (People 2022), Libere per tutte (Feltrinelli 2022); ha inoltre curato per Infinito Edizioni, in collaborazione con Tempi Moderni, la miscellanea dal titolo Articolo 1. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro sfruttato; insieme a Roberto Lessio, giornalista d’inchiesta della provincia di Latina, che si occupa in particolare di questioni legate alla sostenibilità, intesa sia in senso ambientale che sociale, ha scritto Laboratorio criminale, edito da People lo scorso maggio 2023.
Proprio quest’ultimo suo lavoro è stato il fulcro dell’incontro, dal titolo evocativo: “Dalle piaghe deleterie del laboratorio criminale … alle pieghe costruttive del Laboratorio della democrazia”.
“Laboratorio criminale” è la storia della mafia di origine Rom, radicatasi nell’area romana e pontina grazie alla dinastia dei Casamonica-Di Silvio, e del laboratorio criminale che l’ha generata, con la complicità di una politica che ha aperto le sue porte girevoli a uomini del clan, favorendone le imprese criminali, gli interessi e le carriere politiche. Nata da una famiglia originaria della provincia di Isernia poi trasferitasi nel quartiere Tuscolano a Roma, questa organizzazione mafiosa si è diffusa senza incontrare ostacoli, coperta da una grave sottovalutazione da parte delle istituzioni e della cittadinanza. Attraverso questo strano laboratorio sociale, il clan mafioso ha già eletto un proprio rappresentante nel Parlamento italiano, mentre l’esperimento criminale in corso prevede una costante crescita del consenso, lo stato di subordinazione e omertà della popolazione e l’accondiscendenza di parte della politica. Con poche eccezioni.
Con dovizia di particolari, il prof. Omizzolo ha illustrato in che cosa consiste questo “laboratorio”, come è strutturato, come si dipana, quali ne sono le dinamiche e gli sviluppi.
Si tratta di una “scrittura a quattro mani”. Due anime – quella dell’esperto di tematiche ambientali e quella del sociologo attento a processi sistematici di sfruttamento del lavoro, discriminazione, emarginazione – unite dalla medesima attenzione per l’altro (migrante, straniero, italiano), che va difeso, tutelato, accompagnato in un processo, innanzitutto, di conoscenza, quindi, di riscatto e emancipazione, in nome della libertà, della giustizia, della legalità.
Due anime che si coniugano mirabilmente, animate come sono dagli stessi valori, ideali, principi.
Partendo da figure esemplari quali Peppino Impastato, Mario Francese, Giancarlo Siani, il prof. Omizzolo ha parlato del giornalismo d’inchiesta, parte integrante di questo suo lavoro. Praticato da anni di lettura oculata della realtà circostante e non solo, da anni di studio, indagine, ricerca, ricostruzione meticolosa della storia locale, inserita nel proscenio della storia nazionale e internazionale, attraverso un’approfondita critica delle fonti, confluisce in quest’opera in maniera considerevole: dati concreti, fatti, eventi, resoconti, verbali, report e dossier non si configurano come freddi ingredienti di un racconto asettico. Tutt’altro, le carte diventano anime di un racconto caldo, vivido, appassionato e appassionante, che spinge il lettore a lasciarsi accompagnare nell’esplorazione di un mondo – quello criminale – troppo spesso sottovalutato, sottaciuto, adombrato da interessi di natura politica, economica. Tutt’altro che una “quasi insignificante criminalità o mafia minore che ha attecchito solo nella Capitale, nel litorale romano e nell’Agro Pontino”.
Quella di “Laboratorio criminale” è una scrittura fluida, ma, al contempo, “impegnata”, nel senso di frutto dell’impegno dell’intellettuale philosophe, che vuole rispondere ai problemi del tempo reo attraverso la propria opera intellettuale.
“Laboratorio criminale” si concilia perfettamente con altre opere dell’Autore, in particolare con “La Quinta Mafia”, per stretta affinità tematica, ma anche con “Per motivi di giustizia” o “Sotto padrone”, in cui il tema Mafia si declina in Agromafia/Agromafie, intersecato ad altri temi-chiave da lui rilevati, vissuti (direttamente e indirettamente), affrontati, denunciati, quali sfruttamento del lavoro, privazione di diritti, soprusi e violenza – in varie forme: fisica, psicologica, sessuale – e ingiustizia.
L’educazione è il primo e più prezioso investimento di una comunità aperta al futuro. In particolare, l’educazione alla legalità è attualmente uno tra gli obiettivi più importanti che si pone la scuola come istituzione.
Come dichiarò il Presidente Mattarella in occasione della cerimonia d’apertura dell’anno scolastico 2020-2021 a Vo’ Euganeo, “La scuola serve anche a questo: a formare cittadini consapevoli, a sconfiggere l’ignoranza con la conoscenza, a frenare le paure con la cultura, a condividere le responsabilità. La scuola, la cultura, il confronto continuo sono anche antidoti al virus della violenza e dell’intolleranza. La scuola è davvero un cammino di libertà, verso la conoscenza, verso la piena cittadinanza”.
Ebbene, in questo cammino di libertà, verso la conoscenza, verso la piena cittadinanza può avere certamente un ruolo fondamentale la lettura ragionata, analitica, approfondita di “Laboratorio criminale”, con la possibilità di inserirlo come segmento all’interno del curricolo di Educazione civica nelle nostre classi, nelle nostre Scuole, per diventare “Laboratorio di democrazia, Giustizia, Bellezza etica”.
Giusy Rosato
Febbraio 2024