Tommaso Ricca, 5CL
IL LICEO MANIN INCONTRA LUCILLA GRANATA
Ricordando Antonio Marenzi
Il Liceo Manin ha ospitato, all’interno del percorso PCTO legato all’attività della Biblioteca d’Istituto, la giornalista Lucilla Granata, che ha condiviso con gli alunni del Liceo l’Odissea del cremonese Antonio Marenzi.
Aveva sedici anni, Antonio, “il ragazzo che amava le navi”, quando, l’8 settembre del 1943, la sua vita fu stravolta: fu catturato, insieme con gli altri giovani allievi della Scuola di marina di Pola, e portato in Germania, a lavorare per il Reich. Un’accusa di sabotaggio fu la causa del suo trasferimento nel campo di concentramento di Hagerwelle, un campo “fantasma”.
“Rientrato in Italia, Antonio Marenzi dovette iniziare un’estenuante battaglia legale per il riconoscimento dell’esistenza di quel campo di lavoro. Infatti, Hagerwelle era stato raso al suolo dai sovietici nel febbraio del 1945, sulle cartine ufficiali non vi era traccia di esso e dei circa mille prigionieri là detenuti ne erano sopravvissuti solo dieci”.
Alessandro Ballotta, 5AC
“La vita nel campo era estremamente dura, i trattamenti crudeli, solo i più forti resistevano. E per farlo i prigionieri cercavano di non instaurare profondi legami con gli altri internati, proprio per evitare di affezionarsi a qualcuno che avrebbe potuto presto morire, e per non acuire così il dolore causato dalla mancanza delle famiglie. Proprio la speranza di rivedere la sua, di famiglia, rappresentava per Antonio l’unica consolazione e forza per andare avanti. [...]
L’incontro è stato davvero interessante, commovente, ha aperto a profonde riflessioni su noi stessi, sulla storia che ci ha preceduto e sulla storia che possiamo e dobbiamo costruire noi giovani oggi, facendo tesoro delle vicende di Antonio, del suo animo buono e pronto al perdono: “l’odio finisca sulla sponda del fiume Oder”.
Elena Mignoni, 3BC
“In una fase storica in cui la memoria sta divenendo progressivamente indiretta e l’emozione affidata sempre più a voci scomparse (come quella di Antonio che ci ha da poco lasciati, dopo una vita passata a raccontare le sue tragiche vicende ai giovani delle scuole), si teme l’indifferenza e, peggio, l’oblio. [...]
La sfida è tutta nostra da cogliere: una generazione se ne va non per occupare libri di storia ma per smuovere le coscienze: che un’umanità matura, un’umanità, finalmente, autenticamente umana, diventi realtà.”
Nicolas Salvati, 5CL